Mettiamo a disposizione l’ultima
elaborazione, a cura del Ministero del Lavoro, sui dati relativi
alle Comunicazioni Obbligatorie riferite al primo trimestre del
2015. In alcune tabelle troverete dati già circolati sulla stampa
nei giorni scorsi all’interno di dichiarazioni di ministri
dell’attuale governo.
In questa breve presentazione seguiremo lo schema già adottato nei
nostri precedenti commenti.
Il primo dato, che emerge, è l’aumento, rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno, delle assunzioni. Sono circa centomila
in più. Vediamo come si realizza questa crescita. Aumentano i
contratti a tempo indeterminato, e quelli a tempo determinato.
Calano vistosamente le collaborazioni (risultato quasi ovvio, e
che non ci dispiace poi troppo, vista l’indeterminatezza sul
futuro di questo tipo di rapporto di lavoro) e i contratti di
apprendistato, e questo elemento, che conferma analoghi cali degli
ultimi mesi, invece, ci deve far riflettere sul futuro di questo
rapporto, a natura mista, cui tante aspettative avevamo riposto.
L’aumento dei contratti a tempo indeterminato è molto
significativo (e lo è ancora di più se al valore assoluto
aggiungiamo le 82.234 trasformazioni da tempo indeterminato,
frutto degli incentivi previsti nella legge di bilancio 2015), e
porta questa forma di rapporto di lavoro a una percentuale del
21,4% del totale delle attivazioni del periodo. Non possiamo
ignorare, però, che resta ancora molto elevata (il 65%) la
percentuale di contratti a tempo determinato. Nei due trimestri
precedenti aveva oscillato tra il 69% e il 58%. Non assistiamo,
quindi, a un inversione di tendenza rispetto alla preponderanza
dei contratti a tempo determinato.
Precarietà confermata dai dati sulle cessazioni. Il 44,9% dei
contratti a termine dura meno di un mese, e il 17,7% meno di tre
giorni. Queste due percentuali sono molto più alte di quelle
riferite ai trimestri precedenti.
Una ultima annotazione, sulla fortissima incidenza, sia nelle
assunzioni che nelle cessazioni, del settore dei servizi.