Nei mesi scorsi avevamo lanciato l’allarme: il concorso per l’assunzione di medici in Istituto rischia di disattendere le aspettative, di non essere sufficiente a coprire le gravi carenze di organico registrate a monte della procedura, soprattutto nelle aree del Paese maggiormente colpite dal caro-vita.
La dinamica purtroppo non cambia. Il prestigio dell’INPS appare in declino, la dignità riconosciuta a chi opera al servizio dello Stato viene disattesa nei contratti collettivi e la professione pubblica viene guardata con crescente diffidenza da chi possiede un profilo professionale spendibile anche altrove.
A ciò si aggiunge una disciplina delle incompatibilità rimasta immutata, nonostante gli auspici di modifica condivisi in sede di confronto. Il quadro risulta fin troppo chiaro.
Gli ingressi previsti rischiano così di non garantire all’Ente la copertura dei fabbisogni quotidiani, senza considerare il crescente carico di competenze derivante dalla gestione della disabilità.
Con la chiusura delle prove orali, il timore iniziale assume contorni sempre più concreti.
In che modo l’Istituto intende assicurare l’espletamento delle attribuzioni conferite dal Legislatore? Quali strumenti intende mettere in campo l’INPS per rendere attrattiva una professione già sottodimensionata e sempre più spesso costretta a operare in una logica seriale di visite?
Sono interrogativi cruciali che richiederebbero un confronto immediato e condiviso, confronto che però continua a mancare.
La nostra organizzazione aveva peraltro dedicato attenzione alla condizione dei medici INPS, richiedendo esplicitamente – al tavolo del CCNL – il riconoscimento dell’indennità di esclusività e una regolamentazione oculata per consentire lo svolgimento dell’attività libero professionale.
Si trattava di una battaglia non di principio, ma di sopravvivenza per i medici dell’ente, che si ritrovano legati da vincoli antiquati, in presenza di retribuzioni non competitive.
Molto si è discusso, negli ultimi mesi, di possibili ritocchi al Fondo. Ora la legge di bilancio attende il vaglio del Parlamento, ma ancora una volta il rischio è che l’INPS venga trattato come il “figlio di un dio minore”: nessuna risorsa aggiuntiva per comparto e aree, mentre altrove, anche nelle stesse Funzioni Centrali, si tenta quantomeno di rispondere alle necessità più urgenti.
C’è un silenzio, dietro, che desta preoccupazione anche agli animi più miti.
Il tempo per intervenire è ormai ridotto al minimo. Serve una risposta chiara e immediata da parte dell’Amministrazione.