DAP: Comunicato sulla riunione tra il Capo del Dap e le organizzazioni sindacali del personale della Carriera Dirigenziale Penitenziaria e dell’Area delle Funzioni Centrali

03 Giugno 2020

COMUNICATO

Si è svolto in data odierna il primo incontro tra il Capo del Dap, Bernardo Petralia, e le organizzazioni sindacali rappresentative del personale della Carriera Dirigenziale Penitenziaria e della Dirigenza delle Funzioni Centrali.
Durante il suo intervento la Fp Cgil, dopo aver augurato buon lavoro al nuovo Capo del Dap e auspicato l’inizio di un confronto serrato e costruttivo con le organizzazioni sindacali, ha fatto un quadro della difficile situazione che i dirigenti stanno vivendo nella nostra amministrazione.
Il lavoro che si svolge in carcere tutti i giorni è un lavoro sinergico che mette insieme spontaneamente tante professionalità per il raggiungimento del risultato quotidiano comune, l’ascolto dei bisogni dei detenuti, l’impegno a fare rispettare le regole, l’impegno ad assicurare il rispetto dei diritti umani, l’impegno a garantire l’erogazione di tutti i servizi indispensabili per la vita quotidiana dei detenuti e del personale che presta servizio all’interno.
La gestione degli istituti penitenziari risponde ad un modello organizzativo complesso (non solo difficile) perché deve ogni giorno confrontarsi con una serie di norme non solo legate all’esecuzione penale, ma anche alla contabilità, al codice degli appalti, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, alla manutenzione ordinaria e straordinaria del fabbricato, eccetera.
I mesi trascorsi hanno di fatto dimostrato come l’impegno dei dirigenti d’istituto e di tutti gli operatori abbia consentito di contenere la pandemia nonostante le nefaste previsioni. Se è andata così è perché il sistema ha retto: i Dirigenti e tutto il personale si sono impegnati, oltre misura, per garantire i servizi, per assicurare la sicurezza, per garantire l’esecuzione della pena. Tutto questo se da un lato consola e tiene alto l’orgoglio professionale, dall’altro non ci consente di dire tutto va bene e andiamo avanti così, confidando sul senso del dovere e sull’abnegazione del personale penitenziario tutto.
La dirigenza penitenziaria che è responsabile della gestione degli istituti sente l’obbligo di segnalare il disagio della sua categoria e del personale del quale è responsabile all’interno degli istituti di pena. Il modello organizzativo realizzato negli anni 90 non risponde più alle esigenze delle strutture penitenziarie e al sistema dell’esecuzione della pena così come di fatto si è andato delineando negli ultimi 15 anni e va necessariamente ammodernato.
Il DPCM del 2015 ha riorganizzato il Dipartimento. Sono state realizzate fusioni di intere DDGG con il risultato di vedere sommate le competenze, senza aver snellito le procedure, senza averle semplificate e di fatto complicandole. Lo stesso DPCM ha inoltre consegnato l’esecuzione penale esterna ad altro Dipartimento, ma non è stato ancora possibile realizzare un collegamento funzionale tra le attività realizzate all’interno del carcere con quelle che ne sono conseguenza: le misure alternative. Non sono state definite nuove funzioni operative e non è certamente sufficiente
a migliorare il sistema l’introduzione, pure legittima, dei dirigenti di polizia penitenziaria.
Abbiamo chiesto quindi al Presidente Petralia di dare impulso ad un percorso per l’elaborazione di una nuova fase di riforme per ripensare l’organizzazione dell’amministrazione penitenziaria e quindi per l’esecuzione della pene. Bisogna rivedere l’assetto organizzativo degli istituti di pena, i compiti dei Provveditorati ormai divenuti organi interregionali, i compiti del Dipartimento che si occupa sempre meno del macro sistema e sempre più di micro problemi che dovrebbero essere invece risolti negli ambiti territoriali di riferimento. Si deve assicurare alla Dirigenza a capo dell’Istituto quelle funzioni di programmazione, organizzazione, coordinamento, controllo, supervisione e
rendicontazione, lasciando così spazio legittimo alle figure professionali dei direttori quali responsabili dei settori (oggi capo area) di rispettiva competenza. Dobbiamo ripensare e disciplinare il ruolo attivo che ormai da anni svolgono all’interno del carcere le organizzazioni non governative ed il volontariato sociale ed arricchire di figure professionali la funzione trattamentale che deve essere assicurata all’interno degli istituti penali (ci riferiamo alle figure dei mediatori interculturali e degli psicologi).
Per fare tutto questo bisogna avviare un confronto con le OOSS secondo un programma di lavoro che preveda un incontro mensile a tema in modo tale da consentire i necessari approfondimenti e l’ascolto delle diverse posizioni su ciascun argomento.
Su questo tema abbiamo offerto il nostro impegno per un percorso di cambiamento che passi attraverso tante riforme che devono essere inserite in un quadro di rinnovamento legislativo coerente e moderno.
Il Capo del Dipartimento ha manifestato interesse e disponibilità ad avviare un percorso di approfondimento dei temi che connotano la nostra organizzazione, consapevole delle difficoltà ma anche della necessità non più procrastinabile di dare avvio ad un progetto unitario di riforme.

 

La Coordinatrice Nazionale Fp Cgil
Carla Ciavarella

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