INPS – Concorso dirigenti INPS: occhi puntati sulla trasparenza

23 Giugno 2025

Tra le varie procedure concorsuali che INPS ha in cantiere, troviamo un processo di selezione dei dirigenti, da reperire tra il personale in servizio nell’Amministrazione con almeno cinque anni di anzianità di ruolo.

Una notizia apparentemente positiva, perché dovrebbe aprire una strada, almeno sul piano teorico, alle professionalità presenti in Istituto, per suggellare una crescita con il conferimento del massimo ruolo di responsabilità. 

Utilizziamo il condizionale perché forte è il timore che, in coerenza col mandato di Zangrillo, il processo di natura selettiva possa non essere pienamente trasparente, o perlomeno possa essere declinato garantendo alla commissione valutatrice eccessivi margini di discrezionalità.

Ma andiamo con ordine.

Di quanti posti stiamo parlando? Secondo quanto rivelato al tavolo sindacale l’anno passato, si tratta di dieci posizioni, che si apriranno per diventare dirigenti di seconda fascia sui territori. Contestualmente altre tre posizioni dovrebbero essere bandite per il reclutamento di dirigenti informatici. Tredici posti totali, dunque, a fronte di migliaia di candidati.

Sì, perché come abbiamo ripetuto nei mesi passati, in INPS la piramide è ormai rovesciata e la riqualificazione professionale  avvenuta con gli ultimi concorsi ha portato a poter annoverare la gran parte del personale nell’area dei funzionari, dunque tra i soggetti potenzialmente interessati al percorso di crescita.

Ora, nel cronoprogramma delle immissioni, il concorso per dirigenti potrebbe essere bandito anche prima dell’estate. 

L’auspicio è che l’Amministrazione riesca a trovare un punto di compromesso utile per garantire una selezione basata sul merito, valore condiviso solo sulla carta (e il modello di valutazione individuale adottato nell’ente sta lì a testimoniarlo). 

Come FP CGIL due sono i punti che mettiamo in rilievo:

  1. La necessità di non mischiare impropriamente, come sta avvenendo nel CCNI, i titoli di studio con i percorsi di responsabilità interna. Sono due voci differenti, distinte, ed è bene che tali rimangano, considerate le criticità connesse a una trasparente individuazione dei titolari di posizione organizzativa. Lo abbiamo scritto in passato e lo ripetiamo adesso: riconoscere 65 punti al colloquio per la selezione di una PO vuol dire trasformare il processo di individuazione della PO stessa in un vestito cucito su misura del gusto del dirigente, il quale – però – non solo non risponde più di tanto di eventuali errori, ma retribuisce ogni posizione con le risorse del fondo. È un meccanismo che richiederebbe seri correttivi. Nella selezione dei dirigenti bisognerebbe procedere, quindi, a una valorizzazione del percorso interno, ma senza sovrapporre i due piani.

  2. Il rifiuto di strane formule di carattere privatistico, come gli orali di gruppo, la cui possibile adozione è stata già ventilata dalla controparte, che rendono ancor più evidente la cifra discrezionale.

Pur apprezzando la capacità dell’INPS di ritagliarsi un margine di autonomia per questi agognati concorsi, non possiamo non ricordare che un modello esiste già ed è una strada lineare e facilmente percorribile. È quella che l’Istituto sperimenta ogni volta che ha la necessità di assumere risorse dall’esterno: un concorso vero, con un riconoscimento dei titoli di studio, con uno scritto a risposta multipla e un esame orale. Un impianto che consenta a tutti di misurarsi, senza veti o barriere. E del resto non si capisce perché una procedura ritenuta di garanzia, e coerente con l’impianto normativo, dovrebbe essere revisionata proprio per l’occasione. 

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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