INPS – CCNI: 2.500 colleghi rischiano il differenziale?

02 Luglio 2025

Ci sono seimila lavoratrici e lavoratori che guardano al tavolo del CCNI con un’unica aspettativa: avere il primo riconoscimento di un differenziale stipendiale.

Non è una pretesa dell’altro mondo: sono colleghe e colleghi che lavorano ogni giorno, con dedizione e abnegazione, e che hanno già pagato lo scotto del “miglior contratto possibile”, quello che li ha impoveriti rispetto a tre anni fa.

Queste seimila risorse, sempre apprezzate – sul piano retorico – dai vertici dell’Istituto, comprendono, tra gli altri, gli assunti del 2018, gli assunti del 2019, quelli del 2022, i tantissimi B transitati in area C (da Assistenti a Funzionari) ancora fermi al palo.

Sono colleghe e colleghi che chiedono risposte. Stupisce la reazione corporativa di alcune sedicenti organizzazioni, che preferiscono polemizzare con chi al tavolo non siede anziché dare garanzie a chi opera in Istituto.

Differenziali stipendiali

Nell’accordo sottoscritto l’anno passato per il riconoscimento dei differenziali, le organizzazioni sindacali accettarono un impianto articolato, che riconosceva sì 42 punti alla valutazione individuale, ma a due precise condizioni:

  • che TUTTA la platea in attesa di un passaggio, cioè tutte le unità che non avevano avuto progressioni tra 2022 e 2023, fosse “coperta” dall’accordo;

  • che l’articolazione di quel punteggio fosse considerata dalle parti un’eccezione.

È passato meno di un anno e l’Amministrazione ha cambiato le carte in tavola: ha riproposto i 42 punti, senza che nessuno abbia finora fiatato sulle sorti dei colleghi in attesa, pretendendo garanzie per TUTTE le seimila unità.

Nessun bilanciamento, nessuna tutela per chi chiede un riconoscimento economico. Una resa coperta da fiumi d’inchiostro.

Nella terza bozza del CCNI, infatti, lo stanziamento accantonato per i differenziali è fisso a 8 milioni di euro: cioè circa 3.500 posizioni, secondo quanto espresso dalla controparte nei precedenti incontri. E gli altri 2.500 dipendenti? Sono forse figli di un Dio minore?

Va però dato atto all’Amministrazione di aver fatto due passi “di lato”:

  • ha rimosso la corsia preferenziale nell’accesso ai differenziali stabilita dall’attribuzione di un punteggio aggiuntivo per i titolari di PO (per cui, lo ribadiamo, va fatto un ragionamento legato al compenso in relazione alle responsabilità assunte);

  • ha rivisto il peso dei titoli di studio, la cui articolazione è più coerente poiché tende a dare un valore diverso al dottorato e alle abilitazioni professionali (quest’ultime, però, ancora risultano schiacciate sul piano dei master di secondo livello).

Parliamo di passi “di lato”, non di passi indietro, perché di fatto stiamo ripristinando il modello vigente, ma con la grave pregiudiziale della valutazione individuale.

Particolari compiti

Qualcosa si muove dopo le nostre infinite sollecitazioni, ma non c’è ancora una svolta coerente col percorso dell’anno passato. A fronte di un lieve apprezzamento (dal 20 al 25%) della maggiorazione oraria per chi svolge attività di front-end, e a fronte di un aumento riconosciuto ai funzionari addetti al contenzioso che si costituiscono in giudizio per conto

dell’Istituto, il personale che svolge mansioni sanitarie e comunicative resta fuori da quell’adeguamento delle indennità. Un adeguamento che, alla fine della fiera, sarebbe valso per tutti meno che per loro. Anche qui, figli e figliastri.

Il mosaico delle PO: un “Fondo senza pozzo”

Sulle indennità destinate alle PO, l’Amministrazione rivede totalmente l’impianto della precedente bozza. L’esigenza di un adeguamento sarebbe trasversalmente avvertita, ma ci sono due elementi che in questo ragionamento fanno capolino:

  1. non dobbiamo costituire la Quarta Area? Non è prevista l’assunzione di 100 unità, di cui 50 tramite percorsi interni, nel PIAO?

  2. Non c’era una revisione del reassessment in predicato? Non dovevamo manutenere il modello vigente?

Sono domande apparentemente retoriche, ma se l’Amministrazione decide di mettere mano al quadro indennitario PRIMA che siano costruiti determinati percorsi, il rischio evidente è che una volta blindato il contratto esso sia già inadeguato alla nuova struttura organizzativa dell’Istituto.

Né più né meno di quanto già avvenuto con la definizione delle famiglie professionali.

Da notare: tutto grava come sempre sulle nostre casse. Per questo continuiamo a dire che, considerati i tempi, l’accordo stralcio sui differenziali appare un’opzione preferibile, anche per procedere con metodo e ordine alla costruzione di percorsi di carriera TRASPARENTI e PREMIANTI. In quest’ordine.

Orario di lavoro e dichiarazioni congiunte

Sulla banca ore l’Amministrazione fa un altro mezzo passo di lato, dando al dirigente la facoltà di concederla, “anche tenendo conto di eventuali accordi per lavoro a distanza“.

È una formulazione ibrida che non offre garanzie, peraltro ridondante: se l’accesso è soggetto all’autorizzazione del dirigente responsabile, lo stesso potrà fornire le valutazioni del caso e motivarle con atto di rigetto.

Infine, una postilla sulle dichiarazioni congiunte: sorvoliamo sulla sperimentazione della settimana corta, cui abbiamo dedicato un apposito comunicato; la prima dichiarazione allegata al contratto, sulla “possibile” indennità di front-end per chi svolge attività di consulenza online dovrebbe essere respinta al mittente con indignazione.

La consulenza è tale a prescindere dallo strumento utilizzato: se l’Amministrazione da un lato incentiva il web-meeting e dall’altro non riconosce il particolare compito, sta semplicemente facendo cassa sui lavoratori.

Davvero nessuno ha nulla da obiettare a quel tavolo???

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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