MIC: lettera unitaria al Ministro su questione lavoro agile emergenziale

10 Maggio 2021

Alla c.a.
On. Ministro della Cultura
Avv. Dario Franceschini

Consigliere del Ministro per la Relazioni Sindacali
Prof. Giampaolo D’Andrea

Capo di Gabinetto del MiC
Prof. Lorenzo Casini

E, p.c.

Segretario Generale del MiC
Dott. Salvatore Nastasi

Direttore Generale Organizzazione
Dott.ssa Marina Giuseppone

Dirigente Servizio Relazioni Sindacali
Dott.ssa Sara Conversano

Egregio Ministro,
appare del tutto sconcertante la modalità con la quale si è inteso applicare nel Ministero
della Cultura la nuova disposizione normativa in materia di lavoro agile (D.L. 56/2021),
imponendo tout court il rientro obbligatorio in presenza di almeno il 70% del personale.
Si può affermare che nei giorni scorsi è stata scritta una delle più brutte pagine nella storia
delle relazioni sindacali di questo ministero fra parti sociali e vertice politico ed
amministrativo. Perché, sig. Ministro, è stato messo in discussione il criterio della sicurezza
che ancora deve essere il fattore principale di garanzia per la ripresa delle attività in
presenza. L’imposizione aprioristica di una percentuale così elevata non garantisce nulla da
questo punto di vista ed espone i lavoratori a rischi inutili oltre a cancellare in un solo colpo
un anno di confronto costruttivo che ha consentito di mantenere in piedi i servizi e di
concordare procedure complesse che hanno limitato al massimo il rischio di diffusione del
contagio nei luoghi della cultura.
Doverosa premessa: in data 30 aprile alcune Organizzazioni Sindacali hanno inviato a tutte
le Amministrazioni una nota con la quale si chiedeva un confronto urgente a seguito delle
novità introdotte dal ministro Brunetta sulla disciplina dello smart working. Lo scopo precipuo
era – nella piena consapevolezza che ogni Amministrazione ha organizzazione,
conformazione, esigenze e risorse umane differenti – impedire interpretazioni normative che
bypassassero le misure di emergenza ancora in atto soprattutto in un momento in cui il tema
del lavoro da remoto sta per essere inserito nel CCNL di comparto per la necessaria e
doverosa definizione contrattuale. Quanto avvenuto in seguito configura un vero e proprio
blitz, attuato con una convocazione ad horas per una informativa del Segretario Generale,
peraltro singolarmente assente ingiustificato alla riunione, dove ci è stata comunicata questa
decisione evidentemente già presa, considerato che le osservazioni che la parte sindacale
ha puntualmente avanzato non sono state minimamente prese in considerazione e la
Circolare è stata emanata subito dopo.
Abbiamo, pertanto, scoperto che l’Amministrazione intendeva prefiggersi l’obiettivo del rientro in servizio del 70% del personale, senza tenere conto: della situazione epidemiologica, dei differenti colori assegnati alla Regioni, delle condizioni dei trasporti per raggiungere i luoghi di lavoro, della fragilità, della differenza fra settori del Ministero e conseguente missione istituzionale, della difficoltà di molte lavoratrici e lavoratori a esercitare contemporaneamente il ruolo di dipendenti pubblici e genitori (magari con figli in DAD) oltre che della difficoltà logistica legata alla sicurezza di garantire il rispetto delle prescrizioni sulla prevenzione del contagio da Corona Virus.
Nessun accenno, neanche marginale, alla volontà di discutere e pianificare il rientro con le parti sociali, a distanza di pochi giorni dal nostro incontro e in piena contraddizione con gli impegni che lei stesso ha assunto in quella sede. Il risultato comincia a delinearsi, tramite una pioggia di ordini di servizio unilaterali, e nessuna attivazione, a livello nazionale e territoriale delle procedure concordate nei Protocolli Sicurezza.
Signor Ministro, l’unico motivo per cui abbiamo chiesto di essere convocati e trattare il tema della riorganizzazione delle riaperture – parziali, ovviamente, perché alcuni Istituti hanno continuato ad essere operativi nonostante la pandemia – risiede nel fatto che conosciamo molto bene, forse anche meglio dell’Amministrazione centrale, la reale consistenza degli organici, l’operatività degli uffici, il grado di diffusione dei contagi e le differenti quantificazioni dell’utenza.
Lo smart working ha funzionato molto bene, nonostante le mille difficoltà dovute alla sua applicazione in fase emergenziale e con mezzi a disposizione tutt’altro che soddisfacenti.
Invece di prevedere un rientro indiscriminato e gravido di rischi dei lavoratori in presenza ci saremmo aspettati che il Ministero avesse fatto tesoro di questa esperienza per programmare il futuro, investendo ed implementando i processi di digitalizzazione che aiutassero la remotizzazione delle attività e semplificassero le prassi burocratiche interne. Nulla di tutto questo è avvenuto, purtroppo, e adesso si pensa semplicemente di tornare all’epoca pre pandemia, come se nulla fosse successo. Invece, come lei sa, niente sarà come prima e il Ministero rischia di pagare un prezzo molto alto ai mancati investimenti sulla modernizzazione organizzativa e sugli organici e fabbisogno.
Prendiamo atto con dispiacere che queste nostre considerazioni non siano state tenute, in questa fase così delicata per il nostro Paese, nella giusta considerazione, oltretutto in una fase negoziale in cui auspicabilmente si potranno disciplinare con regole certe, diritti e doveri, l’applicazione del lavoro da remoto in tutta la PA.
Come abbiamo annunciato ci avviamo, signor Ministro allo stato di agitazione nazionale, con al centro quella che è la nostra preoccupazione principale: riaprire non significa ripartire, riaprire in sicurezza significa ripartire prima. E questo riguarda tutta la condizione di gestione della sicurezza dei luoghi della cultura e dei lavoratori che al loro interno operano, argomenti su cui purtroppo abbiamo da dire anche troppo.
Ma siamo pronti a sospendere le nostre iniziative di mobilitazione qualora arrivasse un gesto di responsabilità che elimini la percentuale dalle disposizioni del Segretario Generale ed apra un percorso condiviso di regolamentazione del lavoro agile, come d’altra parte in questo Ministero si è sempre fatto dal 2018 sino a giovedì scorso, ed un aggiornamento del protocollo dell’ottobre scorso. Un segnale, ancorché minimo, che noi riterremmo utile a riportare la trattazione di queste problematiche, vitali per il futuro dei servizi del Ministero, nei loro confini più idonei del confronto e della condivisione. Ed è quello che le chiediamo, signor Ministro, come segnale di attenzione verso i lavoratori.
Distinti saluti.

FP CGIL      CISL FP    UIL PA    CONFSAL            CONFINTESA
Meloni      Nolè         Trastulli       UNSA                     Zicarelli
Di Stefano                         Urbino

 

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