INPS: LA SOLIDARIETÀ NON SI REVOCA

06 Ottobre 2025

LA SOLIDARIETÀ NON SI REVOCA

La giornata del 3 ottobre resterà come un segno nel tempo. Non solo per la straordinaria adesione che ha raccolto — un gesto di partecipazione e consapevolezza collettiva — ma per il significato profondo che l’ha animata: la solidarietà con la Sumud Flotilla e con il popolo palestinese, sottoposto da troppo tempo a un assedio che nega i diritti più elementari dell’uomo.

Di fronte alle minacce, ai richiami, alle pressioni provenienti da più parti del Governo, le lavoratrici e i lavoratori non hanno arretrato. Hanno scelto, invece, di testimoniare — con la forza quieta di un gesto civile — che la coscienza non si piega e che la solidarietà non si revoca.

All’INPS oltre il 51% dei colleghi ha aderito allo sciopero.

 Un dato straordinario, che non si misura soltanto con i numeri, ma con il significato che porta con sé: una dimostrazione di umanità, sensibilità e partecipazione che va oltre ogni barriera o steccato di appartenenza.

In un tempo di individualismi e paure, la comunità del lavoro pubblico e privato ha ricordato che esiste ancora una responsabilità condivisa, una parola che vale più del silenzio, un gesto che può ancora dire “noi”.

Non è un caso che questo gesto di partecipazione parli al Governo e ai suoi scalmanati portavoce. Per anni hanno proclamato a gran voce “prima gli italiani”, dimenticando chi, da italiano, all’estero si è impegnato in una coraggiosa missione umanitaria; per anni si sono detti pronti a sospendere relazioni diplomatiche per il trattenimento di due connazionali in acque indiane, ma non hanno speso una parola di vicinanza per gli attivisti impegnati sulla Flottiglia, dissuadendoli e offendendoli ripetutamente; per anni hanno dettato la politica dello “aiutarli a casa loro”, salvo poi indignarsi quando qualcuno ci ha provato davvero.

A tutti loro abbiamo risposto con un gesto semplice: la mobilitazione, che è insieme scelta civile, solidarietà e responsabilità morale. Tanto più forte quanto più ostacolata.

In questo senso il 3 ottobre non è stato soltanto uno sciopero generale: è stato un atto di coscienza collettiva, una dichiarazione di solidarietà verso chi resiste all’assedio e verso chi, in ogni parte del mondo, chiede soltanto dignità, libertà e pace.

I soldi destinati alle spese belliche vanno destinati ai servizi per la cittadinanza: più diritti e meno violenza, più tutele e meno conflittualità.

Perché ci sono momenti in cui tacere è già una forma di complicità e momenti in cui scegliere di esserci diventa — semplicemente — un dovere umano.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

 

 

 

 

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