Le elezioni di aprile hanno confermato un dato: all’interno dell’Istituto la FP CGIL è in costante crescita sia in termini di iscrizioni che in termine di consenso. Segno della vitalità riconosciuta alla nostra piattaforma, della condivisione delle proposte da noi avanzate.
La titolarità all’esercizio della rappresentanza non la conferiscono singolari pareri orientativi dell’ARAN, ma il sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Ente: parte attiva di quella comunità INPS che i vertici hanno più volte richiamato quale primo patrimonio dell’Istituto.
Un’Amministrazione che si proclama attenta alla partecipazione e alla condivisione delle scelte non può escludere gli interlocutori “scomodi”, bypassando il principio di rappresentatività.
La mancata convocazione delle organizzazioni non firmatarie del contratto collettivo capestro siglato nel novembre scorso rappresenta, per noi, una precisa presa di posizione da parte dei vertici di questo Ente.
Il confronto, il dialogo, la condivisione sono sempre state pratiche che nella storia dell’INPS hanno fatto la differenza quando siamo stati chiamati a grandi trasformazioni e innovazioni.
La scelta di procedere escludendo il confronto con le organizzazioni che rappresentano una parte importante del personale dell’ente non produrrà effetti positivi e pone una seria pregiudiziale di carattere democratico rispetto al clima interno.
Se qualcuno vuole limitare il tasso di democrazia sul posto di lavoro, sappia fin da ora che noi continueremo a fare rumore. Lavoratrici e lavoratori dell’INPS chiedono un contratto giusto, non giusto un contratto: integrativo o collettivo che sia.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo