La Giustizia tra digitalizzazione e organizzazione, servono interventi risolutivi

19 Marzo 2021

Pubblichiamo una nota del segretario nazionale, responsabile del comparto delle Funzioni Centrali, Florindo Oliverio

Tra le riforme che dovranno interessare le pubbliche amministrazioni, sicuramente il piano di ammodernamento dell’amministrazione giudiziaria è fondamentale. Una parte importante delle risorse attivabili con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è destinata alla giustizia e sarebbe sbagliato non cogliere l’occasione per risolvere problemi annosi del funzionamento del sistema giustizia del nostro paese in ogni sua componente, limitando a soli interventi nel campo della giustizia civile e del processo.

Le due direttrici su cui intervenire, digitalizzazione e organizzazione, dovranno interessare ogni articolazione della giustizia italiana: l’organizzazione giudiziaria con l’amministrazione penitenziaria, la giustizia minorile e di comunità.

La giustizia è infatti un sistema complesso che negli anni ha conosciuto rilievi dall’Europa ai diversi ambiti ed è utile ora che risorse provenienti proprio dall’Unione vengano utilizzate per far compiere all’insieme del sistema quel passo avanti da tutti richiesto.
La ministra Cartabia ha perciò un compito importante ma anche tutte le conoscenze per poter realizzare obiettivi complessivi e non parziali.

Della digitalizzazione non c’è da aggiungere molto a quanto si sa. Il livello di informatizzazione delle procedure e di dematerializzazione degli atti ha reso evidente il ritardo, per non dire l’arretratezza, in cui versa tutta l’amministrazione giustizia nonostante i significativi passi avanti fatti negli ultimi anni.

Sul piano dell’organizzazione però è necessaria qualche riflessione ulteriore.
Sono annunciate 22mila nuove assunzioni a tempo, il presidente Draghi ha posto l’accento sullo smaltimento dell’arretrato accumulato con la pandemia.
Ma sbaglieremmo con soluzioni come se i problemi in cui versa oggi la giustizia fossero legati alla straordinarietà di una fase. L’inadeguatezza organizzativa è strutturale e deriva da anni di mancanza di soluzioni capaci di intervenire alla radice.

Gli organici della giustizia sono tra i più sofferenti nel panorama delle amministrazioni statali per inadeguatezza numerica e per elevata anzianità dei dipendenti. La digitalizzazione, può ridurre significativamente il fabbisogno ma non colmare le carenze che soprattutto nelle medio alte professionalità sono importanti. Per questo l’obiettivo di sole assunzioni a tempo rischia, nella migliore delle ipotesi, di risolvere nell’immediato ma di far precipitare subito dopo in una disfunzione anche più grave.

Poi c’è il tema della capacità di direzione organizzativa e gestione manageriale. Nel Ministero della Giustizia (come per la Difesa e l’Interno) va ricondotta alla naturale professionalità organizzata nell’area delle funzioni centrali, la funzione dirigenziale che oggi invece è assolta da magistrati (come negli altri casi da questori o militari). Qui occorre riqualificare gli organici, riconoscendo da un lato il lavoro di chi già oggi dirige uffici, nei tribunali, negli uffici delle esecuzioni penali esterne: qui spesso sono dipendenti inquadrati nel comparto a dirigere gli uffici; dall’altro procedendo a nuove assunzioni stabili e qualificate per essere dirigenti pubblici.

Infine, vanno completate le procedure di riqualificazione di tutto il personale da tempo avviate e che vanno ancora molto a rilento. Una riqualificazione che metta tutti i lavoratori della giustizia nella condizione di traguardare l’innovazione tecnologica e organizzativa, perché da tempo ormai la rappresentazione formale delle competenze non è adeguata all’effettivo svolgimento delle attività (si pensi ad esempio all’alto numero di personale ausiliario che ovviamente non si giustifica in un’amministrazione al passo con l’introduzione del processo telematico).
Anche di questo la ministra Cartabia dovrà tener conto se vorrà finalmente produrre risultati e non accodarsi alla lista di quanti hanno parlato di riforma senza produrre cambiamento.

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