Internazionale, Funzioni Centrali – Resoconto riunione NEA STANDING COMMITTEE del 7 MARZO 2024

15 Marzo 2024

Documento sul “Digital Government Index” elaborato dall’OCSE

La riunione si è aperta con la presentazione di un documento sull’indice di governo digitale, elaborato dall’OCSE. A tale scopo, era presente un’analista dell’OCSE che ha illustrato il documento, il cui obiettivo è quello di verificare la presenza, all’interno dei Paesi OCSE, di presupposti per l’avvio di un governo digitale. Gli indici cui si è fatto riferimento sono sei: – “Digital by design”, ossia come le politiche digitali siano disegnate dai vari Governi; – “Data driven”, l’utilizzo dei dati e la loro condivisione con soggetti pubblici e privati; – “Government as platform”, la presenza di un sistema digitale chiaro e fluido; – “Open by default”, ossia come si usano i dati, per poterli condividere; – “User driven”, come le piattaforme digitali sono usate dagli utenti e come coinvolgere gli utenti, per ridurre il divario digitale; – “Proactiveness”, cosa fanno i Governi per anticipare i bisogni dei cittadini.

Questi indici sono usati dall’OCSE sia per misurare lo stato di avanzamento dei singoli Paesi, sia per dare indicazioni e raccomandazioni ai singoli Governi. Così, ad esempio, da queste interlocuzioni è emersa l’esigenza di considerare un elemento ulteriore: come la transizione digitale possa divenire anche transizione energetica e ambientale. Rispetto a questo, è in corso una riflessione, interna all’OCSE, per capire cosa misurare.

Dalla discussione che ne è seguita sono venute in rilievo osservazioni molto interessanti: si è evidenziato il rischio che l’utilizzo di piattaforme digitali e dell’intelligenza artificiale possa impattare negativamente sulla riservatezza dei dati, in particolare laddove tutto questo sia sviluppato e gestito da aziende private, che stanno facendo enormi investimenti nel settore. Rispetto a questo, la ricercatrice dell’OCSE ha evidenziato che, dal loro punto di vista, è il Governo a dover fornire questi servizi e non soggetti privati. Laddove ciò dovesse accadere, occorre certamente fissare delle regole, a livello nazionale, per evitare problemi. La stessa ha poi evidenziato che per l’OCSE è fondamentale che i processi di digitalizzazione avvengano in seguito a un confronto approfondito con le organizzazioni sindacali che, quindi, vanno adeguatamente coinvolte in questo processo.

Nadja Salson di EPSU ha rimarcato come, prima della digitalizzazione, sia essenziale la protezione dei dati, così com’è importante che vi sia una contrattazione collettiva in merito, non escludendo anche la creazione di un cloud pubblico, che darebbe maggiore garanzia di tutela dei dati.

Report del summit di Val Duchesse

Nei mesi scorsi si è tenuto un summit a Val Duchesse, che voleva ricordare l’incontro lì tenutosi nel 1995, quando iniziò il dialogo sociale. L’obiettivo iniziale di questo nuovo incontro era di celebrare l’accordo intersettoriale sulla digitalizzazione per rilanciare il ruolo del dialogo sociale ma, visto il naufragio di tale accordo – a causa della volontà della parte datoriale privata –, questa parte è stata rimossa. Si sta comunque lavorando a trasformare in una direttiva l’accordo settoriale siglato mesi fa, così da iniziare a implementare concretamente il dialogo sociale.

Violenza e minaccia di terzi nei confronti di lavoratori: negoziati

A partire dal 19 marzo si avvieranno i negoziati per rivedere le linee guida che sono state emanate qualche anno fa. Diversi saranno i settori interessati dalla negoziazione: Amministrazioni Centrali, Amministrazioni Locali, Scuola, Sanità, Servizi Sociali, Ristorazione e Trasporti. Alcuni di questi settori devono essere, peraltro, ancora confermati.

Si è evidenziato che gli elementi da negoziare sono stati già individuati con la parte datoriale, per cui non c’è la possibilità di aggiungerne ulteriori. Uno degli elementi chiave che la parte sindacale intende evidenziare è la carenza di personale in molti di questi settori e la necessità di assunzioni. Altro elemento è un approccio sulla violenza di genere, domestica, verso persone LGBTQI+, e sulla possibilità di riconoscere specifici permessi per le persone vittime di violenza (già prevista in Italia, sia a livello normativo che di CCNL).

Dalla discussione è emersa anche la possibilità di fare un riferimento alla radicalizzazione in atto in alcune parti della società, con riferimento sia alla radicalizzazione religiosa che politica (movimenti di estrema destra/neofascisti, in particolare). Sul punto, come FP CGIL, nel condividere la proposta proveniente dai colleghi francesi, abbiamo suggerito un approccio intersezionale, per superare le possibili obiezioni di parte datoriale relative all’inserimento di ulteriori punti non individuati preventivamente con la parte sindacale. In altri termini, considerato che molto spesso la violenza – di genere, domestica, verso persone LGBTQI+, – può nascere anche da forme di radicalizzazione (politica e/o religiosa), può comunque essere utile considerarla anche in questa prospettiva.

La copresidente del Comitato Karin Brunzell ha ipotizzato che, nel caso questa proposta non dovesse trovare accoglimento, possa essere comunque utile produrre un documento sullo sviluppo di forme di radicalizzazione nella società, anche solo per introdurre il dibattito in materia.

