Dap, Dgmc, Dog e Archivi notarili: lettera alla Ministra dell Giustizia sulle criticità del settore

02 Agosto 2021

Prof.ssa Marta Cartabia
Ministra della Giustizia

Ancora una volta le scriventi organizzazioni sindacali devono segnalare il pessimo comportamento dei vertici di codesto Ministero, questa volta in tema di pagamento del salario accessorio. I lavoratori della Giustizia percepisco un salario accessorio gravemente sottodimensionato rispetto alla quantità ed alla qualità dei carichi di lavoro evasi e delle responsabilità sopportate. Lo stesso, inoltre, è tra i più bassi tra quelli corrisposti nelle pubbliche amministrazioni.

I criteri di pagamento del salario accessorio per le prestazioni lavorative rese nell’anno 2019, con gravissimo ed ingiustificato ritardo, sono stati definiti con la ipotesi di accordo sottoscritta il 29 luglio 2020. Tale atto negoziale, inviato agli organi di controllo dopo la firma, è stato oggetto di rilievi comunicati al Ministero nel mese di gennaio 2021. Tali rilievi, senza alcuna plausibile giustificazione, per mesi e mesi sono rimasti fermi nei cassetti dell’organizzazione giudiziaria e non sono stati comunicati né agli altri dipartimenti, secondo quanto risulta, né alle organizzazioni sindacali in violazione degli obblighi di trasparenza e di informazione in favore delle organizzazioni sindacali previsti dalla legge. Per tali aspetti si formalizza, sin d’ora, la richiesta di “accesso agli atti” per conoscere la data di inoltro della preintesa FUA 2019 a F.P. e MEF ed i “rilievi” formulati da questi ultimi. Il pagamento di somme a titolo di retribuzione accessoria è materia per la quale sussiste ope legis una riserva di contrattazione.

A seguito delle richiese e delle vibrate proteste delle rappresentanze dei lavoratori, il 16 luglio scorso si è svolta, in sede di tavolo tecnico, una riunione sulla materia de qua alla quale ha partecipato per la parte pubblica il (solo) Direttore Generale del bilancio e della contabilità. Nel corso dell’incontro CGIL CISL e UIL, nell’apprendere, solo verbalmente, il contenuto di parte dei rilievi degli organi di controllo, hanno censurato il lassismo dell’amministrazione, hanno chiesto copia dei documenti contenenti i predetti rilievi ed hanno sollecitato la convocazione, entro il mese di luglio, di un nuovo incontro per emendare la ipotesi di accordo sottoscritta un anno fa ma anche per aprire il confronto sui criteri di pagamento del salario accessorio relativo agli anni 2020 e 2021, previo inoltro di una proposta da parte dell’amministrazione sia di modifica della ipotesi di accordo sottoscritta nel luglio 2020 sia di accordo relativo agli anni 2020 e 2021.

Ad onta delle assicurazioni ricevute nel corso della riunione, ancora una volta la parola data non è stata mantenuta! L’ennesimo schiaffo è stato tirato ai lavoratori della Giustizia! La gravità delle conseguenze di tale ulteriore negligenza è di facile comprensione: dopo la firma dell’accordo, che verosimilmente avverrà in autunno, occorrerà definire i criteri per il pagamento delle somme presso le centinaia di uffici – sede di RSU presenti sul territorio nazionale e, all’esito delle procedure di controllo dei singoli accordi e degli ulteriori adempimenti contabili previsti dalla legge, il pagamento effettivo delle spettanze avverrà (forse) nell’estate del 2022 ossia con tre anni di ritardo.

Nella vicenda di cui innanzi sono innegabili le responsabilità di tutti i vertici del Ministero, nessuno escluso, in quanto la materia del salario accessorio coinvolge tutti i dipartimenti. Le conseguenze di tale comportamento negligente sono ormai sotto gli occhi di tutti: il ritardo nel pagamento degli emolumenti, per somme accreditate dallo Stato annualmente con assoluta regolarità, ha negli ultimi anni raggiunto livelli inimmaginabili ed inaccettabili, del tutto sconosciuti nelle altre pubbliche amministrazioni.
I pessimi risultati nella gestione del salario accessorio sopra illustrati si aggiungono alle altre inadempienze il cui elenco nell’ organizzazione giudiziaria è impressionante:
– mancata attuazione dell’accordo del 26 aprile 2017, recepito nel DM 9.11.2017, che prevedeva le progressioni giuridiche tra le aree (transito degli ausiliari in area seconda, passaggio dei contabili, degli assistenti informatici e linguistici in area terza nonché lo scorrimento integrale delle graduatorie formate ex art. 21 quater L. 132/15 per funzionari giudiziari e per funzionari NEP) e nelle aree attraverso l’istituto della flessibilità (cambio di profilo: da conducente di automezzi ad operatore giudiziario; da operatore giudiziario ad assistente giudiziario; da assistente giudiziario a cancelliere esperto; da funzionario giudiziario a direttore);
– mancata applicazione dell’art. 21 quater L.132/15 nella parte in cui dispone il transito dei contabili, degli assistenti informatici e linguistici in area terza;
– mancata attuazione dell’art. 492 bis CPC, introdotto dal Decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132 convertito dalla Legge 10 novembre 201, che consente all’ufficiale giudiziario di accedere alle banche dati gestite dal MEF al fine di ricercare i beni da pignorare e che pertanto rende effettivo ed efficiente il recupero crediti;
– mancata attuazione del progetto tablet e conseguente mancato inserimento dell’UNEP nel Processo Civile Telematico;
– applicazione solo parziale dell’art. 149 bis CPC sulle notifiche telematiche;
– violazione dell’accordo di mobilità (i pochi interpelli di assestamento pubblicati non rispecchiano i parametri definiti dall’accordo il quale per tutti gli aspetti rimane completamente disapplicato);
– mancato inoltro alle organizzazioni sindacali delle informazioni sulle dotazioni organiche (organici dei singoli uffici giudiziari e relative scoperture) indispensabili per verificare la corretta applicazione degli istituti di mobilità;
– mancato avvio della terza procedura di progressione economica, nonostante il relativo impegno di spesa fosse stato concordato nell’ambito dell’accordo FUA 2019 (il pensiero corre ai tanti colleghi che nelle more dell’avvio delle procedure sono andati o andranno in pensione senza beneficiare di alcuna progressione);
– mancata istituzione del Comitato Unico di Garanzia (art.57 D.L.vo 165/2001) e dell’Organismo Paritetico per l’innovazione (art. 6 CCNL 2016/2018 Funzioni Centrali);
– mancata emanazione del regolamento di attuazione dell’art. 113 del D.Lgs. 50/2016 (incentivo riconosciuto alle figure tecniche ed amministrative che rivestono i ruoli previsti dal Codice dei Contratti Pubblici);
– mancata definizione delle dotazioni organiche delle articolazioni periferiche della DGSIA.

