PCM: I lavoratori ostaggio del 15-18

15 Marzo 2021

I lavoratori della Presidenza del Consiglio tenuti in ostaggio dal 15-18

Portavamo ancora i calzoni corti quando i nostri vecchi raccontavano della guerra del 15-18, ma in Presidenza del Consiglio siamo tornati li!
Scherzi a parte, saccenti o meno, abbiamo già detto che ad oggi, mentre tutti i lavoratori pubblici hanno potuto gettarsi alle spalle il blocco dei contratti (che durava dal 2009), grazie ai rinnovi 2016/2018, a quelli della Presidenza ciò è ancora impedito. E questo è un fatto, il resto sono chiacchiere.

Abbiamo anche detto che ci sentiamo responsabili del mancato rinnovo del contratto dei lavoratori della Presidenza per quota parte. Per quel 5 per cento di responsabilità che portiamo, mentre altri hanno una responsabilità maggiore della nostra, in ragione dei numeri di rappresentatività che hanno e pesi evidentemente diversi ai tavoli di trattativa e che noi rispettiamo. E questo è un altro fatto, il resto sono chiacchiere.

Continuiamo a ribadire che le responsabilità stanno comunque in entrambi i lati del tavolo, quello della parte sindacale e anche nella parte dell’amministrazione, che non permette un buon esito della trattativa per il ccnl, trincerandosi dietro la propria agenzia di rappresentanza negoziale, salvo continuare a tenere incontri senza alcun fine concreto con i soggetti negoziali come se nulla fosse su altri argomenti. E questo è un altro fatto. Il resto sono chiacchiere.

Ringraziamo però Snaprecom per la sua chiarezza. Il motivo per cui non è disponibile firmare il contratto di comparto è perché teme che con il rinnovo, dovendo conseguentemente rinnovare anche il contratto integrativo, si potranno perdere gli effetti non del contratto di primo livello (si badi bene) ma del contratto integrativo e in particolare degli articoli 15 e 18 di quello sottoscritto a novembre del 2009, che riguardano “Utilizzo flessibile della professionalità” e “Indennità di specificità
organizzativa”.

Va detto che quel contratto integrativo vide la firma di tre organizzazioni sindacali: Snaprecom, Cisl e Flp. Noi della Cgil non eravamo nemmeno invitati a quel tavolo perché “pesavamo” meno del fatidico 5 per centro. Tutte le altre organizzazioni, pur partecipando alle trattative decisero di non firmare (così è scritto).
Ora il punto è capire se l’ostruzionismo sul contratto di primo livello è giustificato o meno. Noi riteniamo che finora lo sia. Infatti, l’atteggiamento dell’amministrazione continua a dare ragione a Snaprecom. Infatti, osserviamo (magari sbagliando), se non si rinnova il contratto di primo livello con Aran e si continua a tenere le relazioni sindacali come se nulla fosse nelle stanze della Presidenza è segno che anche per l’amministrazione, tutto sommato, rinnovare il ccnl non è un’esigenza.

Ma se questo è, a maggior ragione, vorremmo ci fosse spiegato, da chi ha titolo per farlo, perché non si può rinnovare il contratto di primo livello, che è in linea e coerente con le norme di legge che regolano la contrattazione e restituire alla contrattazione integrativa la decisione di come e a quali condizioni rinnovare quello di secondo livello, compresa l’efficacia o meno di quegli articoli 15 e 18.

Dobbiamo ritenere che questa eventualità sia impedita perché probabilmente quegli articoli, per come sono scritti, oggi non sono proponibili e, siccome è sempre spiacevole dover dire le verità che fanno male ai lavoratori, sia da parte dell’amministrazione sia da parte dell’ultimo “sindacato del 15-18” (gli altri, come detto, o non avevano firmato prima, come Sipre e Ugl, o fanno i conti con le norme intervenute successivamente, come Cisl e Flp), si preferisce scaricare la responsabilità
su altri e parlare d’altro.

Infine, ci siano permesse due ultime considerazioni.
La prima: al Ministero della PA è tornato il ministro che bloccò i contratti e la contrattazione e diede una stretta al salario accessorio legandolo ai sistemi di valutazione con le tre faccine. Verificheremo quanto e se è davvero finita quella stagione.
La seconda: il ccnl è quello che permette la realizzazione della contrattazione integrativa. Senza il primo la seconda non esiste e i lavoratori sono più esposti alle decisioni unilaterali del proprio datore di lavoro. Un sindacato responsabile dovrebbe fare proposte e saper giocare il proprio ruolo con la stessa capacità in entrambi i livelli, indipendentemente dall’interlocutore che ha davanti. Se ciò non accade è segno che (forse) quanto ottenuto prima è stato frutto della capacità di controparte.

In caso contrario non si dovrebbe temere di aggiornare le norme di un contratto, anche integrativo, alla luce delle leggi introdotte nel frattempo. Altrimenti si rischia di venire ricordati si come il “Sindacato del 15-18” ma i lavoratori vanno ancora più indietro e perdono anche i diritti fondamentali.

Roma, 15 marzo 2021

Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio

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