Ci illudevamo che con la fine della campagna elettorale l’era delle grandi promesse e delle roboanti esternazioni fosse finita. Così purtroppo non è. E mentre nelle sedi l’approssimarsi dell’estate impone un cambio di stagione anche al repertorio dei giuramenti da marinaio, sul piano generale si parla – ancora! – di Gruppo Misto.
Un film già visto, un copione annunciato. Nulla di trascendentale, insomma. Ammetterlo, però, vorrebbe dire fare i conti con la realtà. E dopo mesi trascorsi a dire che il CCNL firmato avrebbe portato ricchi premi e cotillon (li avete visti?), adesso bisogna alzare l’asticella: sì, certo, l’emendamento è stato cassato, ma la Camera ha “raccomandato” al Governo di ricordare, in futuro, quel solenne impegno preso col Gruppo Misto (urca!).
Il tutto, beninteso, “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. La formula standard con cui vengono bocciati sistematicamente tutti gli interventi che potrebbero dare ossigeno al personale di quest’Istituto.
E nel frattempo? Mentre qualcuno rivendica questo risultato eccezionale come cifra del pragmatismo – e magari boicotta i referendum sul lavoro promossi quale strumento di democrazia partecipativa – il decreto PA viene adottato senza che all’Ente sia riconosciuto il becco di un quattrino. Non c’è tempo per discuterne, il prossimo specchietto per le allodole è pronto: sta nel risicato margine di manovra del futuro contratto integrativo.
Lo ripetiamo, ancora una volta: cosa hanno fatto di male al Governo e a certo sindacalismo le lavoratrici e i lavoratori di questo Ente? Vi “raccomandiamo” di spiegarcelo: sì, al vostro buon cuore.