Un Piano straordinario per i Servizi Pubblici che preveda 1.250.000 assunzioni da qui al 2033 per affrontare l’emergenza della desertificazione delle amministrazioni pubbliche: se non si agirà il rischio sono l’inesorabile smantellamento del sistema pubblico e la fine dell’universalità dell’accesso ai diritti. E’ la richiesta di Funzione Pubblica Cgil che oggi, in una conferenza stampa alla Camera promossa in occasione della Giornata Internazionale dei Servizi pubblici, ha presentato un Piano straordinario per l’occupazione pubblica che si inscrive nella più generale Agenda Europea dei servizi pubblici promossa dalla federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici-Epsu.
L’UE deve assumere la priorità politica di destinare risorse al rafforzamento dell’infrastruttura sociale dei Paesi membri: non è la spesa per le armi che deve essere scomputata dalle regole del patto di stabilità, ma quella per la sanità, l’assistenza, per le amministrazioni locali e per quelle centrali, per tutta la pubblica amministrazione.
Il personale impiegato nella Pubblica Amministrazione (escluso il comparto Istruzione e Ricerca) che avrà raggiunto i requisiti pensionistici nel 2029 supera in Italia le 400.000 unità, nel 2033 le 700.000. Per compensare il turnover e garantire l’efficacia dei servizi pubblici il Piano di Fp Cgil prevede (al 2033) 510.000 assunzioni in sanità, 370.000 nelle Funzioni locali, 190.000 nelle Funzioni centrali e 180.000 nel regime di diritto pubblico e comparto autonomo.
Negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%). Dal 2000 al 2020 i dipendenti pubblici nel nostro Paese sono diminuiti di circa 200.000 unità, portandoci ai livelli più bassi dei Paesi europei per numero di dipendenti in ragione della popolazione e per età media del personale (50 anni). L’Italia, infatti, continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
Fp Cgil sollecita un cambio di paradigma: non è dalle risorse disponibili che si deve partire per individuare i LEP (Livelli essenziali di prestazioni) e i relativi fabbisogni standard, ma dai diritti che devono essere garantiti e dalle dotazioni organiche necessarie ad assicurare la migliore efficienza dei servizi alla popolazione. La fuga del personale sanitario dagli ospedali, dei dipendenti dalle amministrazioni, soprattutto locali, di tutte le persone che, pur avendo vinto un concorso pubblico, rinunciano ad assumere l’incarico perché i salari sono troppo bassi per poter vivere e immaginare un futuro professionale e di vita, sono il frutto di decenni di mancati investimenti nel lavoro pubblico. Il rafforzamento dei servizi pubblici passa anche dalla valorizzazione professionale ed economica del personale, contrastando la fuga dal lavoro pubblico, salvaguardando il potere di acquisto delle retribuzioni e migliorando le condizioni di lavoro.
Nel corso della conferenza stampa Andrea Malpassi, Area politiche internazionali ed europee CGIL Nazionale, ha evidenziato: “la Cgil in Europa è impegnata da oltre due anni per un movimento sindacale europeo che contrasti le politiche di austerità, per escludere le spese sociali dal patto di stabilità, e rafforzare e realizzare gli impegni del Pilastro Europeo dei diritti sociali. E invece questo è stato fatto solo per le spese militari: un tradimento della stessa natura dell’Europa”.
Giordana Pallone, Segretaria nazionale Fp Cgil, ha osservato che “la FP CGIL continuerà la sua mobilitazione per un programma comune di investimenti che rovesci il paradigma dell’austerità e i processi di privatizzazione, e assuma come priorità il rafforzamento dei servizi pubblici e la centralità del lavoro. La riduzione della spesa pubblica la pagano i cittadini cui progressivamente si nega l’universalità dell’accesso ai servizi, e le lavoratrici e i lavoratori che vedono peggiorare le loro condizioni di lavoro. La battaglia per un Piano di azione per i servizi pubblici è per i diritti delle persone, contro le disuguaglianze e per garantire un giusto salario a chi opera tutti i giorni per lo sviluppo del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare la spesa pubblica per un Piano straordinario per l’occupazione pubblica, non per le armi”.
All’iniziativa sono altresì intervenuti Andrea Russo Fp Cgil Nazionale, Serena Sorrentino Segretaria generale Fp Cgil, i parlamentari Arturo Scotto, Marco Sarracino, Franco Mari, Tino Magni, Elisa Pirro.