Webinar EPSU Organinizing Trade Union during the pandemic

21 Dicembre 2020

Mercoledì 16 dicembre 2020 IL Team Recruitment EPSU giovani ha tenuto un webinar
pensato come un focus sul reclutamento nella crisi COVID.
Sebbene l’argomento sembra essere molto circostanziato, legato a un episodio raro come
quello di una pandemia globale, le idee rappresentate possono dare molti spunti di
riflessione al di fuori del contesto di riferimento; soprattutto in materia di digitalizzazione
del reclutamento.
TUC: il primo relatore apparteneva allo stesso sindacato inglese cha ha concepito l’app
Worksmart, oggetto dell’incontro svolto il 23 ottobre scorso.
L’esperienza che il rappresentante inglese ha voluto condividere è un progetto di Online
Campaigning lanciato attraverso la loro piattaforma TUC Digital
(https://digital.tuc.org.uk/ ). Le attività di campaigning sono raccolte firme virtuali (la piattaforma usata era www.megaphone.org.au), in genere predilette da ONG impegnate nel
sociale come Green Peace, Save the Childrens o altri. Il motivo per il quale una simile
attività può essere interessante per un sindacato è stato sintetizzato dal relatore con la
frase “get people clicking”: Una petizione online può essere infatti il primo passo di un
percorso di organizzazione più vasto, ed è un modo visibile di manifestare e ribadire
pubblicamente il proprio impegno verso vecchie e nuove rimostranze sindacali.
Il vantaggio di organizzare una petizione online sta nell’avere, allo stesso tempo, uno
strumento di sensibilizzazione verso un problema dei lavoratori e un prodotto social dal
titolo “accattivante”, con cui il lettore può provare solidarietà al di fuori di un discorso di
appartenenza sindacale. Se nel secolo scorso si stampavano volantini da far circolare in
questa o quella fabbrica, oggi questo mezzo è antiquato, e il metodo dei proclami via
newsletter generali non è efficace (spesso sono girati in spam, e comunque il lettore può
non avere alcun interesse in quel particolare momento). Con una petizione online su
materie sensibili si possono raggiungere platee vastissime e intersettoriali i cui “fruitori”,
aprendo il link, si ritrovano più motivati a leggere una dichiarazione sindacale perché
stimolati a saperne di più circa lo scopo della campagna.
Se la persona è interessata, cliccando per firmare la petizione si ingaggia una prima
relazione con l’individuo, che lascia in questo modo il proprio contatto email e social. Ogni
susseguente comunicazione, a patto abbia dato il consenso a riceverne, sono una
opportunità per un ulteriore step di coinvolgimento progressivo del singolo.
Gli step possono essere idealmente riassunti in: 1) mandare online una petizione; 2) gli
individui, parte o meno di quella categoria, la vedono; 3) alcuni fra loro la firmano; 4) chi
ha espresso consenso viene ricontattato per partecipare a incontri follow-up, anche tramite
chiamate online; 5) i più coinvolti e volonterosi possono unirsi come volontari. Si tratta di
un percorso ad imbuto: da miglia di persone che cliccano sul link, poche si impegneranno,
ma saranno comunque più di quelle che si avevano in partenza con poco sforzo. Occorre
ovviamente ottimizzare i meccanismi social per ottenere più visualizzazioni, mentre il resto
è lasciato alla libera iniziativa di chi viene a conoscenza della campagna.
Esempio no. 1: campagna TUC a favore dei precari del “Wetherspoons branch” (sembra sia
una linea di pub in franchising). In 24 ore, la petizione TUC ha raccolto 14.000 firme; tra
esse, alcuni hanno dato il consenso ad essere contattati. Una settimana dopo, TUC ha
tenuto un incontro “follow-up” con 16 volontari firmatari della petizione e lavoratori del
franchising. A seguito della stessa, una decina ha accettato di impegnarsi personalmente
nella gestione dei rapporti fra il sindacato TUC e i loro compagni lavoratori di
Wetherspoons. È nata una nuova sezione sindacale.
Esempio no. 2: campagna TUC “food for workers” legata all’assenza di buoni pasto, in
tempo di pandemia, per una determinata categoria di lavoratori. In una settimana sono
state raccolte 2846 firme, e nella stessa campagna c’era una sezione fundraising dove chi
firmava poteva donare qualcosa. 354 firmatari hanno accettato di mostrare questa
solidarietà economica.
Esempio no. 3: campagna “Microsoft office driven companies”. Noi lavoratori del terziario
usiamo il pacchetto Office tutti i giorni, ma trascuriamo il fatto che per ogni click noi
produciamo dati. Questi dati sono raccolti dalla Microsoft per essere commercializzati o
per migliorare il prodotto. Ma il datore di lavoro come può usarli? Talvolta per la
sorveglianza (stabilire chi sta lavorando a una data ora). TUC ha dunque intrapreso una
petizione per richiedere alla Microsoft di rispettare la privacy dei lavoratori nel loro fruire
di Office 365. Sono state raccolte 5641 firme, e allegato alla petizione era presente un
sondaggio: “cosa ti preoccupa di più riguardo il crescente uso di dati ricavati dal tuo lavoro
a dalla sorveglianza digitale?”.
Ricapitolando, nel primo caso l’obbiettivo era creare un nuovo nucleo sindacale; nel
secondo era sensibilizzare e raccogliere solidarietà completa mediante crowdfunding; nel
terzo, era raccogliere nuovi dati da persone non iscritte al sindacato attraverso il sondaggio.
In ogni caso, la reputazione e la visibilità del sindacato ne esce rafforzata, tanto verso gli
iscritti che verso i non iscritti, perché agisce. Gli obbiettivi di firma sono sempre stati settati
in maniera da restare bassi (3000 – 4000 ecc) in modo da non incappare nell’imbarazzo di
una campagna andata deserta.
FEDERATIA PUBLISIN: Sindacato Rumeno da 78.000 iscritti; durante la pandemia ha
deciso di investire massivamente sui propri social media per stare vicini agli iscritti,
arrivando però centinaia di migliaia di reazioni sui propri social quindi ben oltre il numero
di adesioni.
La loro attenzione si è concentrata sul come massimizzare la visibilità dei propri traguardi
di contrattazione e creare, attraverso quella, nuova affluenza di iscritti.
Hanno così prodotto una considerabile quantità di post e contenuti “condivisibili”,
presentando costantemente i problemi che ogni giorno i propri membri affrontavano a
lavoro e rispondendo in modo rapido ai commenti dei “followers”.
Nel loro modo di vedere le cose, il vecchio metodo del punto-raccolta firme su una piazza
per reclutare affiliati o sensibilizzare il pubblico a un determinato problema è vetusto e
non più efficace. Inoltre, è esposto a critiche ove dovessero esservi dei flop di presenze, un
danno di immagine considerevole se qualcuno dovesse mettere online la foto di uno stand
deserto. Questo è vero a fortiori durante una crisi pandemica. I social media, così
ossessivamente onnipresenti ed ubiquitari, possono mantenere alto il livello di attenzione
ed entusiasmo delle platee dando l’idea di un’organizzazione sindacale sempre al lavoro.
Questo però non risolve il problema del come andare online, come sottolineato dai relatori:
“we can’t be their Netflix”, non è questo che ci si aspetta da un sindacato, ma tuttavia
dobbiamo sforzarci di trovare una nuova via appropriata per la digitalizzazione dei nostri
servizi in conformità e coerenza con il nostro scopo sociale.

Andrea Mosca

Membro del Youth Network di Espu per la FPCGIL

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