Asili nido: Fp Cgil, colmare grave gap tra nord e sud

13 Luglio 2023
Roma, 13 lug – “E’ positivo che non si perdano risorse per ampliare l’offerta di servizi educativi per l’infanzia e in particolare per gli asili nido, ma la scadenza del PNRR al 31 dicembre 2026 è vicina. Ci è voluto un anno e mezzo per chiudere il primo bando, appare dunque fondamentale sapere quali misure siano state messe in campo per garantire che il prossimo bando sia sufficientemente rapido. Un bando che, naturalmente, dovrà essere obbligatoriamente accompagnato dalle corrispondenti risorse per le assunzioni, altrimenti rischia di rimanere una ‘scatola vuota’.
Lo scrive in una nota la segretaria nazionale Fp Cgil (funzioni locali) Tatiana Cazzaniga.
“Quanto al dato del 91% dell’aggiudicazione degli interventi dei Comuni: è un passo avanti, ma per assicurare la gestione delle nuove strutture che verranno costruite, coprire il turn over del personale che andrà in pensione ed arrivare alla media di 1 educatore ogni 6 bambini servono oltre 37.000 unità nei prossimi 3 anni. Noi pensiamo – osserva Cazzaniga – che la gestione diretta tramite assunzioni sia la migliore garanzia dell’attuazione di un diritto costituzionalmente rilevante come quello dell’educazione e della formazione primaria: per farlo servono altri 1,5 mld di euro e la rimozione dei tetti relativi alle assunzioni di personale degli enti locali. In particolare la spesa per il personale educativo deve essere considerata al di fuori dei limiti puramente contabili indicati dall’articolo 33 del DL 34/2019”.
“Il ministro Valditara annuncia il raggiungimento del target del 33% di copertura del servizio asili nido per la fascia d’età 0-6 anni? Noi osserviamo che la spesa dei Comuni sui servizi educativi nel 2020 è inferiore del 10% al 2019 e, soprattutto, che si registrano fortissime diseguaglianze territoriali: se l’Umbria è al 44%, Emilia Romagna e Valle d’Aosta al 40%, Calabria, Campania e Sicilia sono al 12%. Dunque, occorre andare oltre il dato e analizzare la realtà, che vede diseguaglianze che impediscono il pieno accesso alla crescita e al benessere delle bambine e dei bambini soprattutto nel Mezzogiorno, oltre ad impattare negativamente sull’occupazione femminile e sulla natalità”, conclude Cazzaniga.
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