L’assemblea generale della FP CGIL, nel sostenere le posizioni assunte dall’assemblea generale della CGIL in tema di politiche internazionali ed europee, ribadisce la propria ferma condanna per quanto avvenuto in Iran con l’attacco militare condotto da Israele, seguito dal l’attacco degli Stati Uniti d’America nella notte del 22 giugno, in aperta violazione del diritto internazionale.
Non è sufficiente la tregua apparentemente raggiunta tra gli attori in campo. È necessario riaprire immediatamente tutti i canali di dialogo della diplomazia per riportare le parti al tavolo del negoziato e raggiungere una pace duratura in tutta l’area mediorientale.
È indispensabile scongiurare un’ulteriore escalation di violenza in un’area già profondamente destabilizzata dalla moltitudine di conflitti in corso, dagli attacchi in Libano, Yemen e altri paesi dell’area, e martoriata dal massacro sistematico della popolazione civile in corso a Gaza, dove, con un’impunità inaccettabile, si perpetuano crimini contro chi è impegnato a portare supporto e sostegno alla popolazione, si colpiscono gli ospedali e si impedisce l’accesso agli aiuti umanitari. Va garantito il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, a partire dall’esecuzione dell’ordine della Corte di giustizia internazionale nei confronti di Israele rispetto all’applicazione della Convenzione sulla prevenzione del genocidio.
Dopo la scelta dell’Unione Europea di adottare il piano di riarmo, l’aumento delle spese militari dei Paesi NATO costituisce una pericolosa deriva frutto di precise scelte politiche che, in quanto tali, possono e devono essere contrastate. Le istituzioni italiane, europee e internazionali devono tornare a investire nella diplomazia e nella cooperazione, per ottenere un cessate il fuoco duraturo in tutti i teatri di guerra, a partire da Ucraina e Palestina, devono fermare la vendita di armi e sospendere gli accordi commerciali con i Paesi che violano i diritti umani.
Gli investimenti nel riarmo dei singoli Paesi scelta dall’Unione Europea, con la possibilità di attivazione delle clausole di salvaguardia per i vincoli di finanza pubblica europei, dopo il ritorno all’austerità, rappresentano una scelta sbagliata che rischia di imporre nei fatti scelte di politica economica che avranno ulteriori conseguenze negative sui servizi pubblici e sulle popolazioni dei diversi Paesi, seguendo quanto, ad esempio, ha già fatto il Governo italiano con l’impegno implicito al taglio della spesa pubblica assunto con il Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine presentato alla Commissione europea nell’ottobre 2024.
A questo disegno contrapponiamo, con la nostra Federazione europea, EPSU, un’Agenda Europea per i servizi pubblici che rimetta al centro del dibattito comunitario e del nostro paese la necessità di investire risorse nei servizi pubblici a partire da un piano straordinario per l’assunzione di 1.250.000 unità di personale da qui al 2033 per il potenziamento di tutti i servizi. Per questa ragione, da ultimo, lo scorso 23 giugno, in occasione della Giornata internazionale dei servizi pubblici, nel presentare il Piano di azione per i servizi pubblici, abbiamo chiesto un netto ed immediato cambio di rotta al Governo italiano, con precise garanzie in merito al finanziamento dei servizi pubblici, al contrario di quanto dichiarato recentemente dal Ministro Zangrillo che non ha escluso tagli al capitolo spesa per il personale nella prossima legge di Bilancio.
Assistiamo in tutto il mondo ad un attacco al ruolo e alla funzione delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici, essenziali per garantire diritti ai cittadini, in prima battuta proprio con gli ordini esecutivi per il licenziamento in tronco del personale come avvenuto negli Stati Uniti d’America con la Presidenza Trump, e a violenti attacchi all’esercizio delle libertà e dei diritti sindacali, diventata palese con l’arresto del Presidente di SEIU (Service Employees International Union) California David Huerta, mentre assisteva pacificamente ad un blitz di agenti dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) che arrestavano ingiustamente lavoratori immigrati regolari. Condanniamo fermamente quanto accaduto e riteniamo che sia necessario un protagonismo ancora maggiore del sindacalismo internazionale ed europeo nella tutela e difesa di tutte e tutti impegnati in prima persona nella lotta contro l’ingiustizia, la privatizzazione dei servizi pubblici e la privazione della libertà.
Un protagonismo che il sindacato europeo sta esercitando sostenendo i sindacati dei paesi in cui fin troppo frequenti sono gli arresti ingiustificati, come la Turchia, e schierandosi contro i governi che varano norme liberticide come ha fatto prendendo parte convintamente, con una delegazione costituita anche dalla nostra organizzazione, sabato scorso al Pride di Budapest sfidando i divieti illiberali del governo ungherese che minano i principi dello stato di diritto e fondativi dell’Unione europea.
Per queste ragioni l’assemblea generale della FP CGIL impegna la federazione tutta ad implementare le iniziative a favore della pace e a sostegno delle popolazioni colpite da tutti i conflitti, contribuendo anche alle raccolte fondi attivate dalla Confederazione, a sostenere le attività e le iniziative in difesa del valore dei servizi pubblici, insieme al sindacato europeo, e a strutturare momenti di coinvolgimento e approfondimento su questi temi anche a livello territoriale coinvolgendo RSU/RSA, lavoratrici e lavoratori, nella consapevolezza che sia necessario il contributo di tutte e tutti per costruire e rinsaldare le ragioni della pace e della solidarietà. L’assemblea generale impegna altresì la FP CGIL nella relazione con il sindacato europeo a sostenere l’allargamento del fronte internazionale contrario al riarmo fino ad una grande mobilitazione europea e non solo.