Abbiamo appreso con grande preoccupazione che, il Governo intende sottrarre al nostro Ministero le attività di ispezione di bordo, per affidarle a società private accreditate attraverso un disegno di legge di propria iniziativa. Un’operazione già tentata in passato, su richiesta delle associazioni degli armatori, ma senza successo.
Le ispezioni di bordo rappresentano un presidio fondamentale del Ministero: garanzia di imparzialità, trasparenza e sicurezza che solo il controllo pubblico può assicurare grazie alla professionalità e all’esperienza del personale che da anni svolge con rigore questo delicato compito.
Il MIMIT è l’organo unico competente al rilascio delle Licenze di Esercizio delle stazioni RTF, documenti in cui sono elencati tutti gli apparati di radiocomunicazione di bordo, strettamente legati alla sicurezza della vita umana in mare.
Per determinate classi di navi, l’esercizio degli apparati radio è affidato a imprese concessionarie, titolari di apposita autorizzazione generale rilasciata dal MIMIT. A tali Concessionarie, designate dall’Armatore per la gestione della stazione radio, è intestata la Licenza di esercizio RTF, nell’ambito di rapporti regolati da contratti conformi alla normativa vigente.
Lo schema di DDL in discussione prevede che l’attività ispettiva RTF all’estero, oggi svolta
dal personale ministeriale, venga trasferita a organismi riconosciuti ai sensi del D.Lgs. 104/2011.
In tale quadro, i loro ispettori non solo si interfaccerebbero direttamente con le Concessionarie titolari delle stazioni radio, ma riceverebbero anche la facoltà di aggiornare o addirittura rilasciare Licenze di esercizio provvisorie per conto del Ministero stesso.
Tale prospettiva è inaccettabile: significherebbe spogliare il MIMIT delle sue prerogative fondamentali, privando il controllo pubblico della sua funzione di garanzia e affidando a soggetti privati competenze che hanno un impatto diretto sulla sicurezza della navigazione e sulla vita delle persone.
A ciò si aggiunge che il servizio è da anni gravato da una carenza cronica di organico, che non può essere considerata una semplice contingenza, ma appare come un disegno preciso per depotenziare progressivamente la funzione pubblica e legittimare il suo smantellamento.
Questa “ricetta” è ormai la regola nella Pubblica Amministrazione: depotenziare il settore, ridurre i fondi e renderlo impossibilitato ad agire, esponendolo anche a critiche pubbliche, per avere poi la scusa per esternalizzare e privatizzare il servizio. Contestiamo vivamente questa scelta rivendicando il ruolo insostituibile del personale del Ministero e siamo pronti a mettere in campo tutte le forme di lotta necessarie per difendere questa attività.
Luca Giovinazzo
Coordinatore nazionale FP CGIL