Se avete ottenuto una progressione nel 2022 e dopo tre anni nutrite la speranza di riscuotere il primo differenziale stipendiale, ci sono buone probabilità che resterete a bocca asciutta.
L’ultima bozza del CCNI presentata dall’Amministrazione, infatti, continua a confermare tutti gli elementi critici che abbiamo evidenziato nei precedenti comunicati, in questo clima di torpore e sonnolenza che caratterizza la stagione contrattuale INPS.
Nella riunione di ieri si è discusso DI TUTTO, MENO CHE DEL CONTRATTO INTEGRATIVO: dal piano triennale dei fabbisogni a Syllabus. Intanto il tempo scorre e le parti tentennano anziché intraprendere, e con decisione, la strada dell’accordo a stralcio, più volte suggerita dalla nostra organizzazione. Ma entriamo nel dettaglio.
Per il 2025 sono previsti appena 3.182 differenziali stipendiali, cifra che potrebbe essere rivista leggermente a rialzo per permettere a qualcuno di professare un successo al tavolo delle trattative. Stupisce la noncuranza per il sacrificio di oltre 2.500 colleghi, che sarebbero esclusi dal differenziale ’25. Dopo aver portato a casa oltre
11.000 progressioni negli ultimi due anni, il bilancio rischia di essere magrissimo. Le sigle che hanno sottoscritto il CCNL non hanno nulla da dire alle lavoratrici e ai lavoratori le cui speranze potrebbero essere clamorosamente tradite?
A fronte di questo “risultatone“, INPS conferma la volontà di essere l’unica Amministrazione delle Funzioni Centrali a dare un peso di 42 punti alla valutazione individuale, con una scalettatura estremamente articolata. E anche qui chi
ruggiva in campagna elettorale adesso miagola. Da altre parti, è bene ricordarlo, il peso di questa voce non va oltre i 40 punti e con fasce molto più elastiche: da noi si punta a creare un discrimine evidente. C’è chi vuole cambiare il sistema di valutazione individuale, c’è chi mira a rafforzare il peso delle pagelline.
Non migliora la situazione sotto il profilo del sistema indennitario. L’Amministrazione ritorna parzialmente sui propri passi, ricalibrando le indennità destinate ai responsabili di agenzia complessa, delle agenzie territoriali, dei flussi contributivi, delle prestazioni servizi individuali, del nucleo di base, di sviluppo professionale.
È la strategia del gambero: diminuisce l’importo rispetto all’ultima bozza, quella del 1° luglio, ma aumenta rispetto a quella del 15 giugno. Il tutto senza fornire una giustificazione che leghi la valutazione di merito, giusta o sbagliata che sia, al carico di responsabilità.
Peggio ancora sul quadro dei particolari compiti: anziché bilanciare le indennità previste, completando il processo iniziato con l’integrativo 2024, si aumenta di una ventina di euro l’indennità per funzionari informatici e sanitari. Troppa grazia. Va peggio solo ai comunicatori, esclusi da ogni riconoscimento.
Ma c’è di più: perché non solo per gli sportellisti non aumenta il peso della maggiorazione, ancorato al 25% contrariamente ai grandi proclami letti via mail, ma addirittura viene ancora messo in discussione il riconoscimento di tale trattamento se la consulenza è in modalità web- meeting. Una tipologia di servizio che l’Amministrazione sta apertamente incentivando: è evidente la volontà di fare cassa proprio su chi sta a stretto contatto con la cittadinanza!
L’unico miglioramento è quello fatto sull’accesso alla banca ore: dopo aver decretato, senza alcun riferimento normativo, l’incompatibilità di tale istituto con lo smart working prevalente; dopo aver rimesso tutto all’attenzione del dirigente territoriale, invitandolo a tenere conto degli accordi sul lavoro a distanza; ebbene, dopo questi due passaggi a vuoto, l’Amministrazione affida ai dirigenti territoriali il compito di riconoscerla tenendo conto delle esigenze organizzative e funzionali della struttura.
Posta la formulazione meno vincolante, che almeno scongiura il rischio di creare danni ad anno in corso, resta il tema di fondo: che problemi ha creato all’Istituto la banca ore in questi anni per arrivare a un’irreggimentazione delle regole di utilizzo?
Giuseppe Lombardo