Mercoledì 17 settembre si è tenuta la prima riunione del Comitato tecnico previsto dal Protocollo d’intesa tra INPS ed Esercito Italiano. Un incontro ordinato e ricco di spunti, stando alla sintesi offerta sulla Intranet.
Bene, anzi benissimo. La collaborazione con le istituzioni è importante, specie quando serve a risolvere questioni complesse come pensioni, TFR e TFS (aspetti su cui, peraltro, avremmo qualcosa da dire…). È sempre giusto dare risposte rapide e su questo non si discute.
Ma attenzione a non confondere i ruoli. L’INPS non è un ministero della Difesa in versione previdenziale, né un ufficio protocolli securitari dove si collezionano intese e firme solenni. L’INPS è – e deve restare – la casa dell’accoglienza e dell’inclusione sociale. Il luogo dove un lavoratore precario trova ascolto, dove una famiglia in difficoltà chiede sostegno, dove chi perde il lavoro trova un punto d’appoggio.
Non bastano i saloni prestigiosi o i tavoli a geometria variabile per raccontare la missione dell’Istituto: la nostra credibilità nasce nelle sedi periferiche, negli sportelli, nelle piattaforme digitali, nel contatto quotidiano con milioni di cittadini, che magari non hanno gradi sulle spalle, ma che portano il peso della vita reale.
Nasce, cioè, dal sudore della fronte di tante colleghe e colleghi che – beffa delle beffe! – col nuovo integrativo più agevolano il cittadino, fornendo una consulenza da remoto, più perdono salario, non avendo diritto alla maggiorazione a distanza. Grande affare!
Per questo ribadiamo: ok le sinergie, fantastica l’efficienza, un plauso a ogni tavolo tecnico se esso serve a rendere più rapida la risoluzione dei problemi.
Ma l’INPS non può e non deve diventare un “palazzo dei protocolli”. Non siamo qui per siglare alleanze, bensì per garantire diritti sociali.
Perché l’INPS non difende i confini, ma qualcosa di altrettanto prezioso: il perimetro dei diritti costituzionali, la dignità quotidiana dei cittadini.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo