DAP: Carceri lettera al Capo del Dap sulle linee guida per la gestione dell’emergenza sanitaria negli istituti penitenziari

26 Giugno 2020

Al Signor Capo del Dipartimento
Presidente Bernardo Petralia

Oggetto: linee guida per la gestione della fase 3 emergenza sanitaria negli istituti penitenziari

Il prossimo 30 giugno secondo le disposizioni impartite dal D.L n.29 del 10 maggio u.s .termina il
periodo di emergenza anche negli istituti penitenziari italiani e dovrebbe avere avvio il piano di progressivo ripristino della “normalità”.
Sono note alla S.V., tutte le difficoltà organizzative incontrate dai dirigenti e da tutti gli operatori penitenziari impegnati nella gestione della pandemia e nella riduzione del rischio di contagio, così
come è noto l’impegno che gli stessi hanno messo in atto per garantire in buon andamento della
organizzazione interna degli istituti.
Molti degli episodi che sono saliti “all’onore delle cronache” potevano essere sicuramente evitati o
ridotti nel numero ove ci fosse stata una maggiore, attenta, programmata azione di comunicazione
delle disposizioni operative da adottare e da attuare nei 196 istituti del territorio nazionale.
Se si impara dagli errori, il nuovo corso avviato con la SUA nomina a Capo del Dipartimento dovrebbe consentire decisioni chiare ed attuabili.
Il sistema sanitario nazionale che è incaricato di occuparsi della salute dei detenuti e che come
noto si articola in distretti regionali e locali, ha mostrato e mostra differenze sostanziali tra un territorio e l’altro. Anche nella gestione della pandemia e delle misure di prevenzione per la riduzione del rischio di contagio si sono registrate queste diversità.
Questo aspetto, già abbastanza grave per la gestione della salute pubblica, assume connotati
drammatici se lo osserviamo nella realtà della gestione del sistema sanitario in carcere.
Le differenze si sono registrate nella somministrazione di tamponi, nelle disposizioni relative al
tempo da trascorrere in quarantena – ove sia riscontrata una positività ovvero ove si sia stati a contatto con un soggetto risultato positivo al virus- , nella riorganizzazione dei colloqui in presenza,
nell’ingresso dei nuovi giunti nel trasferimento di un detenuto da un istituto all’altro nello stesso
Provveditorato ma da una regione all’altra.

Se il termine del 30 giugno verrà confermato, dal 1° luglio si dovrebbero riprendere tutte le attività
ordinarie all’interno degli istituti di pena. Dovrebbero rientrare i semi-liberi, essere ripristinati i colloqui nella loro ordinaria articolazione, dovrebbero essere ripresi i trasferimenti dei detenuti da una regione all’altra, essere autorizzati gli ingressi in carcere ai rappresentanti delle associazioni di volontariato.
Anche se da tutti il carcere è percepito come una realtà chiusa, l’apertura al mondo esterno è parte
essenziale ed imprescindibile del sistema dell’esecuzione della pena che garantisce la tutela dei
diritti delle persone ristrette ed il loro recupero sociale.
Quindi il carcere è aperto e la movimentazione dall’interno verso l’esterno e viceversa al tempo di
pandemia deve trovare una unitarietà di gestione che gli undici Provveditorati regionali/interregionali e le singole Direzioni non possono realizzare. Non da soli!
Le regole sanitarie da applicare negli istituti penitenziari sono, per competenza, stabilite dalle ASL
e si riferiscono ai protocolli che ogni singola Azienda Sanitaria regionale ha varato. Tali regole de-
vono essere rispettate da ogni singolo istituto penitenziario anche se disfunzionali alle finalità di
gestione dell’istituto stesso.
Ora più che mai è necessario un intervento autorevole e politico che solo LEI Signor Capo Dipartimento può assumere, chiedendo, per il tramite degli organi istituzionali da LEI ritenuti idonei, di emanare un protocollo UNICO da applicare in TUTTI gli istituti penitenziari del territorio anche in deroga alle differenti disposizioni varate dalle singole regioni in tema di gestione del contagio da COVID-19.
Ci auguriamo che disposizioni chiare ed univoche raggiungano tempestivamente tutte le sedi penitenziarie così da consentire ai provveditorati di impartire le disposizioni, ai direttori di organizzarne l’attuazione, al personale di prepararsi al cambiamento della routine penitenziaria e di informare per tempo tutta la popolazione detenuta, in sicurezza e nel rispetto dei diritti di tutti.

Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio

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