MIC – Lettera al Capo di Gabinetto: osservazioni allo schema di decreto di riorganizzazione del MIC

26 Gennaio 2024

Alla cortese attenzione del Capo di Gabinetto Cons. Francesco Gilioli

Oggetto: Osservazioni sulla riorganizzazione del MIC

Egregio Consigliere, nell’imminenza dell’incontro sulle ulteriori fasi di riorganizzazione del Ministero desideriamo rappresentarle alcune nostre osservazioni, per altro comunicate anche nella precedente occasione di incontro.

Nella scheda di sintesi di dpcm di riorganizzazione del MiC viene accentuato il disallineamento funzionale e organizzativo fra la tutela del patrimonio nazionale e la conservazione e gestione del patrimonio in carico al MiC (cioè fra Soprintendenze e musei) già contestato da OO.SS. e operatori della cultura nel precedente assetto, separandole ora fra dipartimenti diversi. A tal fine dovranno essere comunque previste anche forme di coordinamento delle competenze separate nei nuovi dipartimenti (p. es. fra le competenze in materia di beni bibliografici della direz. gen. archivi e quelle della direz. gen. biblioteche). La scheda mantiene anche lo squilibrio fra esigenze di competenza specifica/specializzazione e soluzioni adottate di genericità e fungibilità funzionale e organizzativa (p.es. non distinguendo le specifiche competenze sui beni archeologici nel Paese con il più ricco patrimonio archeologico europeo).

Per la (implicitamente) prevista soppressione dei Segretariati regionali non si prevedono adeguate e determinate soluzioni transitorie e sostitutive sotto i rilevanti profili:

1) dell’attribuzione delle loro funzioni di supporto e relativi appositi uffici ad altri istituti esistenti, evitando una dispersione di tali funzioni che ne renderebbe problematica l’efficienza per eccessiva riduzione delle dimensioni organizzative così frammentate;

2) della conseguente destinazione del personale addetto, a partire dai dirigenti, per i quali sarebbe più logico prevedere la direzione di uffici di seconda fascia annessi a istituti regionali di prima fascia investiti delle funzioni dell’ex segretariato, piuttosto che una problematica e gravosa diaspora interregionale (anche considerato che si sono appositamente assunti all’uopo dirigenti amministrativi uscenti dal corso-concorso della Scuola della PA), nonché del restante personale, per il quale va anche tempestivamente concordata e predisposta un’apposita mobilità, la quale dovrà avere naturalmente una dimensione nazionale (e non soltanto locale) in quanto alcune lavoratrici e alcuni lavoratori non hanno partecipato alla recente procedura telematica in attesa di sapere quale destino avrebbero avuto i Segretariati.

In sede regolamentare andrà comunque previsto un più articolato regime transitorio, a cui nella scheda non si fa cenno, per assicurare una transizione funzionale e organizzativa che non penalizzi il personale e le attività stesse del Ministero.

Per quanto riguarda l’Istituto centrale per la grafica, la sua collocazione nell’ambito della Direz. Gen. Biblioteche del Dipartimento Attività culturali è altresì del tutto incongrua con le sue competenze tecnico-istituzionali storico-artistiche, che fin dalla sua fondazione si sono sempre collocate nel settore della conservazione e gestione delle Belle Arti, direzione generale alla quale dovrà essere assegnato nei DM di organizzazione degli uffici e istituti centrali.

Appare, infine, del tutto incongrua la declassificazione dell’Archivio Centrale dello Stato da istituto autonomo di livello dirigenziale generale a non generale che risulta sia contenuto nello schema di DPCM di riorganizzazione del MiC presentato al Consiglio Superiore. In tutti i Paesi sviluppati un analogo istituto che conserva la documentazione degli organi centrali dello Stato e del Governo gode del massimo rango istituzionale (negli USA la National Archives and Records Administration, che conserva quella Costituzione – come l’ACS conserva quella italiana – è un’azienda autonoma il capo è nominato dal presidente degli Stati Uniti), e non può certo sostenersi che tale istituto abbia un nazionale meno importante sul piano nazionale di quelli di tutti i musei territoriali a cui il co. 3 dell’art. 23 assegna il rango generale. La soluzione prospettata sarebbe inevitabilmente considerata in tutto il mondo come un palese atto di svalutazione della sua memoria e della sua storia da parte dello Stato italiano.

FP CGIL        UIL PA

V. Giunta       F. Trastulli

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