Ministero Difesa: Documento unitario audizione Commissione difesa

23 Luglio 2019

Audizione Commissione Difesa Senato Affare n 257

Stato e funzioni degli enti dell’area industriale della Difesa
Premessa:
Nel ringraziare per l’opportunità offertaci oggi di rappresentare direttamente il punto di vista del
personale civile della difesa, FP CGIL CISL FP e UIL PA ritengono necessario mettere in rilievo
quanto gli enti dell’area industriale della Difesa – Arsenali, Poli di Mantenimento, Centri Tecnici,
Enti dell’Agenzia Industria Difesa, ecc. – abbiano sempre avuto modo di condizionare positivamente,
sia dal punto di vista economico che sociale, i territori ove da decenni sono insediati e, al contempo,
evidenziare quanto le forti criticità che ora li attraversano riverberano i loro pesanti effetti non solo
sulla qualità e quantità delle attività prestate o, peggio, sull’occupazione sempre più ridotta, ma sulle
intere comunità locali, i cui rappresentanti istituzionali sono inquieti e in subbuglio e stanno
richiamando l’attenzione e la responsabilità della politica nazionale per sollecitare un piano di
sviluppo alternativo.
Analisi
Le audizioni dei Comandanti Logistici dell’Esercito e della Marina hanno illustrato, con dovizia di
numeri e particolari, le criticità degli enti e degli stabilimenti industriali, riassumibili in 2 macro
aree:
– Mancanza di investimenti in impianti e infrastrutture, con relativo decadimento di quelli
esistenti;
– Contrazione degli organici, associata ad elevata età degli attuali occupati, non più compatibile
con lo svolgimento di attività tecniche –manuali, e impossibilità di trasmettere conoscenze
uniche che andranno, così, drammaticamente perdute.
La conseguenza è che entro il 2024, data entro la quale produrrà i suoi effetti definitivi la legge
244/12 con la previsione, in chiave fortemente riduttiva, degli organici (nella fattispecie di
professionalità civili), si determinerà il crollo della capacità produttiva/operativa e la paralisi degli
enti dell’area industriale (e non solo) in assenza di provvedimenti correttivi.
Gli scenari descritti sono stati ampiamente anticipati dalle scriventi organizzazioni sindacali nel
corso degli anni alle varie responsabilità politiche del dicastero della difesa, eppure sin qui non hanno
mai trovato la dovuta e necessaria attenzione.
La valutazione della situazione degli enti dell’area industriale non può essere disgiunta da quanto
contenuto nel Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2019-2021, che ha
impietosamente fotografato la Funzione Difesa come di seguito riportata:
Totale generale 13.982,5

Se, inoltre, si ha poi riguardo all’E.F. 2011, i cui dati hanno indotto la politica ad approvare nel 2012
la legge 244, nel tentativo di raggiungere – entro il 2024 – la tripartizione ottimale di bilancio, con il
50% di spese per il personale ed il 25% rispettivamente all’esercizio e all’investimento, si osserva che
la spesa del personale è passata dal 65,60% al 74,1%.
E.F. 2011 IMPORTO % del totale Variazione
PERSONALE 9. 462,3 65,90 %
ESERCIZIO 1. 444,2 10,05 %
INVESTIMENTO 3. 453,7 24,05 %
Totale generale 14.360,20
Non rimane, dunque, che prendere obiettivamente atto che la legge di revisione dello strumento
militare n.244/2012 non ha raggiunto nessuno degli obiettivi per la quale è stata introdotta, tali da
giustificare la cancellazione di 10.000 posti di lavoro di dipendenti civili e la messa in ginocchio del
sistema industriale della difesa.
Peraltro, l’aumento di quasi un miliardo di euro, in termini assoluti di spesa per il personale, non è
ascrivibile a quella sostenuta per i dipendenti civili, ma unicamente a quella del personale militare
ottenuta attraverso il combinato disposto del rinnovo contrattuale prima, ovvero del «Recepimento
del provvedimento di concertazione per il personale non dirigente delle Forze armate», Decreto del
Presidente della Repubblica 40/2018, e del provvedimento di riordino dei ruoli e delle carriere poi,
recante «Disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze
armate», Decreto Legislativo 94/2017, oltre al consolidamento degli 80 euro del Bonus “Renzi”.
Provvedimenti che peraltro hanno ulteriormente acuito il forte divario di trattamento economico con
i dipendenti civili a parità di ruolo e mansioni, costituendo motivo di tensione, disagio e
demotivazione.
Il totale degli organici del personale civile, nel corso dell’anno 2019 sarà di 25.665, compresi circa
4.200 ex militari, transitati per motivi di salute. Dunque è alle porte il traguardo della “cura”
(riduzione a 20.000) applicata, però, solo al personale civile ma non troverà in vita il “paziente”
inteso come attività produttiva.
Anche gli Enti dell’Agenzia Industria Difesa soffrono dei medesimo malessere. In tal senso, di
particolare rilievo, come elemento di distonia, assume l’Atto di indirizzo 2020 allegato al Documento
Programmatico, in cui si richiede di “Continuare a perseguire la messa in efficienza del Comparto
al fine di raggiungere un elevato livello di sostenibilità, assicurare una maggiore continuità dei
flussi energetici … mediante l’incremento della produzione e dell’approvvigionamento da fonti
rinnovabili…”, quando solo 2 mesi fa è stata interrotta la produzione e chiusa la Centrale
Idroelettrica di Fontana Liri per mancanza di personale addetto alla manutenzione (denunciata
pubblicamente da queste rappresentanze sindacali nel silenzio assordante del vertice politico del
Ministero).
Il transito degli ex militari
Il transito continuo degli ex militari non più idonei sta alterando, aggravandolo, il quadro
complessivo della forza lavoro del Ministero della Difesa, in particolare negli enti dell’area
industriale.
Gli ex militari che transitano per motivi di salute non sono, infatti, pienamente impiegabili in
mansioni tecniche e manuali, ma solo in quelle logistiche/amministrative. Spesso, inoltre, vengono
destinati lontani dal luogo di residenza e dalle famiglie aggravando la propria condizione fisica e
psicologica. Quel che è certo, è che non possono essere coloro che ereditano le conoscenze
professionali dei lavoratori/operai più anziani. In effetti, la loro collocazione nelle tabelle organiche
degli enti, malgrado l’ambigua definizione fornita definisca la loro assegnazione come extra tabella,
è una concausa dell’attuale ridotta capacità operativa dell’area industriale.

