ENAC: Comunicato sulle progressioni economiche

15 Gennaio 2020

Progressioni economiche. E’ arrivato il momento che tutto il personale
dell’ENAC attendeva ormai da qualche settimana. Tanta attesa però, per molti
si è rapidamente trasformata in sconcerto e delusione.

Le graduatorie delle progressioni orizzontali, appena pubblicate, hanno lasciato in molti una spiacevole
sensazione di ingiustizia e stupore. Si dirà che la delusione di chi resta fuori è una conseguenza
inevitabile di qualunque procedura selettiva. Questo è sicuramente vero e in fondo normale. Ciò
che però non è normale è che una procedura selettiva porti con sé tante recriminazioni, sospetti,
rabbia, accuse, frustrazione: un coacervo di sentimenti negativi che poco hanno a che fare con la
normale delusione che accompagna gli esclusi, e che trovano origine e spiegazione nella opacità,
inadeguatezza ed arbitrio dei criteri adottati.

Sarà inelegante dire “l’avevamo previsto”, ma è semplicemente la verità. E non è inelegante ricordare
la verità, soprattutto quando si è rimasti da soli a sostenerla. Purtroppo la CGIL l’aveva
previsto ed è per questo che scelse di non firmare l’accordo per la pubblicazione del Bando, o
meglio sarebbe dire per la pubblicazione di QUEL bando, un mix di criteri per noi squilibrati
quando non addirittura assurdi. E ora la nostra posizione speriamo risulti più chiara anche a chi
non l’aveva compresa all’inizio.

Ci abbiamo provato, con forza, a migliorare un testo che era già partito molto male e poi diventato
semplicemente inaccettabile: un bando la cui cifra caratterizzante era la mancanza di trasparenza;
in cui vi era un grossolano squilibrio nella definizione dei criteri che regolano anzianità e titoli; in cui
vi era un vistoso cedimento all’arbitrarietà della valutazione. Un testo dunque che, come ampiamente
provato con la graduatoria, avrebbe svilito il merito e la trasparenza e favorito l’elargizione
di “prebende ecclesiastiche”.
Registriamo alcuni fra gli aspetti più vistosi degli esiti della procedura. Uno riguarda una quota del
personale che, pur in graduatoria, non aveva avuto la progressione orizzontale nella precedente
tornata selettiva, e ne è stato nuovamente escluso: segno che non si sono mai avviati, per costoro,
percorsi di accrescimento e valorizzazione professionale, o dell’ostacolo insormontabile rappresentato
da “inimicizie” locali. E’ poi evidente il vantaggio che hanno avuto, su tutti, i titolari di posizioni
organizzative, fino alla “riserva” di fatto all’accesso alla posizione apicale della categoria funzionari.
Ed è probabile che alcune attività professionali siano state considerate più degne di altre di generare
punteggio: cosa in sé possibile, in termini della loro complessità e responsabilità, ma che andrebbe
discussa e conosciuta in anticipo, e discusse andrebbero le modalità con cui quelle attività sono
assegnate. Infine, si intravede una possibile penalizzazione (punizione?) dei colleghi in part‐time.
Una vicenda, insomma, cominciata sotto brutti auspici e continuata peggio, che lascia dietro di sé
disaffezione, disimpegno, e un clima di accuse, rancori e sospetti che rendono l’aria irrespirabile.
Quello che ora ci preme chiedere è che l’Amministrazione si affretti a pubblicare nel dettaglio le
modalità con cui sono stati attribuiti i punteggi di ognuno, certo non già per rimediare ad una situazione
ormai compromessa, ma quantomeno per impedire che questo scempio si trasformi in una
ondata di ricorsi e di richieste di accessi agli atti, paralizzando l’attività dell’ufficio del personale per
chissà quanto tempo e incattivendo ancora di più un clima già piuttosto teso.

Roma lì, 14 gennaio 2020

FP CGIL ENAC
M. Barberis

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