“È il tragico risultato di una politica miope da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. Da anni denunciamo alle autorità competenti la grave situazione della Casa Circondariale di Prato. Negli ultimi due le nostre segnalazioni sono rimaste inascoltate. Non sappiamo più come esprimere il nostro allarme. Il personale è esausto e la situazione complessa. Se non si registra un cambio di rotta immediato, la situazione è destinata a implodere”. Questo il commento di Donato Nolè, Coordinatore nazionale della Polizia Penitenziaria per la Funzione Pubblica CGIL a seguito dell’ennesimo suicidio verificatori ieri alla Casa Circondariale di Prato dove, “al momento del fatto, gli agenti erano impegnati a fronteggiare diversi eventi critici e, nonostante l’intervento immediato, non sono riusciti a salvare il detenuto”.
La Casa Circondariale di Prato – fa sapere Nolè – è divenuta “un vero e proprio ghetto penitenziario, il carcere più problematico della Toscana. Continua a ricevere detenuti di difficile gestione e ospita vari circuiti penitenziari complessi (collaboratori di giustizia di I livello, Alta Sicurezza, sex offender, sezione protetta, detenuti a regime ex art. 32, oltre a sezioni circondariali e penali)”. Non solo – spiega – è anche l’istituto con il rapporto più basso tra detenuti e agenti di polizia penitenziaria, e quello dove il personale è costretto a svolgere più ore di lavoro straordinario, con una media di circa 400 ore annue.
“Da oltre due anni, nonostante i proclami quotidiani, il carcere di Prato è privo di un Direttore titolare e di un Comandante. La carenza di personale nei ruoli apicali si attesta al 70%. Ci domandiamo, e soprattutto domandiamo all’Amministrazione Penitenziaria: quali sono le vostre priorità? È possibile che tutto sia considerato prioritario tranne i Reparti detentivi? È accettabile che gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria debbano essere umiliati in questo modo?”, conclude Nolè.