Ministero del Lavoro – FP CGIL, riorganizzazione del Ministero

16 Febbraio 2024

Nella giornata di ieri abbiamo avuto incontro con l’Amministrazione sulla riorganizzazione del Ministero che, nella serata di ieri, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, con efficacia dal prossimo 1 marzo.

Scompare, quindi, la figura del Segretario Generale e viene sostituita da ben tre Capi Dipartimento. Vi sarà, quindi, il Dipartimento per le politiche sociali, del terzo settore e Migratorie, il Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e il Dipartimento per l’innovazione, l’amministrazione generale, il personale e i servizi. Nell’ambito dei tre dipartimenti vi saranno undici Direzioni Generali.

L’ANPAL viene chiusa e fatta rientrare al Ministero. Riguardo a questo, l’Amministrazione ha rassicurato che, per evitare scossoni e garantire la continuità amministrativa, non cambierà nulla. Quindi, il personale resterà dove si trova, ossia nella sede di Via Fornovo, almeno fino a riorganizzazione conclusa e risponderà ai dirigenti attuali fino a conclusione degli interpelli e conseguente riorganizzazione delle competenze nei nuovi uffici. Una novità negativa è rappresentata dalla perdita dell’avanzo di bilancio di ANPAL, che era di oltre due milioni di euro e che non rientrerà al Ministero ma verrà considerato come “economia”, trattandosi di somme non impegnate e quindi non vincolate. Quindi, somme che avrebbero potuto essere destinate ai lavoratori del Ministero, ad esempio per rimpinguare il Fondo Risorse Decentrate, saranno destinate alla fiscalità generale, come si dice. Questo è solo uno degli aspetti, peraltro, non irrilevante, di un’operazione che continua a non convincerci.

L’introduzione dei capi dipartimento sarà un’operazione tutta da costruire, con equilibri completamente nuovi all’interno dell’organizzazione ministeriale, considerando che ciascun capo dipartimento sarà di nomina politica e gerarchicamente sovraordinato agli altri dirigenti. I rischi che intravediamo sono noti ma ricordarli è utile: anzitutto, un possibile/probabile aumento dell’ingerenza politica sulle scelte dell’Amministrazione. Da decenni si era scelto, a livello normativo, di separare “politica” e ”amministrazione”, nella convinzione che la politica dovesse dettare gli indirizzi e indicare le scelte da compiere, ma poi residuasse in capo all’Amministrazione la discrezionalità su come realizzare tali indirizzi, nell’ambito di un bilanciamento tra diversi interessi e considerando che, ai sensi dell’art. 98 Cost., “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione” (non del Governo di turno) e che, proprio per questo, l’art. 97 Cost. dispone che i pubblici uffici siano organizzati in modo da garantire il buon andamento e l’imparzialità.

Questa riorganizzazione, che peraltro non riguarda solo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ma tutti i Ministeri, fa saltare questo e stabilisce, in sostanza, che d’ora in poi l’Amministrazione Pubblica dovrà eseguire supinamente quanto deciso a livello politico. A tale scopo, sono nominati i Capi Dipartimento.

La creazione di un ulteriore livello dirigenziale e decisionale, peraltro, può rappresentare un limite per l’efficacia e la funzionalità dell’azione amministrativa e per le decisioni che dovranno essere assunte e non vorremmo che questo rappresenti un freno alla celerità che potrà essere in molti casi necessari. Inoltre, proprio a dimostrazione di un ruolo che dovrà essere ancora definito, il decreto di riorganizzazione introduce una conferenza permanente dei Capi dipartimento e anche dei Direttori Generali, allo scopo di raccordarsi.

Riguardo alle tempistiche, i contorni sono ancora nebulosi e questo, lo abbiamo evidenziato, potrà alimentare il clima di incertezza tra tutto il personale. Per questo abbiamo chiesto l’Amministrazione a tenere un tavolo di confronto permanente, per seguire congiuntamente l’iter di un’operazione che potrà cambiare il volto del Ministero per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.

Abbiamo anche contestato che, avendo concentrato tutte le energie sulla riorganizzazione, la contrattazione collettiva è stata bloccata in modo inaccettabile per mesi: da fine novembre non abbiamo più avuto un tavolo su nessuna delle questioni da affrontare. Non abbiamo notizie sulla pubblicazione delle graduatorie dei differenziali stipendiali, dobbiamo definire l’accordo sui fondi PON, è rimasto sospeso il confronto sulle progressioni verticali in deroga che devono farsi entro il 31 dicembre, non sappiamo le intenzioni dell’Amministrazione in merito al lavoro agile, dobbiamo aprire la contrattazione sul FRD 2023.

Anche per i lavoratori ormai ex ANPAL questa riorganizzazione getta incertezza per la conclusione degli ultimi accordi siglati; pertanto, abbiamo chiesto continuità amministrativa tra i due Uffici del Personale nel trasferimento di tutti gli atti, certificazioni, accordi, etc. al Ministero, per la continuità degli stessi, nonché l’informazione sull’unificazione delle procedure per l’utilizzo dei vari istituti contrattuali (permessi, ferie, banche ore, etc.).

Insomma, i lavoratori stanno pagando un prezzo altissimo per una riorganizzazione che cammina sulle loro teste. Per fortuna, finalmente si è concordato che dalla prossima settimana ci si vedrà con cadenza settimanale per affrontare tutte le suddette questioni. Ci è stato inoltre comunicato che dovrebbe partire anche l’iter per la stabilizzazione del personale PNRR e Coesione Sud: vedremo se sarà davvero la volta buona!

FP CGIL

M.ARIANO

F. DE RUGERIIS

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