Con un’informativa trasmessa la scorsa settimana, l’Amministrazione ha aggiornato il piano dei fabbisogni dell’Istituto, recependo la volontà del Legislatore (la già nota riduzione del 25% della facoltà assunzionali) e parametrando a ribasso il fabbisogno potenziale.
Da una siffatta ridefinizione emerge un’evidente restrizione del collo della bottiglia amministrativa, che non colpisce soltanto il vertice della piramide ma, più in generale, il segmento maggiormente popolato in Istituto. E già questo rappresenta una potenziale minaccia.
Ma non è tutto: perché più dell’impatto numerico, ciò che desta perplessità è l’assenza di indicazioni sulla ricognizione delle professionalità esistenti per affrontare il cambiamento in atto. Cioè il lavoro fatto a monte per capire, in prospettiva, quali sono le necessità dell’Ente.
È stato fatto uno studio? In base a quale criterio l’Amministrazione ritiene di poter ridurre, ad esempio, il numero di funzionari tecnici e di assistenti informatici, mentre considera prioritario ampliare la categoria degli assistenti ai servizi? Qual è la ratio?
Lo abbiamo scritto il 17 giugno scorso, incalzando l’Istituto ma tentando anche di costruire un ragionamento condiviso sul fronte delle rappresentanze. Ciò che serve è un tavolo
tecnico, aperto e permanente, per discutere in maniera trasparente sul ruolo che l’INPS intende svolgere nel sistema-paese. L’assunzione di determinati profili, portatori di specifici bagagli di conoscenza professionale, non è un adempimento sterile, ma un investimento sull’azione strategica che l’Ente deve svolgere nel contesto nazionale. L’adeguamento del Piano dei Fabbisogni rappresenta, quindi, un’incompiuta senza quest’ultimo passaggio. E non ci stancheremo mai di ripeterlo: ogni operazione è fittizia se prima non vengono chiarite, in maniera inequivocabile, le carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia. Prescindere da questa dimensione vuol dire non garantire l’efficienza delle strutture, la tenuta dei diritti sul territorio e quindi l’efficacia dell’azione amministrativa.
L’unica notizia positiva viene dal fronte delle stabilizzazioni: nelle prossime ore dovrebbero essere disposte quattro nuove procedure di mobilità volontaria, riservate al personale attualmente in posizione di comando presso l’INPS da almeno dodici mesi al 30 giugno 2025.
Le procedure riguarderanno 53 unità di personale:
17 Funzionari – famiglia professionale Progettazione, erogazione e controllo dei servizi;
20 Assistenti – famiglia professionale Assistente ai servizi;
7 Operatori amministrativi;
9 Funzionari sanitari.
Quanti matureranno i requisiti di legge entro l’anno potranno fruire in seguito di ulteriori procedure di mobilità volontaria.
Giuseppe Lombardo