Difesa – Progressioni verticali, comandi e mobilità – una mortificazione per il personale Difesa

24 Settembre 2025

Le scriventi OO.SS, facendo seguito alla nota già trasmessa in data 15 settembre scorso, relativa alle criticità delle progressioni verticali, intendono sottolineare un ulteriore e grave elemento di incoerenza gestionale.

Come è noto, FPCGIL e UILPA hanno già formalmente espresso il proprio disappunto rispetto al numero esiguo di progressioni verticali messe a bando, giudicate del tutto insufficienti rispetto alle risorse e al fabbisogno.

Oggi, a tale danno si aggiunge la beffa: l’Amministrazione continua ad accettare comandi da altri ministeri, anche in realtà territoriali metropolitane importanti, saturando così i posti disponibili ignorando sia le richieste di mobilità per tali destinazioni da anni bloccate, sia le legittime aspettative del personale che attende invano un riconoscimento professionale attraverso i passaggi di area.

Non sfugge che il comando non sia un istituto a costo zero: esso comporta oneri stipendiali e accessori che gravano comunque sul bilancio della Difesa. È quindi incomprensibile che si scelga di destinare risorse per personale esterno piuttosto che investire nelle progressioni del personale interno, già in servizio e già “a carico” dell’Amministrazione.

Una simile impostazione si configura come una sicura mortificazione: si negano progressioni a chi ha maturato sul campo professionalità e competenze e, contemporaneamente, si preferisce personale esterno senza esperienza specifica piuttosto che personale interno e fortemente professionalizzato.

La questione della mobilità assume un peso ancora maggiore. Mentre nelle altre amministrazioni sono ormai consolidati accordi e canali di mobilità che favoriscono lo spostamento dei dipendenti, nella Difesa il personale civile resta da anni ostaggio della propria sede di servizio, salvo rare eccezioni legate a gravi motivazioni personali. Tutte le pratiche che potrebbero migliorare la condizione del personale civile della Difesa assumono, nel nostro Ministero, oneri reattivi con tempi biblici, affrontati sempre come problemi da gestire e mai come opportunità da valorizzare.

Il risultato è paradossale: da un lato si gestiscono con leggerezza i comandi in entrata, dall’altro si mantengono chiusi i percorsi di mobilità interna e si riducono all’osso i passaggi verticali. È lecito chiedersi se il “governo del personale” sia realmente affidato a chi conosce e vive quotidianamente la realtà del Ministero della Difesa o se, al contrario, prevalgano scelte incoerenti e miopi, scollegate dai bisogni reali dei lavoratori.

Come già sottolineato in precedenza, la mancata attrattiva professionale ed economica del nostro Ministero passa anche e soprattutto attraverso queste scelte contraddittorie, che allontanano i giovani neo-assunti e demotivano chi da anni garantisce con professionalità e sacrificio il funzionamento della Difesa con conseguente danno – a parere delle scriventi – anche economico per l’Amministrazione e sicura ingiustizia ai danni dei lavoratori.

Per tutte queste ragioni FPCGIL e UILPA chiedono con forza:

  • la sospensione dell’accettazione indiscriminata di comandi, soprattutto nelle aree territoriali dove vi è alta concentrazione di personale interno e la richiesta di mobilità è alta;

  • la revisione sostanziale della programmazione delle progressioni verticali, ampliandone il numero e restituendo dignità e prospettiva al personale della Difesa;

  • l’apertura immediata di tutte le attività propedeutiche a riattivare la mobilità interna, garantendo pari opportunità di trasferimento al personale civile.

                            FP CGIL                                 UIL PA

                                  Marco Campochiaro              M. Carmela Cilento

 

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