Alle iscritte e iscritti, lettera di Serena Sorrentino

01 Maggio 2020

Alle iscritte e agli iscritti della Funzione Pubblica Cgil

Care Compagne e Cari Compagni,
Molti di voi in questa giornata, come sempre, sono al Lavoro. Come lo sono stati, senza far mancare i servizi essenziali ai cittadini, in questi mesi drammatici a causa della pandemia.
Tante lavoratrici e tanti lavoratori dei Servizi Pubblici lavorano anche nella giornata in cui si celebra la Festa dei Lavoratori.
Ma quest’anno è diverso. Un primo maggio in pandemia non è una giornata festiva in cui capita “semplicemente” di essere in turno lavorativo. Come non lo è per quelle lavoratrici e per quei lavoratori che oggi avrebbero preso parte ai cortei, alle iniziative, per esprimere la loro militanza. Oggi non potranno farlo nelle piazze reali ma solo in quelle virtuali.
Sono passati mesi nei quali tante e tanti hanno rischiato la salute, la vita stessa, sacrificato gli affetti per esserci per tutte le cittadine e i cittadini che hanno bisogno di noi e dei Servizi Pubblici.
In troppi si sono ammalati, in tanti sono morti. Non è tollerabile non riconoscere la dignità del lavoro e non proteggerlo nei confronti dei rischi per la salute, soprattutto per chi è in prima linea e con la propria competenza e professionalità si prende cura delle persone. Solo grazie a loro si sta lentamente riprendendo il controllo dell’emergenza sanitaria, che non è alle nostre spalle e che attraversa tanti luoghi di sofferenza nei quali l’assenza di intervento è colpevole: le residenze assistite, i centri residenziali per minori soli, le comunità terapeutiche e tanti altri.
Spesso questi lavoratori fanno parte del settore privato della sanità e del sociosanitario e non si vedono riconosciuti neanche il diritto al rinnovo del Contratto collettivo di lavoro da oltre un decennio.
Per loro, come per i lavoratori della Sanità, delle Amministrazioni Centrali, delle Autonomie Locali, dell’Igiene Ambientale e del Terzo Settore, insieme alla Cgil, abbiamo lavorato per garantire tutele adeguate. Non sempre ci siamo riusciti, spesso abbiamo dovuto denunciare, diffidare amministrazioni e aziende per affermare un principio che dovrebbe essere inviolabile: prima la cura, prima la salute, prima la sicurezza sociale delle persone.
L’opinione pubblica ha compreso quanto sia fondamentale preservare i principi contenuti nella prima parte della Costituzione che fanno dei diritti fondamentali delle persone un bene comune, universale e pertanto pubblico.
Se siamo, e vogliamo continuare ad essere, una Repubblica democratica fondata sul Lavoro, il Lavoro deve essere il valore sociale che orienta le scelte politiche.
Abbiamo gestito migliaia di accordi di crisi in queste settimane, tanti lavoratori si ritrovano loro malgrado col sostegno degli ammortizzatori sociali, in sospensione senza reddito, senza contratto, senza lavoro. Migliaia sono le amministrazioni e le aziende nelle quali grazie agli accordi sindacali si è potuto garantire un diverso modo di lavorare che prevedesse maggiori tutele con il ricorso al lavoro da remoto e con accordi sulla sicurezza per chi invece ha continuato a lavorare recandosi in azienda o in ufficio tutti i giorni.
Siamo Essenziali, lo dicono persino leggi e decreti. Siamo Essenziali, lo dicono i cittadini che applaudono dai balconi la forza delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, del soccorso e della sicurezza.
Non siamo solo Essenziali bensì Fondamentali: la vera Cura per il nostro Paese sono i Lavoratori. Per questo non possiamo fermare le lotte sindacali anche in questa fase di crisi da Covid19: salario, lavoro stabile, equità fiscale, sostenibilità ambientale, diritti sociali, un’altra politica economica e sociale.
Davanti a noi ci sono settimane difficili, superare il lockdown vorrebbe, o forse dovrebbe, voler dire aver definito piani di riorganizzazione dei servizi pubblici e privati, della produzione, dei tempi delle città, premettendo la sicurezza e la tutela della salute all’intensità del contenimento.
Non possiamo permetterci di non rafforzare e riorganizzare il Sistema delle cure: salute, sociale, assistenza. Convivere per molti mesi con il Covid19 dovrebbe voler dire condizionare alla tutela della salute di chi lavora la velocità della ripresa economica. Soprattutto dovrebbe spingere il Paese verso la scelta della valorizzazione delle competenze, della ricerca non solo in campo sanitario ma applicata a un “Progetto per il Paese”, orientato alla trasformazione sostenibile di tutte le produzioni, non solo dei beni ma anche dei servizi: innovare per migliorare la qualità della nostra cittadinanza. Il tempo, ci dicono, è un fattore decisivo per la competizione globale. Per noi lo sono prima di tutto le Persone.
In questo primo Maggio quello che manca è la possibilità di gridare nelle piazze che le persone che lavorano hanno diritto di non abbandonare la speranza, non nel ritorno alla normalità, che forse non abbiamo mai conosciuto e che forse è un concetto che non ha un significato sociale, ma nella forza rivoluzionaria che l’intelligenza del lavoro ha sempre agito nelle grandi trasformazioni. Serve più partecipazione non più autocrazia, bisogna dare voce e peso al pensiero del Lavoro, ma dobbiamo anche essere capaci di innovare per salvaguardare il mondo che abitiamo a partire dai servizi pubblici.
Ci ritroveremo a celebrare i nostri valori in una dimensione privata pur sapendo di essere Popolo. Lo abbiamo fatto il 25 Aprile, lo faremo oggi che è il 1° Maggio.
Vi confesso, però, che avverto la privazione dell’esercizio della militanza: essere in piazza con le compagne e compagni per le ragioni del lavoro.
Mettiamo il nostro quadrato rosso, sventoliamo la nostra bandiera, scriviamo un messaggio per la dignità del lavoro e di ringraziamento alle lavoratrici e ai lavoratori dei Servizi Pubblici che, spesso a mani nude, hanno affrontato la pandemia e continuano a resistere consapevoli del Valore Pubblico del loro Lavoro.
Siamo questo: donne e uomini che nei simboli, nei valori e nelle pratiche si riconoscono come Popolo.
Per noi il Lavoro deve essere libertà, eguaglianza, autonomia e, oggi più che mai, sicurezza.
Buon Primo Maggio, Compagne e Compagni, scorrono nella memoria tutte le immagini delle nostre manifestazioni, iniziative, assemblee e trattative. Scorrono con la forza della passione che ci anima e continuerà ad animarci anche in questo tempo in cui, seppur distanti, siamo uniti, vicini ma non prossimi. La nostra forza è quella passione che ci fa lavorare per tutti, tutti i giorni.
W il 1° Maggio! W la Cgil! W le Lavoratrici e i Lavoratori dei Servizi Pubblici!

Serena Sorrentino

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