Sintesi
La legge 244/12 e la progressiva riduzione dei dipendenti civili del Ministero della Difesa, sta
provocando la perdita del know how e il crollo delle attività tecniche dell’area industriale, senza
beneficio alcuno.
Nel documento programmatico pluriennale del Ministero della Difesa per il triennio 2019/21 si
prende atto che il Piano triennale di fabbisogno del personale civile non può che avvenire all’interno
della programmata riduzione a 20.000 unità. E, dunque, a fronte di un esodo continuo ulteriormente
condizionato dall’accesso alla c.d. quota “100”, nei prossimi tre anni potranno realizzarsi solo 561
assunzioni ordinarie e 294 straordinarie di cui, purtroppo, non si accorgerà pressoché nessuno, se si
considera che il reale fabbisogno del sistema industriale si attesta attorno alle 5000 unità.
Gli Enti dell’area industriale hanno necessità di mantenere la capacità operativa, conservando
attività ed indotto che non è conveniente esternalizzare, sia dal punto di vista economico che
strategico, ma non possono farlo perché manca la manodopera qualificata e non ci sono i lavoratori
cui affidarla, i quali non possono essere assunti per i vincoli imposti da una legge che ha ampiamente
dimostrato di non aver raggiunto nessuno degli obiettivi fissati.
Conclusioni e suggerimenti operativi
– Recepire le indicazioni dell’Atto di indirizzo 2020, PP3 personale civile, in cui si invita a
“valutare se sia ancora corrispondente al processo di riforma del modello di Difesa
l’obiettivo di n. 20.000 unità da conseguire entro il 2024, come disposto dalla legge 31 dic
2012, n 244”, prendendo atto che è necessario sospenderne gli effetti ed i vincoli e procedere
ad un programma straordinario di assunzioni di personale civile, in particolare di figure
tecniche (operai) negli Enti dell’area industriale;
– garantire a quelle potenziali giovani professionalità la necessaria formazione/istruzione
utilizzando le ex Scuole allievi operai – oggi centri per la formazione – di cui è dotata
l’amministrazione della difesa proprio in ognuno di quei centri tecnici e arsenali
praticamente a costo zero, considerato che parte della docenza dei corsi di formazione
professionale potrebbe essere affidata proprio ai lavoratori esperti e specializzati del settore,
tuttora impiegati in quelle realtà;
– Realizzare il massiccio transito degli ex militari nei ruoli civili anche presso altre pubbliche
amministrazioni, assecondando l’esigenza di avvicinarsi alle proprie famiglie conservando
l’assegno ad personam, così come previsto dalla legge 244/12, superandone le ambiguità
interpretative;
– Un piano adeguato di investimenti infrastrutturali nell’area industriale;
– Recuperare il divario economico, divenuto enorme e insostenibile e che continua a
rappresentare causa di divisione e demotivazione tra il personale civili e militare, in
particolare nell’area industriale, tra la retribuzione accessoria attribuita ai lavoratori civili
della Difesa e quella percepita a parità di mansioni, dai colleghi militari e da quelli impiegati
nelle altre amministrazioni dello stato.
Auspicando che il contributo offerto nell’occasione dalle scriventi oo.ss. possa essere valorizzato per
le decisioni che il Parlamento, il Governo e il Ministero coinvolto saranno chiamati ad assumere nei
prossimi anni per l’operatività della Difesa del Paese, salutiamo cordialmente.

 

Fp Cgil                                                       Cisl Fp                                                 Uil Pa
Francesco Quinti                  Massimo Ferri/Franco Volpi                     Sandro Colombi

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