Dopo aver sottoscritto il peggiore contratto collettivo della storia del pubblico impiego, i firma-lesta del CCNL hanno deciso di rilanciare.
La storia del CCNI 2025 è la storia di una rapida resa, dove si brucia, in pochi mesi, il futuro professionale di chi lavora in Istituto, per arrivare alla firma a ridosso d’agosto, in modo da far passare tutto sottotraccia.
In cambio di poco più di 3.000 differenziali, infatti, la sedicente organizzazione firmataria ha accettato tutto.
Sulle pagelline l’Amministrazione può esultare: peseranno 42 punti e INPS sarà l’unica realtà nelle Funzioni Centrali a sfondare il tetto di quota 40. Di più: la scalettatura è talmente articolata che un solo punto di differenza in graduatoria potrà determinare vita, morte e miracoli per l’ottenimento del differenziale. Questo vuol dire aumentare il peso della valutazione dei dirigenti, aiutare chi compila le pagelline e non chi le subisce.
I due punti verranno sottratti, ça va sans dire, ai titoli di studio. Salta il punto di equilibrio costruito a fatica nel 2023, sulla scorta dell’impegno isolato della nostra organizzazione in un’ottica di equilibrio generazionale. Viene il sospetto che sussista un’antipatia profonda per chi si cimenta in percorsi post-universitari, come se l’investimento nella conoscenza non fosse un investimento anche economico, in teoria destinato a migliorare in ambito lavorativo la situazione reddituale.
Viene messo nero su bianco, direttamente nel testo contrattuale, che “l’attribuzione del nuovo livello stipendiale ai dipendenti collocatisi in posizione utile nelle graduatorie è subordinata alla permanenza in servizio di detti dipendenti alla data di approvazione delle graduatorie definitive”. Viene cioè fatta propria, dalla sedicente sigla, la posizione dell’Amministrazione che pure a parole in tanti contestavano, promettendo solenni ricorsi contro questa ingiustizia.
L’orario di lavoro diventa un po’ meno flessibile: il debito orario maturato nel mese potrà essere sì recuperato il mese successivo, ma secondo modalità e tempi concordati con il dirigente, cui spetta l’ultima parola anche sull’accesso alla banca ore. Come se le direttrici e i direttori di sede non fossero già oberati.
Sul quadro dei particolari compiti e delle indennità previste per le posizioni organizzative, la cifra non migliora. Anzi.
Chi fa lo sportello avrà una maggiorazione oraria irrisoria (5%), proprio mentre si susseguono notizie di tensioni in aumento al front-end. Prendono in giro chi lavora: lo sappiamo tutti che l’Amministrazione sta promuovendo il web-meeting, per il quale – e chi lo avrebbe mai detto? – non sembrano pronti a riconoscere la maggiorazione.
Senza alcuna discussione sulle competenze e sul ruolo assolto, su come l’Istituto concepisce la sua azione per il futuro, sugli equilibri centro-territorio, viene ritarata verso l’alto l’indennità di responsabilità specifica per alcune figure. Si prescinde, cioè, dalle attribuzioni e si dà un forfettario – todos caballeros – alla faccia del principio di competenza e delle responsabilità realmente assunte nella lavorazione per processi.
Agli STT viene dato un aumento e tagliato simmetricamente l’incentivo alla maggiorazione. Una partita di giro che sa di sfottò.
Ed è proprio sul fronte delle maggiorazioni dell’incentivo che il contratto dà il meglio, creando una situazione in cui si balcanizza il trattamento economico perfino tra colleghi della stessa sede.
Viene data una maggiorazione dell’incentivo ordinario del 5% in più a chi opera sui territori e in DST; del 10% a chi opera nelle DR o nelle DCM. Manca all’appello solo la DG, il cui lavoro appare a questo punto superfluo a chi ha firmato.
L’art. 15 c. 7 alimenta il conflitto generazionale. Al personale in servizio da due anni si dà un aumento del coefficiente per l’incentivazione ordinaria e speciale di 5 punti; ben 20 punti vengono invece riconosciuti a chi consegue il pensionamento nell’anno.
Di là dai possibili rilievi dei ministeri vigilanti, se l’ipotesi sottoscritta lo scorso mercoledì dovesse essere certificata, ci troveremmo di fronte a un’altra brutta pagina dell’INPS, con un contratto privo di punti d’equilibrio firmato da un’organizzazione che rappresenta la minoranza dei colleghi. Un’organizzazione che vincola tutti e dispone:
Del resto, lo spartito col bollino verde lo conosciamo da tempo.
Prima creano un problema; poi si autoproclamano risolutori; infine, si appellano al Gruppo Misto e alle sue raccomandazioni (parlamentari, per carità).
Giuseppe Lombardo