INL, FP CGIL – Organizzazione dell’INL: Analisi, valutazione e proposte della Fp Cgil

04 Agosto 2023

Al Direttore dell’INL

Dott. Paolo Pennesi

E p.c. alle lavoratrici e ai lavoratori dell’INL

La scrivente organizzazione sindacale, come anticipato con comunicato, non ha ritenuto utile partecipare alla riunione sulla cosiddetta riorganizzazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, essendo ancora in piedi lo stato di agitazione e, soprattutto, non avendo ricevuto risposte in merito alle questioni ancora in piedi.

Ciò posto, riteniamo utile inviare un documento di analisi, valutazione e proposta ritenendo che le tante criticità esistenti non siano affatto risolte dalla prospettata modifica dell’organizzazione, ma possano essere addirittura aggravate.

STRUTTURA CENTRALE

Con riferimento alla struttura centrale, la proposta riproduce l’organizzazione dell’Amministrazione com’era stata disegnata in precedenza, in particolare prevedendo una Direzione Centrale che accorpa il bilancio con la gestione del personale, una che accorpa l’informatica con la performance, una che si occupa di vigilanza e, infine, una Direzione Centrale che si occupa di attività giuridiche.

Si ritiene che tale organizzazione non sia, per molti versi, funzionale alle attività che dovranno essere svolte.

Si consideri anzitutto la “Direzione Centrale Innovazione Tecnologica e Pianificazione Strategica”: considerato che l’Ispettorato da anni investe sulle attività informatiche, con risultati ancora scarsamente visibili, nonostante l’importante impegno di risorse economiche, sarebbe stato certamente più utile immaginare una Direzione Centrale dedicata alla sola innovazione tecnologica, ipotizzando anche di reclutare personalità esterne e professionalizzate. L’esperienza precedente, invece, ha dimostrato che mischiare l’informatica con la gestione della performance non dà alcun risultato positivo tangibile, costringendo a occuparsi o dell’una o dell’altra materia.

Criticità simili si palesano rispetto alla riproposizione della “Direzione Centrale Risorse Umane, Amministrazione e Bilancio”, che si troverà a gestire aspetti diversi, posto che la gestione del bilancio non si esaurisce nella sola parte relativa al personale. C’è il rischio che, come già accaduto in passato, uno dei due aspetti (bilancio o risorse umane) non sia adeguatamente seguito, con gravi conseguenze in ogni caso.

Con riferimento alla “Direzione Centrale Vigilanza e Sicurezza sul Lavoro”, notiamo con rammarico che scompare il termine “tutela” dalla denominazione della Direzione. Tale termine è per noi importante ad evidenziare che la vigilanza sul lavoro non ha un ruolo meramente o esclusivamente

repressivo, ma anche – a nostro parere, anzitutto – un ruolo di tutela dei soggetti coinvolti. La tutela che l’INL svolge è rivolta alle lavoratrici e ai lavoratori oggetto di fenomeni di illegalità, ma anche verso le imprese che rispettano le regole del mercato del lavoro e rispetto alle quali la violazione di norme rappresenta una distorsione della concorrenza tra aziende.

Non sembra essere presente alcun riferimento rispetto alla vigilanza avviatasi in Regione Sicilia. Chi dovrà occuparsi di questo coordinamento? L’assenza prefigura un passo indietro rispetto all’avvio della vigilanza in una Regione così complessa? Tutto ciò dal documento non traspare e non vorremmo sia foriero di problemi in sede di applicazione pratica.

Quanto alla “Direzione Centrale Coordinamento Giuridico”, che sembra essere l’unica a non essere toccata né dall’attuale riorganizzazione né dalle precedenti, sarebbe stato utile, invece, rimpolparne le attività e i compiti, anche solo al fine di evitare di creare altre Direzioni Centrali troppo ampie. Ad esempio, sarebbe apparso utile affidare a quest’ultima l’intera gestione del ciclo della performance e la predisposizione del PIAO, in quanto connesse alle verifiche audit già di sua competenza.

