Negli ultimi mesi, in numerose sedi INPS su tutto il territorio nazionale, si registra un crescente e preoccupante stato di disagio operativo. Procedure rallentate, sistemi instabili e continui malfunzionamenti stanno compromettendo la qualità del servizio offerto ai cittadini e, allo stesso tempo, è in evidente crescita la frustrazione tra il personale addetto al front-end, costretto quotidianamente a gestire ritardi e disservizi non dipendenti dalla propria volontà.
Come può l’INPS ambire a essere un punto di riferimento per efficienza, trasparenza e innovazione se il modus operandi quotidiano è appesantito da processi lenti, procedure bloccate e applicativi non all’altezza delle necessità reali?
La contraddizione è evidente: mentre parliamo di modernizzazione e di supporto alla collettività, ciò che accade nelle sedi racconta una storia diversa, fatta di stress correlato al lavoro, di cittadini insofferenti alle attese e di un’immagine dell’Ente che rischia di risultare compromessa.
È necessario ribadire con forza che il problema non può essere scaricato sui lavoratori dell’Istituto, sull’ultimo anello della catena: i colleghi che curano l’informatica ogni giorno dimostrano straordinaria professionalità, senso di responsabilità e totale dedizione.
Le difficoltà affondano invece le radici in scelte, ritardi e mancanze imputabili esclusivamente all’Amministrazione, alla quale spetta assumere la responsabilità della situazione attuale e intervenire con urgenza.
Serve un’operazione trasparenza per capire cosa può essere riparato e cosa deve essere ripensato. Per garantire servizi adeguati, tutelare il benessere dei lavoratori e restituire credibilità all’Ente, è indispensabile un intervento strutturale, tempestivo e deciso.
E se il problema sta nella carenza di risorse, la soluzione è a portata di mano: basta riprendere le domande di quanti, tra i colleghi, ambivano al cambio di famiglia professionale, per rafforzare la dotazione organica dell’informatica in una fase con ogni evidenza emergenziale.
O si procede in questa direzione, o il rischio è che ci sia un cartello ideale a campeggiare sulle porte delle nostre sedi: “Chiusi per guasto”.
Giuseppe Lombardo