Il 5 giugno l’Amministrazione ha presentato alle OO.SS. l’ipotesi di Accordo integrativo del personale
dirigente di seconda fascia per l’anno 2024.
Rispetto all’anno precedente, non si segnalano rilevanti variazioni, salvo l’aumento al 60% della quota individuale percentuale ai fini del trattamento accessorio che, in ragione dell’impegno richiesto e delle connesse responsabilità, remunera le attività dei dirigenti che svolgono incarichi aggiuntivi, ai sensi dell’art. 60, comma 2, del CCNL 21 aprile 2006.
Ricordiamo che i versamenti effettuati all’Amministrazione per compensi dovuti da terzi per incarichi aggiuntivi svolti dai propri dirigenti, in base al principio della “omnicomprensività” della retribuzione del dirigente, confluiscono nel Fondo per la retribuzione accessoria e di risultato. Tali compensi, una volta nel Fondo, sono corrisposti dall’Amministrazione, ad integrazione della retribuzione di risultato, direttamente al dirigente che ha svolto il relativo incarico, per il 60%, mentre la restante parte viene distribuita a tutti i dirigenti, ad integrazione della retribuzione di risultato.
La proposta in questione è stata accolta dalla delegazione trattante FP CGIL nella prospettiva della valorizzazione dell’impegno e delle responsabilità del singolo dirigente, che con la sua attività contribuisce di fatto ad alimentare il Fondo anche per gli altri colleghi.
Sul punto, abbiamo sottolineato con fermezza che la tendenza ad affidare tali incarichi – oramai in corso da alcuni anni da parte dei Ministri – a professionisti esterni o comunque persone estranee all’Amministrazione, ha impoverito in modo considerevole l’ammontare del fondo stesso, cagionando un danno economico rilevante a tutti i dirigenti del Ministero; tanto più che lo stesso fenomeno di “esternalizzazione” non si registra in altre Amministrazioni, come è stato sottolineato al tavolo da un’altra O.S.
Si tratta di una scelta dell’Amministrazione che non valorizza adeguatamente la professionalità, l’impegno ma anche l’affidabilità dei suoi dirigenti, rispetto a chi agisce per il Ministero senza però farne parte.
Ad oggi, la voce dell’apporto al fondo di questi incarichi risulta appena di 73.746 euro. Per questo motivo, pur sottoscrivendo l’accordo, per evitare ritardi nella liquidazione delle retribuzioni di colleghe e colleghi, nella nota a verbale proposta dalla CGIL e accolta e sostenuta da tutte le altre
sigle presenti, abbiamo chiesto già per questo scorcio di anno di invertire tale orientamento, per valorizzare la professionalità dei dirigenti del Ministero.
Abbiamo anche chiesto di acquisire gli atti di costituzione del fondo relativi agli anni precedenti, in modo di capire meglio il fenomeno, su cui vigileremo attentamente.
Mentre le risorse per i dirigenti del Ministero del Lavoro continuano a stazionare al livello più basso tra le amministrazioni centrali, gli stessi “beneficiano” di una riorganizzazione, in atto, sulla cui gestione evitiamo di ripetere quanto abbiamo già evidenziato, da ultimo anche nella nota indirizzata a Ministro con altre sigle, a cui ad oggi non è seguita alcuna convocazione, nè altro riscontro.
Registriamo che le operazioni di assegnazione degli incarichi non sono ancora concluse, e, ciò nonostante, la fretta dell’Amministrazione, resa evidente dal brevissimo termine tra la pubblicazione degli interpelli e la sottoscrizione del contratto: mancano all’appello alcuni incarichi per i dirigenti di ruolo, l’individuazione dei 19 comma 6, gli eventuali 5 bis. Vigileremo sulla conclusione dell’iter, a tutela di colleghe e colleghi che, ricordiamo, per legge e per contratto hanno diritto all’incarico.
Ciò che invece procede spedito è il lavoro dei dirigenti e del personale, che deve necessariamente andare avanti nonostante l’indeterminatezza e i rallentamenti di carattere organizzativo.
Nel frattempo, non si affrontano problematiche rilevanti, una su tutte quella della Formazione dei dirigenti e del personale.
Oggi la formazione è – se possibile – ancora più strategica, e non solo perché lo dice il Ministro Zangrillo, che oltre a predicarne l’importanza, dovrebbe anche mettere a disposizione strumenti funzionanti. Si parla tanto di trasformazione digitale del Paese, di intelligenza artificiale che giocoforza sta modificando non solo i servizi ai cittadini, ma anche – e in maniera dirompente – l’efficienza dei processi interni delle organizzazioni, e del change management che la deve accompagnare, e noi continuiamo a fare i conti con un sistema burocratico ed ingessato.
Raccogliendo le segnalazioni che ci arrivano da colleghe e colleghi, oggi la formazione al Ministero del Lavoro rischia di passare dall’angoscia per cercar di capire come raggiungere le 40 ore obbligatorie, alla perdita di tempo nella scelta di corsi non funzionali alla propria preparazione o arricchimento professionale, ma solo scelti per raggiungere l’agognato traguardo delle ore fruite. Per non parlare del mancato riconoscimento della formazione organizzata dal Dipartimento Lavoro e ad oggi non riconosciuta ai fini del monte ore!
Ci chiediamo: che senso ha tutto questo in una efficiente organizzazione del lavoro?
Considerato che la formazione è obiettivo di tutto il personale, indistintamente, è forte il rischio, senza una rivisitazione ragionata e condivisa di tutta la materia, che il secondo semestre dell’anno sia segnato da questa vicenda paradossale, che ancora una volta porterà a peggiorare i carichi di lavoro degli uffici.
Non è quello che ci aspetteremmo, in un Ministero afflitto da una riconosciuta grave carenza di personale.
Ed infine, parliamo dei buoni pasto per i dirigenti in smart working, cancellati dall’oggi al domani, proprio mentre all’Aran sono aperti i tavoli per la predisposizione del nuovo CCNL, nel quale si punta a sistematizzare l’intera materia. Ad oggi, non registriamo nessun riscontro alla nota inviata dai colleghi.
A proposito del nuovo CCNL, come avete visto dai precedenti comunicati, l’impegno della FP CGIL è quello di informare tempestivamente tutti i dirigenti sull’andamento delle trattative, che vedono però un contratto inchiodato ad aumenti ancora più bassi rispetto a quelli, pur miseri, riconosciuti nel CCNL del comparto.
Considerando che l’inflazione complessiva tra il 2022 e il 2024 ha raggiunto il 16,5 per cento, l’aumento previsto con il rinnovo contrattuale, limitato a sei punti percentuali, sembra destinato a determinare una perdita netta del potere d’acquisto superiore al 10 per cento. In assenza di arretrati per il 2022 e per il 2023, siamo – con ogni evidenza, è utile ricordarlo – in una fase estremamente delicata.
Per questo, l’impegno della FP CGIL è chiaro: presidiare tutti i tavoli a difesa della professionalità dei dirigenti, primo motore della trasformazione di una PA che vuole diventare hub del cambiamento. A partire dai dirigenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, investiti della realizzazione concreta di politiche vitali per il futuro economico e sociale del Paese, e nonostante le difficoltà continuano a garantire il loro impegno e la loro professionalità
Elena Rendina Alessandro Casile
Delegazione trattante Ministero Lavoro Coordinatore dirigenza Funzioni Centrali