INPS: Si può osare di più

05 Luglio 2019

Finalmente il 3 luglio u.s. si è tenuto il primo incontro sulle progressioni verticali, dopo la disponibilità manifestata dal Presidente alla modifica della Det. Pres. n. 177/2018.
Si è trattato di un incontro interlocutorio, in cui abbiamo registrato alcuni primi segnali di apertura; ad esempio, l’Amministrazione, negando la banca dati, si è dichiarata disponibile alla nostra richiesta di circoscrivere l’ambito delle materie oggetto della prova precisando, materia per materia, quali saranno gli specifici argomenti.
Al netto delle dichiarazioni di intenti, rimandiamo all’esito del confronto sui singoli aspetti, una valutazione compiuta sulla “bontà” delle migliorie che saranno apportate alla determina. Seppur siamo consapevoli dell’urgenza di definire criteri e contingenti per le progressioni verticali – ricordiamo che la FP CGIL fu tra le non firmatarie del primissimo accordo del 2018, in quanto il Presidente Boeri non volle inserire il limite del 20% consentito dal Decreto Madia – non saremo disponibili a qualsiasi tipo di intesa, che non tenga in considerazione almeno tre aspetti:
– Individuazione di numero dei passaggi, sia da area A ad Area B che da Area B ad Area C, che si attesti al numero massimo consentito dalle norme vigenti, il che implica un aumento sostanzioso dei posti per il 2020;
– Approccio di riconoscimento della professionalità acquisita dai lavoratori che quotidianamente viene esercitata nelle sedi;
– Contestuale avvio della discussione sulla nostra proposta di revisione dei profili professionali.
Sappiamo che la discussione sulle progressioni verticali non risolve il problema dei tanti colleghi di area A e B che svolgono mansioni superiori. Per questo chiediamo, anzitutto, il sostegno dei vertici dell’Inps alla richiesta unitaria delle federazioni nazionali FP CGIL, CISL FP, UILPA e UILFPL – trasmessa tra gli altri al Presidente del Consiglio e alla Ministra della Pubblica Amministrazione – di aumentare la quota per le progressioni verticali dal 20% al 50% e di eliminare il termine temporale della vigenza della Madia, trasformandola in una previsione strutturale.
Siamo fermamente convinti che la soluzione non possa limitarsi soltanto a chi è in possesso del titolo di studio (diploma per il passaggio all’Area B e Laurea per il passaggio all’Area C). Pertanto, nelle more dei lavori presso l’Aran da parte della Commissione Paritetica per l’Ordinamento Professionale, riteniamo percorribile e non più rinviabile la strada da noi prospettata di una revisione dei profili professionali. Le riorganizzazioni attuate negli anni (forse anche troppe) e quella in atto costituiscono un’opportunità e determinano un’esigenza improrogabile di rendere aderenti e coerenti i profili esistenti rispetto al nuovo modello, organizzativo e di servizio. In pratica, se è vero come è vero che nell’istituto non esistono più attività attribuibili alle Aree A e B, i nuovi profili professionali dovranno tenerne conto e classificare il personale secondo gli adempimenti effettivamente svolti.
L’INPS è sempre stata all’avanguardia nella riscrittura dei processi organizzativi e produttivi della PA. Anche stavolta, ha la possibilità di farlo, dando il giusto riconoscimento ai propri lavoratori. Questo è il nostro obiettivo e questo abbiamo chiesto e chiediamo all’Amministrazione: è giunto il tempo che alle dichiarazioni di intenti si passi ai fatti.

 

FP CGIL                               FP CGIL
Antonella Trevisani                        Matteo Ariano

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