Fp Cgil, serve un piano occupazione di 1,2 milioni posti di lavoro per garantire i servizi pubblici

02 Dicembre 2022

Allarme dal report del sindacato: ‘Entro 2030 previste 700 mila uscite per pensionamenti’.
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Serve un piano pluriennale di assunzioni stabili nelle pubbliche amministrazioni di 1,2 milioni di posti di lavoro per coprire sia il turnover al 2030, pari a 700 mila uscite per pensionamenti entro quella data, esclusi i compari Istruzione e Ricerca, sia i fabbisogni reali di personale. Questa la proposta della Fp Cgil contenuta nel rapporto ‘‘Un piano straordinario per l’occupazione nel settore pubblico’ presentato oggi a Roma, presso la sede nazionale della Cgil, alla presenza del direttore generale di Fpa, Gianni Dominici, della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, e del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Un piano straordinario per l’occupazione pubblica di qualità – si legge nel rapporto – che possa restituire dignità al lavoro e ai servizi pubblici, che archivi definitivamente la stagione dei tagli lineari alla spesa pubblica, del blocco del turn-over, dei tetti di spesa al personale e al salario accessorio, dei mancati rinnovi dei contratti. La sfida per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione parte da un scommessa fondamentale sul fattore più importante che abbiamo a disposizione, che qualifica e sostanzia la produzione di servizi pubblici efficienti ed efficaci: le lavoratrici e i lavoratori”.

Dal rapporto della Funzione Pubblica Cgil emerge in pillole: dal 2000 al 2020 in Italia -200.000 dipendenti pubblici; età media del personale in 20 anni cresciuta di 6 anni e mezzo, al 2020 è di 50 anni; dal 2026 andranno in pensione 300.000 dipendenti, dal 2030 700.000 in tutta la Pa (esclusa Istruzione e Ricerca); 110 milioni di euro in meno sulla formazione in dieci anni. Per queste ragioni la Fp Cgil, insieme alla Cgil, chiede: “Un piano pluriennale di assunzioni stabili di 1.200.000 posti di lavoro, che potranno coprire sia il turn-over al 2030 che i fabbisogni reali di personale stimati, così suddivisi: 180.000 nelle Funzioni Centrali, di cui 120.000 per pensionamenti e 60.000 per fabbisogni; 350.000 nelle Funzioni Locali, di cui 220.000 per pensionamenti e 130.000 per fabbisogni; 500.000 nella Sanità, di cui 240.000 per pensionamenti e 260.000 per fabbisogni; restante 170.000 tra personale in regime di diritto pubblico e comparto autonomo, di cui 140.000 per pensionamenti e 30.000 per fabbisogni”.

Per suffragare questa proposta il rapporto della Fp Cgil mette in luce alcuni profili professionali in particolare per evidenziare come potrebbero impattare sui servizi per i cittadini le assunzioni proposte. Il fabbisogno di 15.145 tra Cancellieri e Funzionari giudiziari porterebbe la durata media di un processo civile a 2 anni. Il fabbisogno di 6.122 Medici di emergenza e urgenza porterebbe l’attesa media in Pronto Soccorso a 60 minuti. Inoltre, il fabbisogno di Ispettori Inl pari a 8.006 alzerebbe il numero di lavoratori tutelati nella salute e nella sicurezza sul lavoro in un anno da 480 mila a 1 milione e 300 mila. Nei servizi per l’infanzia il fabbisogno del personale 0-3 pari a 24.600 garantirebbe alle famiglie con bambini 1 educatore ogni 5 alunni, invece che ogni 7. Nei Servizi sociali il fabbisogno di 24.600 assistenti sociali ne prevederebbe 1 ogni 4.000 abitanti, invece che ogni 6.500. Medici di medicina generale, il fabbisogno di 28003 ne garantirebbe 1 ogni 1.000 abitanti, invece che ogni 1.500 (o anche 2.000 in alcune Regioni). Infine, il fabbisogno di 309.690 infermieri pubblici ne prevederebbe 7 invece che 4 ogni 1.000 abitanti.

C’è poi un segmento dedicato alle retribuzioni. “Nell’ultimo decennio i salari hanno subìto rivalutazioni mediamente insufficienti per poter coprire l’aumento del costo della vita. È importante però evidenziare la differenza tra il periodo che va dal 2010 al 2015, caratterizzato dal blocco della contrattazione, e il periodo 2016-2021 con i rinnovi contrattuali. Infatti, se nella prima fase le retribuzioni medie erano indietro di circa il 7% sull’inflazione, nel 2020 il distacco finale è del 4%. Risulta dunque evidente l’effetto dell’azione sindacale che ha consentito un recupero di almeno il 3% grazie al rinnovo 2016-2018, mentre il 2019-2021 sta ancora dispiegando i suoi effetti”. Infine la formazione che, si legge nel rapporto, “rappresenta un’altra chiara criticità: nel 2020 non si arriva ad una giornata formativa l’anno per dipendente (0,75) con notevoli differenze tra i profili professionali. I più penalizzati sono gli infermieri che non arrivano a mezza giornata (0,41). I dati in Sanità risentono dell’emergenza pandemica ma nel 2019, in ogni caso, la media di giornate formative di un infermiere erano 1,16 l’anno”.

Alla luce di questi dati le rivendicazioni della Fp Cgil: “1. Immediata proroga di tutte le graduatorie in scadenza, sospensione dei tetti di spesa al personale e rapida definizione delle procedure concorsuali attive; 2. Stabilizzazione degli oltre 87 mila precari della Pubblica Amministrazione; 3. Strutturazione a regime, dal 2027 in avanti, delle articolazioni organizzative strategiche per un funzionamento più efficace ed efficiente delle amministrazioni centrali, a partire dall’Ufficio per il processo del Ministero della Giustizia; 4. Proseguimento nell’applicazione delle nuove norme contrattuali sullo smart working; 5. Investimenti sulla formazione e l’aggiornamento professionale dei dipendenti, per garantire adeguati percorsi di crescita professionale ed economica; 6. Investimenti di risorse adeguate per la contrattazione decentrata per la valorizzazione economica e professionale dei dipendenti pubblici ed equiparazione della defiscalizzazione della produttività e del Tfr tra pubblico e privato; 7. Proseguimento nel processo di riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza a cui vanno ancorati dei parametri uniformi su personale, servizi e strutture; 8. Innovazione e potenziamento del sistema universitario delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, abolendo il numero chiuso per l’accesso ai corsi di studio che impedisce il pieno soddisfacimento dei fabbisogni formativi del Servizio Sanitario Nazionale”.

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