Cercare un’ampia maggioranza è ormai un esercizio di stile. Dopo l’ARAN, e la firma a ranghi ridotti del “CCNL della vergogna”, anche l’INPS si è adatta al nuovo corso, accettando contratti all’insegna del prefisso telefonico: quelli in cui è una ridotta minoranza a ratificare un accordo valido erga omnes.
Benvenuti nell’era della “responsabilità”, dove in nome della “partecipazione” ogni trucco è possibile.
Se fossimo a Hollywood potremmo ricorrere a una battuta: c’è un nuovo sceriffo in città e ha dato una sola regola…se qualcuno dice di starci, il testo si blinda e via.
A pagarne le spese sono le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto, che si troveranno un numero esiguo di differenziali quest’anno e un effetto domino negli anni a venire (con un grave pregiudizio ai percorsi di carriera di chi ha minore anzianità).
Ma pagano dazio anche quei sindacati che in Istituto si sono trovati spiazzati dall’eccesso di compiacenza di una sedicente organizzazione, ormai perennemente con la penna in mano, pronta a mettere alla sbarra chi invece dovrebbe rappresentare.
Un’organizzazione che parla di tutto, anche di promozioni commerciali, ma non di ciò che firma. E chissà se è un riflesso di pudore.
Ne dubitiamo, del resto lo spartito è noto: in campagna elettorale giuravano che le organizzazioni non firmatarie avrebbero sottoscritto il contratto collettivo subito dopo le RSU. Ad agosto non solo nulla di tutto ciò è successo, ma sono stati loro a prestare il
fianco all’ennesimo contratto-scempio, approvato in sordina sotto il solleone, senza neanche il supporto dei sodali dei mesi passati.
La Santa Alleanza della Responsabilità si è quindi sciolta a pochi mesi dalle urne?
È presto per dirlo. Certo è che l’Amministrazione, con pagelline più pesanti e risparmi sulla pelle dei lavoratori, sentitamente ringrazia.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo