“Ancora tu? Non mi sorprende lo sai”. Torna in mente la canzone di Lucio Battisti osservando il malcontento generato dalle valutazioni individuali, contro cui – lo ricordiamo ancora una volta – è possibile attivare sia il colloquio col valutatore (opzionale) che la procedura di conciliazione, chiedendo assistenza sindacale. Il termine ultimo è il 30 maggio.
Il sistema adottato in Istituto determina una costante eterogenesi dei fini: demotiva le lavoratrici e i lavoratori, ne frustra le aspettative, ne squalifica la professionalità.
Quando il malcontento delle valutazioni intermedie sembra placarsi, arrivano quelle finali a riaprire il vaso di Pandora, a rimettere in discussione il già precario equilibrio che si respira in ogni sede, dove, con seimila dipendenti in meno, è evidente la spiccata dote del personale in servizio a fare miracoli.
Anziché costituire una leva gestionale di carattere motivazionale, il sistema dunque appiattisce, schiaccia su un punteggio percepito come arbitrario. In altre parole, è un modello iniquo.
Abbiamo cercato nel tempo, spesso quasi in solitudine, di far comprendere che la dinamica del giudizio sommario è tanto più nociva quanto è meno condivisa. Banalmente: se Funzione Pubblica ci spinge a giudicare i dirigenti, è curioso che INPS non applichi questa disposizione ma sia al contempo assolutamente fiscale per ciò che attiene il comparto, seguendo – qui sì – pedissequamente il mantra di Zangrillo (che peraltro propone di colpire il pubblico impiego dando voti alti solo al 30% del personale).
Permane così un modello in cui si registrano:
Di fronte a queste contraddizioni, poi, resta sempre sullo sfondo l’inspiegabile riservatezza circa la pubblicità delle valutazioni, che pure sono destinate al successivo riconoscimento dei differenziali. Ed è curiosa questa attenzione alla privacy – maniacale, considerando che si potrebbe ricorrere a un identificativo numerico alla stregua di quanto avviene nei concorsi – da parte dello stesso Ente che è stato sanzionato per avere mostrato meno tatto perfino in una procedura pubblica.
La FP CGIL è in prima linea contro il modello vigente e continua a chiedere l’apertura di un tavolo per costruire insieme all’Amministrazione un sistema che parta dalle attività peculiari svolte dall’Istituto. Un Istituto che ha tanti difetti ma ha sempre avuto un pregio: quello di uscire dalle situazioni di difficoltà con la compattezza della forza lavoro. Quella compattezza che oggi viene messa a rischio da un sistema che svilisce in primo luogo il senso di appartenenza.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo