Si è tenuto ieri presso il Senato della Repubblica un confronto con le organizzazioni sindacali organizzato dai gruppi parlamentari del Partito Democratico della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, sui temi relativi alla giustizia e con particolare riguardo alla prossima legge di bilancio in discussione in questo momento in Senato. Hanno preso parte all’incontro i parlamentari On. Debora Serracchiani, Sen. Alfredo Bazoli, Sen. Walter Verini, Sen. Anna Rossomando.
Abbiamo rappresentato, dati alla mano, la grave situazione in cui versa il Ministero per la mancanza di interventi sia di natura economica che organizzativa negli ultimi 30 anni.
Carenza di personale su tutti i Dipartimenti e gli effetti nefasti che ne conseguono, rallentamenti nelle risposte a tutti gli utenti.
Arretratezza organizzativa per mancanza di strumenti e innovazione.
Fondo Risorse Decentrate insufficiente per dare adeguate risposte alle lavoratrici e lavoratori. Le risorse attualmente disponibili non consentono di attivare il sistema degli incarichi professionali, di posizione organizzativa e di specifiche responsabilità previsto dalla contrattazione collettiva nazionale, insieme ad un sistema indennitario adeguato, passaggi economici e giuridici regolari, così come avviene nelle restanti amministrazioni del comparto Funzioni Centrali.
Abbiamo inoltre spiegato che, nonostante la sottoscrizione dell’accordo per la definizione delle famiglie professionali, nulla è cambiato per i dipendenti, poiché l’amministrazione si è limitata a mantenere lo stesso ordinamento professionale del 2010, già inadeguato per l’epoca e bocciato dai lavoratori con uno sciopero a cui ha aderito il 65% del personale. Tale drammatica situazione si può risolvere se si mette a valore il progetto innovativo presentato alla commissione europea dell’ufficio per il processo, affiancato da un nuovo ordinamento professionale adeguato ad una nuova e moderna organizzazione del lavoro che preveda la stabilizzazione di tutte le nuove figure professionali, dai funzionari addetti all’ufficio per il processo, ai funzionari tecnici e infine agli operatori data entry. Pertanto abbiamo chiesto che vengano stanziate risorse aggiuntive per una vera riforma della giustizia che deve necessariamente partire dalla strutturazione a regime dell’ufficio per il processo, con la rimodulazione conseguente della dotazione organica per portare il 70% del personale nell’area dei Funzionari, attivando l’Area delle Elevate Professionalità per tutte le famiglie professionali e utilizzando la riserva interna per l’accesso alla dirigenza, oltre a garantire strumenti e formazione adeguata a tutto il personale.
Per far funzionare la giustizia però non è sufficiente solo la stabilizzazione dei 12.000 precari PNRR, che pure è una parte fondamentale della nostra azione di rivendicazione, ma è assolutamente necessario un piano straordinario di assunzioni anche in questo Ministero per far fronte alle gravissime scoperture di organico presenti già oggi nell’amministrazione per oltre 15.000 unità.
Per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento di Giustizia Minorile e di Comunità abbiamo rappresentato gli effetti deleteri che i recenti interventi normativi e organizzativi stanno creando tra le lavoratrici e i lavoratori. Ad esempio con la norma che prevede l’attribuzione di un’indennità specifica solo per una parte del personale, senza considerare le necessarie differenze tra le figure professionali e l’attività svolta quotidianamente, quando il luogo naturale per definirla è piuttosto il contratto collettivo nazionale integrativo. Abbiamo in particolare evidenziato quella che è una tendenza sempre più evidente a confondere l’attività e la mission istituzionale dei due dipartimenti, che dovrebbe mettere al centro il trattamento e il reinserimento sociale del detenuto secondo il dettato costituzionale, e non trasformare gli istituti penitenziari tanto per gli adulti quanto per i minori in luoghi di mera espiazione della pena.
Anche per queste ragioni abbiamo rappresentato la necessità di dare finalmente un contratto a una categoria di dirigenti che per specificità, ruolo e funzioni dovrebbe avere tutele normative e riconoscimenti economici adeguati per i carichi di responsabilità cui fa fronte quotidianamente e che ancora non vede l’avvio del procedimento negoziale da oltre 20 anni.
Abbiamo infine detto con chiarezza che per far funzionare in modo adeguato la macchina della giustizia non serve intervenire sulla carriera dei magistrati, occorrono risorse e investimenti strutturali, adeguata valorizzazione del personale anche stabilizzando i precari e programmando nuove assunzioni per recuperare tutto quello che non si é fatto negli ultimi 30 anni. Se non si interviene in tal senso i cittadini continueranno a non aver garantito un diritto fondamentale. Nei prossimi giorni invieremo all’attenzione dei gruppi parlamentari le nostre proposte emendative per cambiare questa legge di bilancio e dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori della giustizia.
La coordinatrice nazionale FP CGIL del Ministero della giustizia
Felicia Russo