In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo ha parlato del valore di ogni dipendente della PA, avventurandosi in una metafora: quante volte i collaboratori vengono trattati come ingranaggi di una lavatrice, dove “l’importante è solo che girino al ritmo prestabilito, senza considerare il loro contributo creativo e la loro motivazione intrinseca“?
È uno spunto interessante, perché se l’obiettivo di una Pubblica Amministrazione è riconoscere il valore individuale di chi opera in essa, è difficile comprendere tanto gli scarsi stanziamenti messi a disposizione del Governo sui percorsi di crescita professionale (prima leva motivazionale), quanto la presenza di disposizioni che limitano l’accesso alla ripartizione di quei pochi fondi.
Il fatto che le progressioni economiche siano legate a un meccanismo selettivo è noto da tempo; ciò che non si comprende, e che abbiamo sempre contestato come organizzazione, è il limite del 50%, elemento che dimezza arbitrariamente la platea degli aventi diritto a quella che un tempo veniva definita “progressione”. Un orientamento che ha natura ministeriale e che non trova validi appigli negli atti di legge.
È facile immaginare che presto o tardi questo refrain sarà sventolato da chi siede al tavolo quale alibi, vista la difficoltà di coprire una platea di 6.000 lavoratrici e lavoratori che aspetta ancora il riconoscimento del primo differenziale. Una platea composita, che racchiude ex Assistenti e personale che ha fatto ingresso in INPS tra il 2018 e il 2022, soggetti che rischiano
di restare a bocca asciutta malgrado i tanti specchietti per le allodole agitati da qualcuno in campagna elettorale.
E qui andiamo a sviscerare il nodo politico della vicenda.
Negli ultimi anni questo Istituto si è sobbarcato di tutto: dal Reddito di Cittadinanza all’ADI, dal SIISL alla nuova disabilità, dall’Assegno Unico ai vari bonus disposti dal Legislatore. Lo ha fatto sottorganico, garantendo sempre il contatto con l’utenza, a dispetto di una prolificazione di canali informativi che avrebbe minato la tempra di organizzazioni perfino più complesse.
È plausibile una resa del tavolo sindacale a numeri ridotti, e magari con un apprezzamento della valutazione individuale per fare contento Zangrillo, quando da altre parti tra deroghe al Fondo e stanziamenti aggiuntivi legati al d.l. PA si è almeno provato a incidere per dare una risposta a chi lavora?
Lo diciamo fin da ora: è un problema per tutti i colleghi. Perché se non si compie questo passaggio, sarà poi più difficile trovare una formula che consenta di garantire la crescita del personale di più recente assunzione. Ed è un lusso che questo Ente, se vuole restare attrattivo, non può permettersi.
L’INPS vuole condurre questa battaglia?
E dopo tanti giri di parole, chi sta al tavolo che soluzione propone?
Giuseppe Lombardo