INPS – Il Sud e le promesse da filibustieri

22 Dicembre 2025

Prima avevano promesso il regno di Bengodi. Si sono presentati agli assunti del 2023 come paladini della speranza: “prendete servizio, iscrivetevi alla nostra organizzazione e vi faremo tornare a casa in men che non si dica”.

Su Telegram, in particolare, circolavano messaggi inequivocabili su Mamma INPS: promesse da marinai e filibustieri. “Potrete chiedere l’assegnazione dal giorno dopo l’immissione in servizio, non abbiate paura”.

Poi la realtà ha presentato il conto, e per alcuni è stato salatissimo. Le carenze d’organico non scompaiono dall’oggi al domani, a differenza dei messaggi effimeri; e l’Istituto deve garantire la funzionalità dei servizi.

Altro che mobilità: persino sulle assegnazioni temporanee ci si è mossi con il contagocce!

A quel punto si sarebbe potuta dire la verità, ma avrebbe avuto un costo. Meglio allora cambiare promessa, spostare l’asticella. I campioni del sindacalismo “alla vaccinara” hanno annunciato una mobilità imminente. Niente di meno. Entro Natale, dicevano, con la prima tornata concorsuale si sarebbero aperti spiragli.

Era il 29 settembre e già lo anticipavamo: “Con gli appuntamenti concorsuali in vista, torna in scena la politica delle grandi balle e di nuovo i venditori di sogni sono pronti a raccontare nei corridoi che ‘sistemeranno tutto loro’: che la mobilità sarà rapida, equa e su misura; entro dicembre, al più a gennaio sarà tutto risolto. La fiaba è sempre la stessa: quella del pifferaio magico e della sua musica ipnotica”.

E infatti l’Amministrazione che ha fatto? Ha deciso di reclutare nuove unità al Centro-Sud, senza un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali (per dire la considerazione di cui

godono i firmatari…) e ponendo chi siede al tavolo di fronte al fatto compiuto: i posti nel Mezzogiorno vanno a chi proviene da altri Enti.

E pazienza per chi ha una 104 grave o un’assegnazione temporanea, chi da mesi spera di smetterla col pendolarismo. Verranno tempi migliori.

Ci saremmo aspettati un’insurrezione da parte di chi aveva speso la propria immagine, in ogni sede, promettendo una sistemazione per tutti.

Ci sbagliavamo. È bastata una censura generica e inconsistente per salvare la faccia e consegnare ai posteri una dissociazione di facciata. Altri hanno preferito addirittura il silenzio: far finta di nulla, approfittando della pausa natalizia.

E così, gli stessi che hanno costruito consenso sulla promessa del “ritorno a casa” oggi alzano le spalle di fronte al diktat dell’Amministrazione.

Altro che sindacati di lotta e di governo: qui siamo al sindacalismo di promessa e di comodo. Ma badate: il problema non è che le promesse non si siano avverate; è che, come sempre, non erano fatte per essere mantenute.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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