Non appaiono chiari, infine – in quanto non presenti nel documento -, i compiti e le funzioni del dirigente di prima fascia nominato ai sensi dell’art. 19, co. 10. TU Pubblico Impiego, trattandosi di compiti di studio e ricerca che ben potrebbero essere già svolti dalla Direzione Centrale di Coordinamento Giuridico. Si evidenzia, invece, il dubbio che sia stato “congelato” un posto dirigenziale di prima fascia, nel caso in cui un direttore di prima fascia resti privo di incarico. Considerando la necessità di una migliore distribuzione delle competenze tra le Direzioni Centrali, a nostro parere, questo incarico avrebbe potuto essere finalizzato all’istituzione di una più utile Direzione Centrale.

STRUTTURA PERIFERICA

Condivisibile appare la trasformazione delle Direzioni Interregionali del Lavoro in incarichi dirigenziali di prima fascia. Come FP CGIL da tempo avevamo espresso la necessità – quando non l’urgenza – di prevedere soggetti territoriali sovraordinati in grado di sovrintendere, coordinare e svolgere una serie di attività affidate al territorio. Ci auguriamo, pertanto, che tali Direzioni siano ora effettivamente in grado di garantire il rispetto delle direttive e delle indicazioni e l’omogeneità delle condotte tra le varie sedi territoriali di competenza e di rispondere in modo tempestivo e adeguato alle possibili segnalazioni di disfunzioni.

Vi sono, ciononostante, alcune criticità che evidenziamo.

Riguardo al personale dell’attuale IIL Nord-Est, non è riportato nel documento quale ne sarà la sorte.

Con riferimento alle competenze affidate, appare utile che la gestione delle procedure di appalto venga accentrata presso tale struttura ma, a nostro parere, si sarebbe potuto prevedere ulteriori forme di accentramento come la gestione del personale, per avere una omogeneità in tali attività. Quanto al personale a disposizione per lo svolgimento di tali attività, potrebbe essere utile l’avvio di forme di lavoro a distanza nelle sue varie declinazioni, così da supplire alla carenza di personale. Non vorremmo, infatti, che la previsione secondo cui il Direttore dell’INL possa stabilire un esercizio graduale delle diverse attribuzioni in ragione delle risorse umane a disposizione delle Direzioni

Interregionali, diventi un modo per lasciare ferma la situazione attuale, di fatto vanificando le nuove attribuzioni.

Il Decreto Direttoriale introduce presso alcuni capoluoghi di provincia gli Ispettorati di Area Metropolitana, come strutture dirigenziali non generali e con competenze ulteriori a quelle degli altri ispettorati territoriali. In particolare, si fa riferimento a non meglio precisate attività di raccordo territoriale che dovranno essere definite con un successivo Decreto Direttoriale. Anzitutto, si contesta l’uso improprio e fuorviante del termine “area metropolitana”, visto che nella maggioranza dei casi si tratta di ambiti territoriali ben più ampi, spesso coincidenti con il livello regionale o addirittura ultraregionale. Al di là di questo, non si comprende quali differenze ci saranno tra queste strutture e le Direzioni Interregionali del Lavoro e quindi il rischio di sovrapposizione di compiti tra queste due strutture appare molto alto, con il conseguente caos organizzativo e gestionale che ne potrà derivare.

Riguardo agli ispettorati territoriali, rimane irrisolto l’annoso problema relativo alla supplenza dei dirigenti in caso di assenza dovuta ad assenze prolungate.

Si prosegue con l’attività di accorpamento avviata ormai da anni. Unica nota positiva è lo scorporamento della sede di Ferrara-Rovigo, in quanto insistente su due Regioni diverse, sebbene queste due sedi siano poi accorpate ad altre della relativa Regione. A fronte di questo, registriamo invece, l’accorpamento di Torino e Aosta – laddove l’accorpamento riguarda un’intera Regione – e il mantenimento della sede di Terni-Rieti per la quale, se proprio si volesse mantenere questa logica di accorpamento, avrebbe avuto più senso uno scorporamento e un successivo accorpamento con sedi della medesima Regione (ad es. Perugia-Terni e Viterbo-Rieti).

L’accorpamento progressivo di sedi territoriali pone diversi problemi: se da un lato, esso pare rispondere a una possibile logica di risparmio dei costi, dall’altro non si comprende quale risparmio possa derivare dall’affidamento di tali sedi a una elevata professionalità, il cui costo è comunque di rilievo. Resta, al momento, l’incognita sui criteri di conferimento di questi incarichi. In proposito, rammentiamo che la materia è oggetto di confronto e chiediamo pertanto l’apertura di un tavolo apposito, per evitare fughe in avanti e soprattutto per garantire che vi sia massima trasparenza e pari opportunità fra tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’INL per l’accesso alla quarta area. Riteniamo peraltro scorretta la previsione secondo cui ai funzionari appartenenti all’area delle elevate professionalità si intenda “demandare la responsabilità del buon andamento di taluni processi”, in quanto questo finirebbe per determinare una indebita sovrapposizione tra le attuali figure di Responsabili di Processo e le Elevate Professionalità.

Accanto a questo, un ulteriore problema si pone: pur comprendendo – e non condividendo – la logica sottesa agli accorpamenti, essa rappresenta una risposta sbagliata a un tema oggettivamente esistente, la grave carenza di personale determinata anche dall’indisponibilità di molti vincitori di concorso a prendere servizio in tali sedi. Noi riteniamo che non ci si possa limitare a prendere atto dell’esistenza del problema, essendo invece necessario invertire la tendenza in atto. A tal fine, è necessario ragionare sulle cause di questo: esse sono probabilmente rappresentate dalla scarsa appetibilità economica di questo Ente rispetto ad altri del Comparto considerate le responsabilità e le professionalità richieste, e da una disorganizzazione di fondo – che questo modello sembra perpetuare e perfino aggravare –, derivante dall’incapacità di assimilare e sviluppare in toto il modello agenziale. Su questo, come FP CGIL da tempo siamo impegnati a chiedere il superamento del “costo zero”; tale tema va ora aggiornato alla luce del cospicuo avanzo di bilancio di cui INL dispone e che afferma di non poter utilizzare. Un’agenzia ai sensi del D.Lgs. 300/99 che non può avvalersi di autonomia di bilancio e finanziaria e che non può spostare poste di bilancio da sé, non può essere considerata una vera Agenzia. E’ quindi urgente intervenire a livello normativo per far sì che l’Ispettorato diventi una reale Agenzia dotata di piena autonomia, così da poter impiegare le risorse del proprio bilancio anche in favore dei propri dipendenti, per rendere l’INL un Ente concorrenziale in grado di attirare e trattenere le tante professionalità presenti.

Infine, proprio perché si persegue la logica dell’accorpamento, si va in una direzione opposta a quella che sarebbe invece auspicabile, ossia quella della creazione di nuove strutture territoriali o di una più razionale suddivisione territoriale, anche considerando i singoli territori con le loro specificità e per rappresentare presidi di legalità sul territorio nazionale. Due esempi possono essere utili: la sede di Milano ha, nel suo ambito di competenza, anche la provincia di Monza-Brianza, che è una delle più ricche d’Italia e con uno dei tessuti produttivi più densi a livello nazionale, ma non è stata ritenuta ancora “degna” di avere una sede provinciale dell’INL. All’opposto, in Puglia, tra la Provincia di Foggia (una delle più estese d’Italia) e quella di Bari, c’è il territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani che – con la creazione di una struttura territoriale – potrebbe rappresentare un presidio tra due territori importanti e complessi, ma anche in questo caso non v’è più traccia di strutture. Infine, manca del tutto un piano per lo sviluppo dell’INL all’interno della Regione Sicilia, rispetto al quale è necessario un gesto di coraggio per superare le resistenze ad avere sedi fisiche dell’Ispettorato, così da garantire presidi stabili di legalità del lavoro.

FP CGIL

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