Surreale la nota apparsa ieri in intranet, in cui si informa il personale che “le modifiche al regolamento sul lavoro agile non sono una priorità” e che “eventuali modifiche” saranno “solo a seguito di confronto con le organizzazioni sindacali”.
Se non si tratta di priorità, perché modificare un regolamento efficace da meno di due anni? Perché non ritirare la bozza?
Intendiamoci, non è, per noi, un caso che questa nota sia apparsa ora: a seguito delle numerose assemblee convocate sui territori, l’Amministrazione ha deciso di posticipare a settembre l’apertura del confronto e di sconfessare la bozza, che era stata consegnata alle sole sigle presenti nell’organismo paritetico per l’innovazione.
Si tratta di un primo segnale importante, che dimostra che la nostra mobilitazione paga, e ci spinge a proseguire con assemblee dappertutto: invitiamo, quindi, tutti gli uffici che ancora non l’abbiano fatto, ad indirle e a discutere, approvare e inviare il documento.
Dalle assemblee che si stanno tenendo, emerge chiaramente che la stragrande maggioranza dei colleghi non condivide alcuna modifica del regolamento attuale.
Nella nota apparsa si fa cenno a “possibili problematiche evidenziate da alcuni Uffici sull’applicazione dell’attuale disciplina”: non vorremmo sia solo una scusa per limitare l’attuale disciplina, come prevede la bozza. La principale problematica che noi abbiamo riscontrato in alcuni uffici territoriali riguarda la ritrosia a concedere il lavoro agile o l’incapacità di gestirlo e organizzarlo. Su questo aspetto, però, più che rivedere in senso restrittivo l’attuale regolamento, sarebbero forse utili dei corsi di formazione di organizzazione e management.
L’Amministrazione, quindi, trovi il coraggio di intervenire su eventuali singole criticità rilevate negli uffici, assumendosi la responsabilità della gestione, non attaccando l’istituto del lavoro agile in sé, soprattutto considerando che, laddove l’attuale regolamento è stato applicato e monitorato, ha dato buona prova di sé in termini di organizzazione del lavoro, di produttività e di conciliazione vita-lavoro.
Si dovrebbe, quindi, sensibilizzare la dirigenza verso una visione più smart e moderna, utilizzando il lavoro agile come leva per attrarre il personale e non restringendone l’ambito di applicazione, così facendo scappare i lavoratori dagli Uffici.
I lavoratori dell’INL hanno dimostrato senso di responsabilità, raggiungendo i risultati richiesti, come peraltro ammesso dalla stessa Amministrazione. Non è giusto siano ripagati con una pedata.
La stessa pedata l’hanno ricevuta anche con l’esclusione dell’INL dal Fondo di 190 milioni di euro e con la mancata attuazione di modifiche normative nel solco di quanto richiesto recentemente dalla Corte dei conti: anche su questo ci aspettiamo iniziative legislative concrete da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e non l’inerzia vista nei mesi trascorsi.
Non basta presentare emendamenti per lavarsi la coscienza e poi farseli falcidiare, facendo spallucce. Occorre farsi sentire in Consiglio dei ministri e avere coraggio politico. Quello che finora è mancato alla Ministra Calderone.
FP CGIL UIL PA USB PI
Matteo ARIANO Ilaria CASALI Giorgio DELL’ERBA