Nonostante le pubbliche rassicurazioni offerte dai vertici dell’Istituto, continuano a pervenire segnalazioni di difficoltà dalle sedi che stanno sperimentando la Riforma della Disabilità (d.l n. 62 del 3 maggio 2024). Segnalazioni che sembrano assolutamente coerenti col quadro nazionale, se è vero che il decreto Milleproroghe – da poco convertito in legge – ha portato a un’estensione della sperimentazione della nuova disciplina a 24 mesi, con l’interessamento di altre undici province.
Alla volontà di semplificare l’iter non sembra corrisponda, almeno per il momento, un seguito operativo. In particolare, si registrano:
difficoltà nell’invio telematico del certificato medico introduttivo, che producono – a loro volta – ritardi sulla decorrenza delle richieste inviate dai soggetti portatori di disabilità;
incomprensioni sul ruolo dei medici certificatori, in assenza di un elenco/registro istituito presso l’Ordine.
Se a ciò aggiungiamo l’aumento esponenziale dei costi di certificazione, ormai documentato anche dalla cronaca, è evidente come l’affresco sia meno roseo di quanto traspare.
Il termine ultimo di questo potenziale malcontento è chiaramente il personale dell’Istituto, le lavoratrici e i lavoratori che si stanno spendendo, tanto al centro quanto sui territori, per la risoluzione di ogni criticità.
È qui che subentra la nostra preoccupazione: perché troppo spesso le sperimentazioni sono andate bene per definizione e, con altrettanta frequenza, chi svolgeva con abnegazione il proprio compito si è trovato ad arginare il mare con le mani.
Come FP CGIL rileviamo la necessità di un confronto trasparente, aperto a tutte le organizzazioni sindacali, sullo stato dell’arte nell’attuazione delle nuove direttive.
Consapevoli della mole di lavoro che in questo momento viene rovesciata sull’Istituto e sul personale coinvolto nella sperimentazione, tanto a Roma quanto nelle sedi interessate, ci spaventa, in particolare, proprio l’assenza di risorse destinate ai nuovi adempimenti, non solo per il presente ma anche per l’immediato futuro, stante il dettato del Piano dei Fabbisogni per il prossimo triennio.
Quante unità tra medici, infermieri e personale amministrativo l’Ente conta di destinare alla riforma? E dove ha intenzione di reperire gli amministrativi se ormai i “tuttofare”, cioè chi gestisce in solitudine uno o più servizi/prodotti, aumentano di mese in mese? E quale investimento sta tenendo INPS a livello infrastrutturale per adempiere al nuovo mandato del Legislatore? Sono domande inevase che richiedono un chiarimento.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
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Tempo trascorso da quando la FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023 |
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