Documento del Social Dialogue Committee for Central Government Administration sulla comunicazione della Commissione “Sviluppare uno spazio amministrativo europeo” (cd. ComPAct)

Il documento, indirizzato alla Commissione UE – DG Reform, è stato elaborato assieme alla parte datoriale e ha quindi un maggior peso e valore. In esso si evidenzia l’importanza di sviluppare la Pubblica Amministrazione e di dotarla di personale sufficiente. Esso accoglie l’obiettivo della Commissione di promuovere la cooperazione amministrativa, basandola su tre pilastri: – sviluppare la forza-lavoro dell’Amministrazione, attraverso una individuazione delle professionalità; – rafforzare la trasformazione digitale; – guidare la transizione ecologica.

Il documento riprende la Comunicazione della Commissione nella parte in cui si evidenzia il peso economico della Pubblica Amministrazione nell’UE, considerato che essa rappresenta il 51.5% del PIL di tutta l’UE e che riguarda un quinto dell’intera forza-lavoro europea.

Proprio per questo, il documento si rammarica che l’adozione del ComPAct non sia stato preceduto da una formale consultazione delle parti sociali, sia delle Amministrazioni Centrali che di quelle Regionali e Locali, evidenziando come il buon governo – anche alla luce del riconoscimento del diritto a una buona Amministrazione, previsto dall’art. 41 della Carta Europea dei diritti fondamentali – includa anche il dialogo sociale. Quindi, sebbene le istanze presenti nel ComPAct siano condivisibili (carenza di attrattività della Pubblica Amministrazione, età media alta dei dipendenti, carenza di personale), esso continua a muoversi in una prospettiva dall’alto verso il basso e si chiede, invece, un maggior coinvolgimento delle parti sociali.

Proprio alla luce di questo, il documento, adottato dal NEA, reitera la richiesta di implementare l’accordo sulla digitalizzazione per via legislativa.

In esso si evidenzia, poi, la necessità di investire sulla formazione dei dipendenti pubblici e si appoggia la proposta della Commissione di creare degli scambi di lavoratori pubblici tra diversi Paesi come una concreta espressione di “spazio comune europeo amministrativo”.

Documento sulla vigilanza sul lavoro indirizzato ai Governi UE e alla Commissione UE

Nel corso del NEA si è avviata la discussione sulla bozza di documento riguardante la situazione della vigilanza sul lavoro in Europa. Si tratta di un documento nato nell’ambito di un progetto avviato da “Eurocadres” e che, in quell’ambito, è stato proposto dalla CGT e alla cui scrittura ha contribuito anche la FP CGIL. L’obiettivo è di evidenziare le difficoltà della vigilanza sul lavoro in UE, ad esempio la carenza di strumentazione, la necessità di avere banche dati comuni a livello europeo, la necessità di fronteggiare le nuove forme di lavoro flessibile e digitale e il lavoro transfrontaliero, ovvero – in alcuni Paesi – la carenza di personale, chiedendo ai Governi e alla Commissione un maggiore impegno in tal senso.

Il documento sarà successivamente sviluppato.

Avvio discussione su proposta riduzione orario di lavoro

Karin Brunzell, copresidente del NEA, propone di avviare una discussione sul tema all’interno del NEA, parlandone ognuno nella propria federazione, per capire se dobbiamo discuterne anche a livello europeo e in che termini, evidenziando che una discussione sul tema c’è, ma in ogni Paese se ne discute in modo diverso. Ad esempio, in alcuni Paesi, la Pubblica Amministrazione non sembra toccata dal tema, quindi occorre capire che fare.

Le nuove regole fiscali: un ritorno all’austerità?

È stato presentato uno studio di EPSU sul tema, da parte di Milos Vlaisavljevic, nuovo ricercatore che ha già collaborato con EPSU e che prenderà il posto di Richard Pond.

Lo studio si concentra sulle nuove regole economiche recentemente approvate, entrate in vigore lo scorso 4 marzo. In particolare, sono due gli elementi principali: anzitutto, la sostenibilità del debito pubblico, che implica che i Paesi con un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 90% debbano ridurlo dell’1% l’anno. Il secondo, resilienza del deficit, richiede che l’aggiustamento fiscale prosegua fino a che ciascun Stato non raggiunga un livello di deficit che sia almeno l’1,5% in rapporto al PIL, rispetto al 3% richiesto dal Trattato UE.

Il commento dell’ETUC, dopo l’inserimento di tali regole, è stato negativo, in quanto esse potranno comportare o l’aumento di tasse o il taglio della spesa pubblica, per potervisi adeguare. La principale contestazione mossa da EPSU riguarda la contraddizione insita nelle nuove regole, che prevedono la possibilità di aumentare gli investimenti pubblici, ma senza creare nuovo debito pubblico.

Il timore è che queste regole, ignorando l’effetto moltiplicatore che verrebbe a crearsi nel momento in cui si investono risorse pubbliche, sottendano a un’ulteriore riduzione del perimetro pubblico, attraverso la privatizzazione di attività. In tal caso, gli investimenti ci sarebbero, quindi, ma da parte di soggetti privati.

La procedura prevede, peraltro, che nel momento in cui uno Stato membro intenda modificare i propri piani strutturali fiscali debba consultare i soggetti della società civile incluse le organizzazioni sindacali. In questa fase, quindi, ci si potrà inserire per comprendere cosa i Governi intendano fare e capire come intervenire facendo anche proposte.

 

Matteo Ariano

Florindo Oliverio

Componente del NEA Committee

Segretario nazionale

 

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