“Questo Accordo Collettivo nazionale mantiene intatte tutte le criticità del precedente e per certi versi le peggiora nella direzione imprenditoriale di una professione che invece è il cuore valoriale dell’impegno sociale a garanzia di salute dei cittadini”: lo si legge in una nota di Fp Cgil in rappresentanza dei medici di medicina generale “che sentono il peso del degrado verso cui si sta portando questa nobile professione. La conferma la troviamo nell’ostinata, medioevale e antistorica remunerazione a quota capitaria che persevera nell’errore di trasformare il rapporto medico-paziente in professionista-cliente, così come l’apertura all’ingresso delle società di servizi e delle cooperative nelle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali), preludio all’affidare loro la gestione delle case della comunità come ulteriore deriva del SSN verso il privato più agguerrito. Addirittura si arriva all’assurdo di consentire ai medici di medicina generale di svolgere attività in favore dei fondi integrativi privati, rappresentazione plastica del progressivo ritorno alle mutue assicurative. La completa rinuncia alla lotta sindacale per salvare il SSN pubblico e universale conquistato con la legge 833 del 1978. Tutto poi a danno degli stessi professionisti che al contrario chiedono più tutele, più supporto e più risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro”, prosegue la Fp Cgil.