La situazione sopra descritta impone la necessità di aprire una riflessione anche sulla capacità dell’attuale management del Ministero di attuare il PNRR e le strategiche finalità che lo stesso persegue.
Il grave ritardo con cui sarà pagato il salario accessorio si abbatte come un macigno anche negli altri dipartimenti (Amministrazione Penitenziaria e Giustizia Minorile e di Comunità) e negli archivi notarili.

Nell’ Amministrazione Penitenziaria e nella Giustizia Minorile e di Comunità le carenze di personale, mal compensate dalle esigue recenti assunzioni, la inadeguatezza delle dotazioni organiche, soprattutto alla luce delle recenti riforme del fine pena e del sistema sanzionatorio (il riferimento in particolare è agli organi delle strutture dell’esecuzione penale esterna), la cronica carenza di risorse materiali (il riferimento in particolare è alle strutture penitenziarie inadeguate ad accogliere una popolazione carceraria che non accenna a diminuire), il mancato riconoscimento di percorsi agevolati di transito in area terza (estensione dell’applicazione dell’art.21 quater L.132/2015 anche al DAP ed al DGMC, richiesta con forza da CGIL CISL e UIL e mai concessa) hanno reso molto più difficoltoso lo svolgimento della prestazione lavorativa. Ebbene questi lavoratori che, tra mille difficoltà, hanno assicurato comunque il funzionamento delle strutture penitenziarie, anche minorili, riceveranno con tre anni di ritardo il salario accessorio (comprese le posizioni organizzative corrisposte per incarichi di particolare responsabilità e le particolari posizioni riconosciute per lo svolgimento di attività delicate e gravose) che, è bene precisare, non supera la media pro capite di cento euro all’anno.

Non certo migliore è la situazione degli Archivi Notarili. Questa amministrazione, nonostante le cospicue e pregnanti attribuzioni, soffre di un grave sottodimensionamento dell’organico determinato dal taglio degli organici imposto dalle leggi sulla Spending Review, che gli Archivi Notarili hanno subito sull’intero organico (a differenza delle altre amministrazioni della Giustizia ove il taglio è stato circoscritto agli uffici del ministero) nonché dall’incremento delle attribuzioni per gli uffici previsto dalla recente legislazione (con un conseguente aumento del carico di lavoro). La stessa, inoltre, con un trend destinato a peggiorare, presenta una grave carenza di personale che trae origine dal blocco del turn over: su un organico di 502 unità (cui si aggiungono 17 dirigenti di seconda fascia ed un dirigente di prima fascia), già largamente insufficiente, il personale attualmente in servizio è ben al di sotto delle 400 unità.

I lavoratori in servizio devono coprire oltre 100 uffici presenti sul territorio nazionale, compreso l’Ufficio Centrale che ha sede a Roma, e stante la carenza di personale, molti, a partire dai conservatori, sono costretti a lavorare (senza alcun riconoscimento economico-giuridico) su più sedi giusta provvedimenti di applicazione disposti talvolta discrezionalmente dall’amministrazione centrale e quindi anche contro la volontà degli interessati, nonostante la pandemia in atto, in attesa di una disciplina pattizia dell’istituto (le relative trattative sono in corso). Orbene anche i lavoratori degli Archivi Notarili, i quali, a differenza di tutti gli altri lavoratori della Giustizia, non hanno beneficiato di alcuna progressione tra le aree, percepiranno con un ritardo di tre anni il salario accessorio che, diversamente da quanto avvenuto per gli altri dipartimenti, non ha subito alcun adeguamento al rialzo.

Tanto premesso CGIL CISL e UIL Le chiedono il suo personale ed urgente intervento affinchè siano adottati i provvedimenti necessari ad invertire la rotta. Le stesse si riservano di comunicare le iniziative di lotta che saranno adottate a partire dal prossimo mese di settembre in caso di negativo riscontro.
Distinti saluti

Roma, 2 agosto 2021

FP CGIL                        CISL FP                 UIL PA
Russo / Prestini            Marra                     Amoroso

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