INPS – Più piazze, una voce

22 Settembre 2025

C’è un punto, oggi, in cui la coscienza civile e la responsabilità collettiva devono incontrarsi: la Palestina che, con la sua terra di confini spezzati e la sua gente consegnata all’ingiustizia quotidiana, ci mette davanti allo specchio della storia.

La guerra che dilania quelle strade, il terrorismo di Stato realizzato dall’estrema destra israeliana, non è una contesa astratta di poteri, ma una macchina che schiaccia vite: lavoratori, madri, bambini, anziani. In una parola, la società.

Non possiamo illuderci che questa violenza resti confinata nei suoi territori. Ogni colpo inferto alla dignità di un popolo produce onde lunghe che investono l’idea stessa di convivenza pacifica. Di fronte a questo, il silenzio non è neutralità: è complicità.

Ecco perché il mondo del lavoro, che conosce il valore della solidarietà e della coesione, deve trovare qui più forme per esprimere la sua voce. Perché in ogni conflitto armato i primi a morire sono sempre i lavoratori: nelle fabbriche rase al suolo, negli uffici devastati, nei campi deserti. Sono coloro che con la fatica delle mani, con la forza dell’intelletto e la pazienza del tempo rendono viva una comunità.

Serve, allora, una condanna chiara e inequivocabile della violenza. Non per ideologia, non per schieramento, ma per principio. Perché l’umanità, senza questo principio, non ha più fondamenta.

Per questo assume valore la manifestazione che abbiamo organizzato venerdì, di fronte alla raffica di raid su Gaza: parte di una mobilitazione che in INPS peraltro viene da lontano, con la richiesta di proiettare la bandiera della Palestina sui nostri stabili, con la raccolta fondi e la distribuzione dei viveri, con il sostegno alla Sumud.

Una mobilitazione, dunque, che va oltre l’appuntamento di piazza, si estrinseca in atti civili che mettono al centro il lavoro quale presidio stesso di pace, i lavoratori come comunità che rifiuta la barbarie.

È in quella piazza che si ricompone l’unità morale di chi non accetta la dittatura delle armi come destino inevitabile, di chi sceglie di dare voce a chi non ha più voce.

Per questo sono importanti tutte le piazze, le manifestazioni, tutti gli atti destinati a seminare resistenza rispetto a una forma mentis, quella dell’arroganza del più forte, che sembra ormai cifra prevalente.

Se il lavoro è la radice della dignità, allora i lavoratori devono essere il fulcro delle politiche di pace. La loro unità d’intenti, in questo passaggio storico, è la sola leva che può smuovere il mondo: nulla giustifica la distruzione di vite umane. L’unica bandiera che alziamo è quella arcobaleno.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto