INPS – Medici in prima linea

28 Maggio 2025

Si è tenuto, nella giornata di lunedì, l’incontro tra l’Amministrazione e le organizzazioni sindacali in merito alla regolamentazione dell’attività libero professionale dei medici dell’Istituto.

In apertura dei lavori, la controparte ha presentato il testo dell’integrativo del 2024, vagliato dai ministeri vigilanti. La FP CGIL, come annunciato al momento della definizione dell’ipotesi, ha rinnovato la propria contrarietà rispetto al dettato di un accordo privo di variazioni innovative.

I principali nodi, economici e normativi (la disciplina dell’intramoenia e l’indennità di esclusività), sono rimasti sul tavolo.

Come organizzazione continuiamo a prospettare l’attivazione di forme facoltative di lavoro in plus orario (cioè fuori dall’orario di servizio) pagate con risorse dell’Istituto (partecipazione a commissioni mediche di invalidità civile, presenza alle operazioni peritali come CTP, effettuazioni di visite fiscali).

La libera professione dei medici è ancora materia controversa e di diversa applicazione fra le varie regioni. Qui segnaliamo il primo fatto inedito registrato in riunione: l’Amministrazione si è dimostrata disponibile ad emanare un nuovo regolamento che parta dalla definizione di “cosa non si può fare”, in luogo di una declaratoria dei comportamenti ammessi. Un ribaltamento della prospettiva cui guardiamo con interesse.

Relativamente all’attività medica abbiamo ribadito la nostra contrarietà all’attuale modalità di convocazione a visita, che sta provocando in diverse realtà un lavoro che definire straordinario è eufemistico.

Come si possono giustificare 30 visite a commissione? Perché non vengono regolati i tempi di effettuazione della singola visita? Perché, ancora, non si ascoltano e non si coinvolgono i primari di sede su queste valutazioni?

Non vorremo parlare di burnout, ma se esso corrisponde “a una sindrome da stress professionale caratterizzata da esaurimento emotivo, distacco dal lavoro e ridotta realizzazione personale”, il rischio di registrarlo in Istituto tra il personale medico inizia a essere evidente, almeno finché questo è il modus operandi.

Riguardo il concorso per 1.069 medici, infine, l’Amministrazione ha ribadito la volontà di accelerare l’iter valutativo per permettere l’immissione in servizio nell’anno corrente.

È bene ricordare il gravissimo pregiudizio economico che arrecherebbe ai medici dell’Istituto il ritardo nell’immissione, se questa dovesse concretizzarsi nel 2026, considerate le possibili conseguenze sulla determinazione del fondo.

Resta la nostra perplessità, specie per quanto concerne alcune aree del paese, circa il reale arruolamento di almeno 1.069 unità al termine della procedura concorsuale. Non era il caso di modificare il bando, come chiesto da questa organizzazione sindacale, allargando a tutte le specializzazioni l’accesso al concorso?

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

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