31 Ottobre 2023

Care colleghe e cari colleghi,

il Ministro Urso ci ha invitati per giovedì al “salone degli Arazzi” per ringraziarci dopo un anno dall’ inizio del suo mandato.

Noi non ci saremo, per varie ragioni.

La prima è che diversi mesi fa avevamo incontrato il ministro sottoponendogli problematiche che da troppo tempo non trovano una soluzione in questo Dicastero e che speravamo avrebbero visto l’avvio di un percorso volto al loro superamento.

Tuttavia, la dettagliata esposizione di tutte quelle situazioni a quel tavolo, non ha prodotto grandi risultati.

Siamo sempre in una situazione di grave carenza di organico e a rilento procedono gli scorrimenti e le procedure per i concorsi che, in ogni caso, non saranno sufficienti a coprire, soprattutto negli ispettorati, anzi, come saranno chiamate ora: “case del made in Italy”. Parliamo di esigenze minime per poter operare in efficienza.

In questo Dicastero, poi, si continua a usare esternalizzazioni. Senza nulla volere alle colleghe e i colleghi delle varie società Invitalia, Infratel, ecc. ma stanno diventando l’unica realtà cui affidare inopportunamente la gestione ordinaria delle attività di questo Ministero, con dispendio economico crescente per i contribuenti.

Oltretutto si ignora un problema enorme: l’emorragia di personale verso altre amministrazioni e un numero eccezionale di rinunce.

Forse perché non siamo minimamente appetibili?

Forse perché i nostri stipendi non sono minimamente paragonabili a standard europei?

Forse perché non esiste un welfare lavorativo ancora degno di nota?

Forse perché continuiamo oltre che ad assumere tramite società in house, anche a conferire incarichi ad esterni svilendo il personale interno che da anni svolge il proprio lavoro con serietà senza il giusto riconoscimento per la propria professionalità e la propria abnegazione?

Il motto del Ministro è: “Lavora nel mondo vivi in Italia!”: ma quale lavoro? E con quale immagine?

La realtà ci fa vedere un Ministero da troppo tempo non più al passo coi tempi, con attrezzature non più adeguate a disposizione delle nostre colleghe e dei nostri colleghi (a partire da computer obsoleti e reti lente), con la mancanza di innovazione e aggiornamento e un approccio non funzionale ad una moderna organizzazione lavorativa: si veda la resistenza ad utilizzare a nuove forme di lavoro come lo smart working, con interpretazioni bizzarre del regolamento, imponendo alle nostre colleghe e ai nostri colleghi anche meno giovani di imbarcarsi ogni giorno su mezzi pubblici al collasso o incolonnarsi in auto in mezzo ad un traffico insostenibile , anche per colleghe in stato interessante o in periodo di allattamento. E tutto questo contribuendo a portare l’inquinamento alle stelle, per svolgere le medesime mansioni che potrebbero svolgere da casa.

La realtà è che per essere certi di arrivare al lavoro non possiamo stare a meno di dieci chilometri di distanza.

Negli Ispettorati, le colleghe e i colleghi si approcciano al pubblico con tesserino del Ministero delle infrastrutture, pettorine del Ministero dello sviluppo economico, dichiarandosi dipendenti del Ministero delle imprese e del made in Italy, trovandosi a fare una ispezione di bordo senza nemmeno avere una stampante funzionante.

Senza parlare delle condizioni strutturali delle varie sedi, a partire dal viale America, passando per l’abbandono di viale Boston, fino alle sedi degli ispettorati, che, come quella di Napoli versano in uno stato critico.

L’ Onorevole Ministro evidentemente non ha chiaro il vero volto del suo Dicastero.

Inutile dire che l’ennesima riorganizzazione non era certo quello che ci serviva: la quarta, in sei anni.

Una riorganizzazione per la quale, come Organizzazioni sindacali avremmo dovuto e voluto, come da CCNL, essere “sentiti”, perché sappiamo bene tutte le caratteristiche e tutte le problematiche di questo Ministero conoscendo a fondo l’organizzazione del lavoro e scontrandoci tutti i giorni con la realtà quotidiana che a molti può apparire sconosciuta.

Invece “sentite le organizzazioni sindacali” è stato solo scritto e quando siamo andati a chiedere spiegazioni siamo stati convocati dal gentilissimo Capo di Gabinetto, alla quale avremmo voluto chiedere lumi su tutte le situazioni che ritenevamo preoccupanti, a partire dallo spacchettamento delle telecomunicazioni e di altre materie strategiche come l’Aerospazio.

Avremmo voluto dire che nessun progetto ambizioso o meno che sia, può avvenire senza un piano di assunzioni e un management degno di nota.

Avremmo voluto parlare del nostro Museo, che è chiuso da più di un anno e che, vista la non risposta del Ministro temiamo finisca nelle mani di qualche Fondazione pseudo-esperta, notando con molta sorpresa che, per incanto, 500.000 euro, soldi sempre negati in passato, sono destinate a quel progetto di esternalizzazione.

Avremmo voluto dire tutto ciò all’incontro col Capo di Gabinetto che molto gentilmente ci aveva invitato, ma non si è presentato e nessuno ci ha più dato alcun riscontro.

Sul fronte delle relazioni sindacali riusciamo a sottoscrivere accordi a stento dopo innumerevoli pressioni e proteste per far riconoscere alle nostre colleghe e colleghi ciò che è loro dovuto.

Si parla di rendere “vivibile” la terrazza di via Molise, ma la realtà è che non esiste nemmeno un bar interno ed è persino complicato trovare acqua da bere, gratuitamente.

Come se non bastasse, le preliminari notizie rispetto a questa legge di bilancio del Governo, non sono per niente positive e abbiamo ampiamente ragione di temere che proprio il nostro settore sarà quello più colpito.

Infatti, non è previsto un capitolo per i nostri rinnovi contrattuali e questa temiamo sia la risposta ai leciti dubbi posti al Governo che confusamente allude a successivi decreti per garantire la copertura finanziaria.

Quindi l’Onorevole Ministro, sì! Fa bene a ringraziarci, ma noi non ci sentiamo francamente in animo di ricambiare perché ad oggi non abbiamo avuto nessun riscontro positivo o migliorativo rispetto al passato, e anzi la nostra condizione lavorativa è enormemente peggiorata e onestamente non ce la sentiamo davvero di unirci ad una circostanza i cui intenti sono ben lontani da quelli che sarebbero i reali riconoscimenti cui avremmo diritto.

Luca Giovinazzo

COORDINATORE NAZIONALE CGIL FP

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