Ci sono due piccoli capolavori nell’ipotesi di integrativo sottoscritta dalla sola CISL e rispedita al mittente con rilievi dai Ministeri vigilanti.
Il primo riguarda l’articolo 2, comma 10. Qui l’Amministrazione ha provato a introdurre una clausola che salda definitivamente l’attribuzione del nuovo livello stipendiale alla permanenza in servizio fino alla data di approvazione delle graduatorie definitive.
È stato detto che questa regola sarebbe in vigore “da anni”, ma la realtà è diversa: in passato tale prescrizione compariva solo nei bandi, proprio perché inserirla in un contratto avrebbe trovato la ferma opposizione dei sindacati che difendono per davvero i lavoratori.
Con la partecipazione, al tavolo, dei compari del CCNL la pregiudiziale è venuta meno. Una vittoria significativa per la controparte? Non esattamente.
È significativo, infatti, che a contestare tale disposizione non siano soltanto i trinariciuti della CGIL: anche i Ministeri vigilanti hanno chiarito, infatti, che quella interpretazione è ormai superata, smontando di fatto la posizione che l’INPS porta avanti da tempo.
Il secondo elemento riguarda la nota a verbale apposta proprio dall’unica sigla (ad ora) firmataria.
Nella nota si trovano una serie di lamentele e prese di distanza che però non reggono alla prova dei fatti: se quella stessa organizzazione non avesse firmato l’accordo, l’impianto negoziale non sarebbe stato chiuso a luglio. È difficile, quindi, dare peso a recriminazioni che smentiscono l’atto stesso che le accompagna.
Di fronte a questi elementi, una cosa è chiara: i lavoratori meritano serietà, trasparenza e scelte coerenti. Noi continuiamo a garantirle. Perché i contratti si firmano per migliorare
i diritti, non per raccontare scuse a cose fatte. E quando qualcuno prova a vendere fumo, il nostro compito è semplice: aprire le finestre e far entrare ventate di verità.
Giuseppe Lombardo