Autonomie Locali: per una Pa vicina e di qualità

09 Febbraio 2021

Autonomie Locali, focus con oltre 650 delegate e delegati delle funzioni locali della FP CGIL per discutere le priorità di un pezzo fondamentale della pubblica amministrazione, gli enti territoriali, il livello di maggiore prossimità nella filiera di servizi fondamentali per le comunità: dal sociale all’educativo, dalla sicurezza urbana ai demografici, alla gestione delle attività tecniche e procedurali che riguardano gli appalti pubblici, di opere e servizi.

Temi centrali sono stati il piano straordinario per l’occupazione, un piano straordinario di assunzioni per superare le gravi carenze di personale nei servizi pubblici sempre più oberato da carichi di lavoro al limite della sostenibilità e dal progressivo incremento dell’età media, nel solo settore dei comuni e province sono oltre 12 mila i lavoratori ultreasessantacinquenni al 2019.

Turn over predittivo più che selettivo, saper leggere il cambiamento di competenze e funzioni e adeguare gli organici, questa una vera rivoluzione per la definizione dei fabbisogni della Pa.

Sappiamo che nelle autonomie locali c’è un vuoto di quasi 75 mila unità, ma ciò che occorre è selezionare non solo competenze giuridiche ma funzionali alla programmazione dei servizi: sociali, gestionali, nuove frontiere digitali, sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana, sicurezza urbana sempre più orientata alla dimensione sociale che di mera vigilanza.

Oggi la domanda di innovazione è si digitale ma soprattutto organizzativa, su questo abbiamo molta strada da fare, non basta qualche pc e lo smart working, occorre ragionare di una nuova cittadinanza.

Il valore delle competenze e delle politiche contrattuali devono essere orientate a questo cambiamento epocale, valorizzando le persone: lavoratori e cittadini, serve la riconquista degli spazi di contrattazione decentrata, limitati dalle controriforme dei decenni precedenti, quanto il tema, attraverso la contrattazione, ad ogni livello, della revisione complessiva del sistema di classificazione e delle carriere e attraverso essa la della valorizzazione dell’apporto professionale, delle competenze richieste, del ruolo decisivo della formazione continua e dell’esperienza. Il tutto orientato ai bisogni di comunità. Una Pa intelligente e reagente, dinamica ed efficacia.

Oggi bisogna cogliere l’opportunità, che a partire dal Recovery Plan, del ruolo degli investimenti pubblici per l’uscita dalla crisi pandemica e cambiare la pubblica amministrazione con un’attenzione al ripensamento delle funzioni e delle competenze fino alla revisione dei procedimenti amministrativi per una vera sburocratizzazione, a partire da quelli più prossimi al cittadino.

Sappiamo che il comparto delle Funzioni locali negli ultimi anni è stato interessato da profondi cambiamenti sia sul piano istituzionale, sia sul piano economico che però hanno provocato un forte indebolimento nella loro capacità di  fornire servizi fondamentali ed universali al cittadino e alle comunità territoriali, mentre per il sistema delle Regioni un aumento di competenze in virtù di un regime di sussidiarietà che alla luce di un bilancio a vent’anni dalla legge 3/2001 ( riforma del Titolo V) e della pandemia, meritano una riflessione puntuale e approfondita sulla riforma degli assetti istituzionali .

Decine di interventi hanno spaziato nel grande ventaglio di lavori e professioni che operano nel settore delle funzioni locali: polizia locale, settore educativo, servizi sociali, tecnici, demografici, legali, centri per l’impiego, servizi amministrativi e molto altro dimostrando che le lavoratrici ed i lavoratori sono pronti al cambiamento ma chiedono diritti, giusta valorizzazione professionale, riforma delle carriere.

Il rilancio del paese si può fare con il lavoro pubblico, coinvolgendo tutta la filiera istituzionale, rilanciando il decentramento amministrativo senza incorrere nella segregazione legislativa territoriale e ridando centralità al territorio come prima articolazione della vita pubblica, della relazione con le istanze sociali, culturali e l’animazione economica, con la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, attraverso il contratto e la contrattazione ed un grande progetto di riforma.

Bisogna rivedere il TU degli enti locali, si è discusso di un nuovo rapporto ed equilibrio tra stato e regioni, di aggiornamento della regolazione e della concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali riportando nel perimetro pubblico tutte quelle attività essenziali esternalizzate e regolando in maniera più giusta e sostenibile la relazione tra pubblico-privato nelle aree in cui le Autonomie Locali sovraintendono servizi a rilevanza economica e settori dell’assistenza, tra il 2018 e 2019, sempre guardando a comuni e province, il tasso di gestione diretta dei servizi è passato dal 66% al 60% percentuale di indebolimento del perimetro pubblico dei servizi essenziali che continuerà a ridursi se non si provvede a reinvestire nei comuni, province, aree metropolitane e regioni potenziandone personale e nuove competenze.

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