17 Novembre 2025

Nel pomeriggio di venerdì, la sedicente organizzazione che ha firmato in solitaria il contratto integrativo ha condiviso un comunicato sul CCNI, in cui si parlava di tutto meno che del CCNI.

Non una parola veniva spesa sui tremila lavoratori esclusi dai differenziali, sugli incentivi sballati, sui percorsi di carriera compromessi, sui rilievi posti dai ministeri vigilanti alla clausola “frega il pensionato”.

L’unico elemento che ha fatto capolino, e lo raccogliamo volentieri anche stavolta, è quello dei 42 punti attribuiti alla valutazione individuale.

 

Ora, la ragioneria della sedicente organizzazione obietta: “anche l’anno scorso era previsto il medesimo punteggio, eppure i trinariciuti della CGIL firmarono!”.

È andata così? Non esattamente.

Nell’integrativo dell’anno passato, infatti, si riscontra una dichiarazione congiunta, proposta dalla nostra organizzazione, che vincolava le parti a tenere in piedi quel sistema di valutazione solo per il 2024.

Le parti si danno reciprocamente atto che i criteri di selezione per il riconoscimento dei differenziali stipendiali disciplinati con l’Accordo a stralcio in materia di progressioni economiche all’interno delle Aree, sottoscritto il 31 dicembre 2024, trovano applicazione soltanto per l’attribuzione dei differenziali stipendiali afferenti al presente CCNI”.

Com’era nata quella dichiarazione? Da un do ut des:

  • l’Amministrazione riconosceva cinquemila differenziali con un sistema di valutazione dell’esperienza che consentiva, a chi non aveva mai avuto uno scatto, di ottenere il differenziale;
  • le organizzazioni accettavano una tantumi 42 punti.

La partita si reggeva su un equilibrio tattico per portare a casa il massimo risultato.

E infatti, nella nota a verbale stilata con la Uil Pa, scrivevamo: “L’unicità dei criteri selettivi del 2024 per il riconoscimento dei differenziali stipendiali, pur sancita nella dichiarazione congiunta allegata alla presente intesa, non esime da una valutazione severa sulla volontà dell’Amministrazione di sfondare la quota del 40% assegnata alla valutazione individuale. La FP CGIL e la UIL PA restano convinte della necessità di mantenere, a regime, l’equilibrio trovato all’alba della definizione delle famiglie professionali (40 punti media delle valutazioni annuali, 35 punti esperienza professionale, 25 punti titoli), con una rimodulazione del percorso formativo che distingua più nitidamente la classificazione dei percorsi di studio/formativi”.

Oggi, invece, l’Amministrazione ha rotto il giocattolo, ha fatto saltare il banco: si è tenuta i 42 punti, ha lasciato sul piatto solo 3.000 differenziali e ha per giunta rimosso ogni meccanismo volto a garantire una rotazione atta a preservare gli esclusi.

E chi ha firmato questo capolavoro? Chi se non il bollino verde?

Si discute, troppo, di fuoco da furore ideologico; capiamo la momentanea passione per la fiamma, ma anche a distanza si sente il rumore delle unghie sui vetri.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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