22 giugno a Reggio Calabria, i servizi pubblici in piazza

21 Giugno 2019

La Fp a #FuturoAlLavoro, ecco le ragioni

Il Paese va male e il Mezzogiorno ancora peggio. Alla vigilia della manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil ‘#FuturoAlLavoro – Ripartiamo dal Sud per unire il Paese’, in programma sabato 22 giugno a Reggio Calabria, le nuove previsioni dell’Istat – insieme alle implementazioni dello Svimez – rafforzano le ragioni della mobilitazione unitaria per rivendicare una seria politica industriale, investimenti e il rilancio del Mezzogiorno.

I dati dell’Istituto statistico contenuti nel rapporto annuale illustrato dal presidente Blangiardo giovedì in Parlamento disegnano un quadro drammatico in termini di ricchezza prodotta, con un Pil previsto a fine anno vicino allo zero. Non solo, come ha rilevato la Cgil a commento dei dati, il rapporto scatta “una fotografia impietosa di un’Italia ferma per crescita economica, occupazionale e demografica”.

Ancora una volta è il Sud a segnare il passo. “Vediamo un rischio di recessione nel Mezzogiorno già nella prima metà del 2019 – hanno commentato dallo Svimez -. Con riferimento alla dinamica economica nella seconda parte del 2018 nel Sud l’andamento è stato peggiore rispetto al Centro-Nord e anche la dinamica occupazionale è stata negativa. Il primo trimestre 2019 è in contrazione, facendo così contare il terzo trimestre consecutivo di calo degli occupati”. Una ‘recessione tecnica occupazionale’, la definiscono allo Svimez, che si trascinerà dietro anche un Pil negativo.

Mezzogiorno, l’occupazione nei servizi pubblici.

La dinamica dei servizi pubblici nel Mezzogiorno segna il passo. La stessa Svimez, nel suo rapporto annuale dedicato al Sud, dedica un passaggio al settore pubblico, partendo dallo smentire la “tesi ricorrente che gli occupati nel settore pubblico siano quasi tutti concentrati al Sud”. Al contrario, si legge nel rapporto, emerge, dati alla mano, che nel Mezzogiorno sono, invece, calati in modo significativo i dipendenti a tempo indeterminato nella PA: sono oltre 25mila (-5,8%) in meno nel periodo 2011-2015. Aumentano, invece, quelli a tempo determinato, oltre 4mila (+11,2%). Nel 2015 i valori più elevati di dipendenti pubblici per 100 abitanti si sono registrati nel Centro e nel Nord-est, rispettivamente con il 5% e il 4,9%. Il Nord-Ovest fa registrare il valore più basso (4,1%), mentre il Mezzogiorno si colloca in una posizione intermedia con 4,7% dipendenti pubblici ogni 100 abitanti.

Ripartiamo dal Sud per unire il Paese.

Sabato 22 giugno manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil a Reggio Calabria alla presenza dei segretari generali, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, per rivendicare una seria politica industriale, investimenti e il rilancio del Mezzogiorno. ‘#FuturoAlLavoro – Ripartiamo dal Sud per unire il Paese’, queste le parole di una manifestazione che vedrà il corteo partire da piazza De Nava alle ore 9.30 per raggiungere Piazza Duomo dove, dalle ore 11, prenderanno la parola i segretari generali. (Leggi la piattaforma unitaria)

I servizi pubblici del Mezzogiorno in piazza.

Abbiamo chiesto alle nostre categorie del Mezzogiorno, le ragioni della presenza dei servizi pubblici in piazza sabato a Reggio Calabria. Partendo dalla ‘padrona di casa’, Alessandra Baldari, segretaria generale della Fp Cgil Calabria. Tante le ragioni, una in particolare: la Sanità, per altro a pochi giorni dall’approvazione del decreto Calabria. Il rischio concreto, osserva la dirigente sindacale, è la chiusura di molte unità operative in Calabria, con la prospettiva nera di una vera e propria paralisi. Altra nota dolente è quella dei precari degli enti locali. “Abbiamo bisogno di stabilizzarli, dal momento che è previsto un numero molto elevato di pensionamento con Quota 100 – spiega Baldari -. Stesso discorso vale per la Giustizia, dove il carico di lavoro è particolarmente gravoso, considerata la forte presenza di criminalità organizzata sul tessuto socio economico. È necessario ripristinare percorsi di legalità nella Pubblica Amministrazione, a partire dalle aziende sanitarie, per finire con le istituzioni locali”.

C’è bisogno di politiche per il Mezzogiorno, osserva il segretario generale della Fp Cgil Puglia, Biagio D’Alberto: “Le Regioni del Sud sono quelle fortemente penalizzate dalle scelte fatte nelle politiche di sviluppo. Non si considera la possibilità di accorciare le distanze con le aree del Paese maggiormente sviluppate. Noi vorremmo che un Sud centrale nella ripresa dello sviluppo, non solo del Sud stesso, ma del Paese intero”. Per rispondere alla grande domanda di cambiamento del Mezzogiorno occorre investire sui servizi pubblici, aggiunge Giuliana Scarano, segretaria generale Fp Cgil Basilicata: “Affinché – afferma – la scuola, la sanità, i servizi siano motore di sviluppo e garanzia di diritti universali, occorre una nuova stagione di investimenti”.

Un’urgenza mette d’accordo tutti, il potenziamento dei servizi. Come? “Attraverso le assunzioni, ancora più importanti per le regioni del Mezzogiorno dove il disagio sociale e la povertà sono oltre la media nazionale e dove, per paradosso, ci sono i superticket in sanità”, spiega Alfredo Garzi, segretario generale della Fp Cgil Campania, nel sottolineare, anche lui, gli effetti sui servizi pubblici di Quota 100 e di un’età media dei dipendenti molto elevata che produrrà una desertificazione occupazionale.

Non cambia la situazione in Sicilia, con Gaetano Agliozzo, segretario generale della Fp Cgil regionale, che dice: “Qui non si riescono a garantire nemmeno i servizi essenziali”. Tra le tante questioni che investono l’isola, una in particolare: il tema del sistema dei rifiuti: “Non si riesce a definire – afferma – una legge che dia input ai sindaci per avviare un piano di raccolta differenziata”. Caso di scuola, invece, in termini di servizi al collasso, la vicenda dei medici militari chiamati a coprire le carenze di organico in Molise, per evitare la chiusura di reparti, ricorda Paola Puglielli, segretaria generale della Fp Cgil Abruzzo Molise. Fatto emblematico di una situazione critica che investe l’intero Mezzogiorno ma qui, in particolare, vicina al punto di non ritorno.

Infine, Sardegna in linea: quasi come a fare dello stato dei servizi il collante del Mezzogiorno. Preoccupa l’autonomia differenziata che, in attesa di variazioni, divide il paese, così come anche in questa regione il rischio è lo svuotamento dei presidi pubblici e l’azzeramento dei servizi. “Se si riducessero ulteriormente le risorse, se non si intervenisse al più presto, non saremmo più in condizione di garantire i servizi ai cittadini, in alcun modo”, dice Roberta Gessa, segretaria della Fp Cgil Sardegna.

Tante le ragioni – qui per ragioni di spazio ovviamente in sintesi – che porteranno le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici del Mezzogiorno in piazza sabato a Reggio Calabria. Serve interrompere questa progressiva discesa del Sud. Servono investimenti nel pubblico e nel privato che garantisce servizi pubblici (nel Mezzogiorno, ad esempio, come in tutto il paese continua la vertenza per il rinnovo del contratto della Sanità privata) per rilanciare la dignità e il valore di un territorio che ha tanto da offrire. Da Reggio Calabria per ripartire, dal Sud per #FuturoAlLavoro.

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